Quando un anziano viene ricoverato in ospedale, sia pure in day hospital, in Italia le infermiere spesso lo trattano con una brusca franchezza da caserma.
Per cui Nonno Talpone quando dopo la svestizione fu messo sulla sedia a rotelle per essere trasportato in sala operatoria l’infermiera lo apostrofo’ con un “Forza andiamo giovanotto!”
Anche se ricoperto da una sottile vestina bianca, con apertura a laccetti nella parte posteriore come fosse ancora un bambino dell’asilo , lui si era inalberato e aveva precisato che il recente congresso nazionale di geriatria aveva stabilito che la definizione di anziano ormai doveva partire dopo i 75 anni
“Quindi dato che li compiro’ tra 15 giorni- aveva esclamato – può ben dire giovanotto senza fare complimenti !”
Non ebbe risposta e fu spinto velocemente tra lunghi corridoi e ascensori fino alla porta chiusa della sala operatoria.
Un altra assistente lo accolse chiedendogli nome, data di nascita e quale fosse l’occhio da operare.
” Ma come, non si vede piu’ la X che mi hanno appena segnato sulla fronte con il pennarello nero?”
” La croce la vedo, ma lei mi risponda”
” Il destro, l’occhio destro, ma perché me lo chiede?”
” Per vedere se lei è cosciente o confuso”
Coricato sul lettino, sotto bianchi macchinari snodati e fasci di luci accecanti, legato con strette bende al capo e al petto, è stato poi raggiunto da un altro medico che gli ha nuovamente chiesto quale fosse l’occhio da operare.
Nonno Talpone, memore delle passate esperienze yoga, voleva rispondere ” Il terzo occhio !”.
Ma ha avuto paura, in camiciola sottile, legato come un salame, in balia di chirurghi armati di bisturi laser, non ha osato e ha ammesso fievolmente * L’occhio destro”
Il giovanotto era ritornato un povero vecchio timoroso in fase preoperatoria.
Giovanotto, come stai?
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Come stai giovanotto? Un abbraccio, Marianna
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