IL RE E’ NUDO


Siamo a Glastonbury, ove tra le rovine della cattedrale giacciono le supposte tombe di re Artù e di Giuseppe d’Arimatea, il custode del Sacro Graal.
Tra i prati ben curati e i resti sbrecciati aleggia un’aria di mistero, mistica, che sopravvive  anche alle torme di turisti di ogni nazionalità, forse per la presenza di animatori culturali travestiti da mago merlino, con cappe e cappelli a cono.
La fame di nonno talpone gli fa venire visioni eteree e nella sua mente vulcanica si materializzano ectoplasmi che enunciano terribili profezie.
Fuori dai recinti, nella via della cittadina , tra i negozietti di oggettistica indiana, talismani, statuette di Budda e di Visnu, sono appesi cartelli e manifesti che promuovono corsi di autocoscienza, contatto cosmico, yoga trascendentale, consultazioni di medium e santoni.
Lungo i marciapiedi ogni pochi passi sono accosciati giovani emaciati con barbe arruffate e capigliatura raggae che suonano pifferi di canna o vecchie chitarre.
Tra i pedoni circolano anche molti sessantottenni, volevo dire sessantottini, corpulenti, con logore magliette colorate e incerti codini composti dai pochi rimasugli di capelli alla base della nuca.
Nonno talpone ne è affascinato, ricorda i suoi maldestri tentativi di codino di vent’anni fa, frustrati dai pochi capelli disponibili e dalle crudeli risate dell’istrice e dei suoi perfidi figli, l’avvocato in nuce e il martello già allora attivissimo.
Ma ecco ora ha una premonizione : Pisapia stravince il ballottaggio e il venditore di gazzose contraffatte si contorce dalla rabbia, poi gemente si disintegra lentamente in piccoli pezzetti che strisciano via verso le fogne.
Bene la prima parte si è avverata, nonno talpone sarà visionario, ma è anche collegato a internet e il Martello, pur preso dai preparativi di matrimonio lo aggiorna con ripetute e entusiaste telefonate.
Che nonno talpone sia diventato profeta ?
Lasciatelo sognare, mentre centellina le sue patate e sorseggia litri di tè.
Tantissimi italiani, la parte migliore, sta sognando, ridendo e brindando felici nelle strade e nelle piazze, il re è nudo.

I CHEDDARIANI


La gita turistica volgeva quasi al suo termine, nonno talpone sedeva rattrappito nel sedile posteriore dell’auto, con le sue patate lesse che galleggiavano in un lago di acqua calda nel suo stomaco.
Nel discendere i continui tornanti della gola che portava alle caverne di Cheddar, la visuale esterna era sempre uguale : lastroni grigi di pietra, cespugli radi, cumuli di breccia.
Nonno talpone, disilluso dall’amore, reso inumano dalla dieta feroce, provava uno strano feeling con le grigie pietre che vedeva intorno a lui e nella sua fertile mente cominciò a prendere corpo l’idea di rifugiarsi in una delle tante caverne che si aprivano tra i costoni rocciosi, per meditare sulla caducità della vita e le sue effimere gioie.
Inoltre talpone pensava che poteva provare a eseguire qualche graffito puerile sulle pareti della sua caverna, perfino, suprema gioia, stampare su di esse il suo palmo sporco di argilla rossastra.
Che divertimento.
Che bel rompicapo poi per i futuri archeologi, o paleontologi che dir si voglia, scoprire che un uomo delle caverne, il “ nonnus talponis “, sopravviveva nel XXI secolo, insieme a rimasugli di primitivi computer dell’epoca.
Una rivoluzione nelle ricostruzioni storiche sino allora elaborate.
La brusca fermata dell’auto per svoltare nel parcheggio a pagamento del paesino del fondo valle  interruppe i sogni cavernicoli del novello “ Cheddar Man”, e nonno talpone si accodò al gruppetto che iniziò il giro dei negozietti turistici che si allineavano sulle due parti dell’unica stradina di Cheddar.
Take-away cinesi, ristorantini indiani, persino uno thailandese, fish and chips, hot dog, empori cinesi rigurgitanti di magliette, scarpette, borsette di plastica dai colori impossibili, ventagli e leoni cinesi di gesso.
Nessun sogno cavernicolo, salvo un minuscolo negozietto che vendeva ciondoli con pietruzze di importazione brasiliana.
Ma alla fine del multietnico percorso si ergeva un modesto caseificio- latteria : li si faceva da tempo il vero cheddar di  Cheddar.
Entrati, trovammo un lungo sinuoso bancone di acciaio inossidabile con esposti in decine di ciotoloni di plastica i vari tipi del famoso formaggio, divisi per stagionatura, erbe e aromi contenuti, variazione di lavorazione.
Attempate ma gentilissime signore elargivano consigli e assaggi con gentilezza e professionalità.
A malincuore, falso, apparentemente restio, nonno talpone seguì tutti gli assaggi del gruppo, che si conclusero, ovviamente, in fondo alla serie di assaggi alla cassa, con l’acquisto di vari tipi di cheddar confezionati sottovuoto e consegnati in un elegante borsetta, tipo beauty case di tela color carta da zucchero, con barrette refrigeranti incluse.
Cavernicoli sì, ma del XXI secolo i Cheddariani.

SOR TALPETTO


Giorni fa, mentre parlavo con una cara amica, nel discorrere delle nostre attività, accennavo a questo blog nonno talpone che quasi per scherzo avevo iniziato a scrivere e che in una precedente email l’avevo invitata a leggere.
Lei, come purtroppo molti altri amici, mi disse che l’aveva vista e cestinata, pensando che fosse una pubblicità spam.
Inoltre osservò disgustata che il nome nonno la disgustava, sapeva di vecchio e che del fatto si era già lamentata con un’altra amica sua che scriveva come nonna non so cosa.
Ora a parte il fatto che pur essendo single lei arrivava probabilmente ai sessant’anni anche lei e che razionalmente ti invecchiano gli anni e non i nomi, che ho un’altra amica che diventò nonna a 36 anni e certamente non era più vecchia di una single di 70 anni, devo dire che talvolta i nomi spaventano.
Mia suocera per esempio, donna signorile e ben educata, aveva il vezzo di farsi chiamare seconda mamma e non nonna quando nacquero i vari nipotini, una più violente affermazione la ebbi quando presi un forte pugno sul petto da mio cognato Ercolino, quando lo chiamai nonno al momento che sua figlia ebbe il primo parto.
Detto questo, poiché mi considero una persona logica ma umana, il tarlo di quella parolina mi rodeva dentro la testa.
Pensavo che forse l’amica poteva avere qualche ragione ad affermare che il nome nonno talpone mi invecchiava, non che io abbia paura di invecchiare, figuriamoci.
Ricordo benissimo che avevo compiuto sette anni, ero sul balcone di casa mia a Milano, guardavo giù nel giardino e pensavo preoccupato che ormai a sette anni ero proprio diventato vecchio, vecchio da morire.
Adesso, forse per una forma iniziale di demenza senile, mi sento vicinissimo ai bambini, quindi come dico sempre all’Elasti ( un’amica virtuale di cui non so definire età e rapporti gerarchico-famigliari ) non ho ancora capito a quale generazione appartengo.
Però quel piccolo tarlo nella mia testona non finiva di rosicchiare e seminare dubbi, lui era proprio allergico ad ogni forma di ragionamento logico, inoltre  una vocina mi diceva che forse potevo accantonare, solo momentaneamente beninteso, la parola “ nonno “, quasi fosse un aggettivo, non un nome.
Rimaneva “talpone “, sì era un nome quasi imponente, ma forse invecchiava un pochino con quell’importanza, talpa no, era ovvio, ricorda una persona piccola, la gente dice “ piccolo, è proprio una talpa “, inoltre non ringiovanisce affatto.
Talpino forse ?
No, roba piccola, il nome assomiglia troppo a tapino,” povero tapino “.
Poteva andar bene ” Talpetto “, giovane, signorile, sportivo, scattante.
Per dare magari un tocco di classe potevo aggiungere un “ signore “, no, meglio  aggraziarlo alla toscana “ Sor  Talpetto “, giovanile ma con arguzia.
Perfetto, dopo un lungo rimuginare ero arrivato ad una soluzione brillante.
Entusiasta ho scritto subito una email al Martello londinese, più esperto di me in questioni di blog e di informatica.
In breve tempo ho ricevuto una telefonata “ papà, non puoi cambiare il nome nonno, cosa direbbero i tuoi nipotini, pensa come rimarrebbero male senza il loro adorato nonno talpone.       Poi quel nome talpetto fa ridere, mi sa un po’ di frocio ! “
Questo mi ha steso, sono rimasto allibito, poi ho tentato un’estrema difesa “ beh, e  allora, un uomo a settant’anni potrebbe anche cambiare gusti, no ? “
Il Martello di dio, implacabile “ Papaa, papaa, guarda che lo dico alla mamma …”
Basta, rimarrò nonno talpone per sempre.
Infine ora che ci penso, quel sor talpetto mi ricorda un po’ quella faccia da schiaffi del venditore di saponette nostrano, chissà se lui con tutta quella baraonda di sguancette di cui si circonda in fondo sia frocio ? “

NONNI RAZIONALI


La dieta della patata lessa e dell’acqua calda durante il giro turistico ha avuto qualche necessaria variante.
Nel senso che la patata ha dovuto essere eventualmente sostituita da una fetta tostata e l’acqua con del tè.
Gli altri invece, nei vari pub e ristoranti che abbiamo frequentato, spaziavano dai curry indiani al fish and chips, da enormi filetti con patatine fritte per l’istrice alle jacked potatoes per la badessa, che per la verità ad un cero punto per pietà fraterna si era unita al digiuno di talpone quando lui si rifiutò di scendere al ristorante per fare solo presenza pagante.
Nonno talpone, non dico sempre più esile, date le sue riserve corporee, ma più incavato nel viso e tremebondo nell’incedere, aveva però acquisito una sua aurea di spiritualità, un sentimento incorporeo della realtà, un’energia mentale che gli consentiva di essere sicuro di poter risolvere brillantemente tutti i grandi problemi mondiali odierni.
Peccato non avere internet a portata di mano, aveva la soluzione per il conflitto in Afganistan, per i fermenti geopolitici del Nord Africa, perfino, una quisquillia, per il venditore di saponette nostrano e il compare nordico che pare il semper ciucch ( lo sbronzo  abituale ) del Bar Sport.
Ma la bolla di energia spirituale di nonno talpone non teneva conto della presenza di aculei che, data la vicinanza di un istrice, portano talvolta dolorosamente alla realtà quotidiana le sue ingenue esternazioni affettive.
Al museo delle terme di Bath ha avuto un esplicito riferimento a cosa si riduce l’essenza dell’amore.
In una grande sala, su una parete erano stati collocati dei frammenti del grande frontone scolpito che ornava il tempio di Minerva Salis.
Un proiettore alle spalle dei visitatori gradualmente illuminava con luce azzurra sempre più intensa i pezzi mancanti del grande bassorilievo, fino a quando la luce colorata li faceva risplendere in ogni dettaglio, dorati, brillanti, come apparivano nel loro fulgore ai loro tempi lontani di gloria, nella luce ben dosata del proiettore.
La scena poi si sfumava gradualmente sino a scomparire e lasciar vedere i frammenti di pietra nel loro stato reale.
Nonno talpone in questo abile ricostruzione virtuale ha trovato interessanti analogie con il suo stato sentimentale e più in generale come esemplificazione universale dell’essenza dell’amore.
Un’idea che potrebbe utilizzare per il discorso che dovrebbe tenere alla cerimonia nuziale del martello londinese.
Magari ne parlerà con l’altro figlio, l’avvocato.
Potete capirlo, ultimamente nonno talpone  è sempre più preoccupato di eventuali conseguenze legali per quanto scrive nei suoi post, tra i suoi dieci lettori c’è magari una spia di B. che potrebbe querelarlo e sequestrare la sua pensione.
Come sono razionali questi nonni.

POVERO PAESE MIO


Stiamo girando in auto la piana di Salisbury e mio cognato ne approfitta per portarci a conoscere un suo vecchio amico che ci farà da guida nel visitare la città di Bath.
E’ una persona gentile che vive da sola ed ha molti interessi, compresa la musica d’organo.
Ama l’Italia, l’ha visitata per  vacanza e, come molti inglesi, pur essendo entusiasti della nostra cucina e delle nostre bellezze artistiche, non capisce il comportamento generale del nostro popolo, certe volte furbetto e della nostra ingenuità nel modo di vivere quotidiano.
Come al solito si chiede come noi possiamo sopportare di essere governati così male da persone ridicole, malavitose e truffaldine.
Difficile dare spiegazioni sulla dittatura mediatica che si è permesso di instaurare in Italia e le complicità dei vari poteri di tenere al comando un personaggio simile.
Nemmeno la turbolenza del primo dopoguerra che aveva portato Mussolini al potere é riproponibile nel caso dell’ultimo decennio.
Rimane la nostra definizione di sempre all’estero “maccheroni, mafia, mandolini “ con la variante attuale di “ maccheroni, mafia, berlusconini”
Povero paese mio !

RICORSI STORICI


Nonno talpone sta male, ha difficoltà tecniche di collegarsi ad internet e di questo si scusa con i suoi pochi ma fedeli lettori perché forse non riuscirà ad inviare il suo post quotidiano, anche se scrive, annota e si beffeggia sulle sue agendine e calepini.
Questo è quanto ha scritto la sera del 23 maggio.
Nonno talpone si è alzato presto stamattina per scrivere il suo post, l’unica attività quotidiana che gli rimane, pensa da vero pessimista, visto che tutto quello che era la colazione del mattino : tè, taralli, fette biscottate con marmellata o humous,  yogurt,  gli sono negati.
Sì, nonno talpone è sempre stato lagnoso, ma ora che deve stare a digiuno morde più del dovuto.
Dopo un’ora si svegliano anche gli altri : l‘istrice, la badessa e l’addetto, cioè il marito.
Si siedono a tavola e  subito la badessa chiede gentilmente a tutti ” quali sono i programmi della giornata ? “
All’inizio ognuno formulava la sua ipotesi, che veniva analizzata, smontata e scartata nel giro di mezz’ora, senza possibilità di appello.
Mio cognato che, oltre ad essere una persona amabilissima , colta e gentile, è molto intelligente ( massimo dei voti ad Eton e ad Oxford ) ormai non cade più nel tranello e viene al sodo “ quali sono gli ordini della giornata ? “
Nonno talpone e sua moglie si sono adeguati alla sua saggezza e tutto è andato benissimo, ma deve precisare per onestà che la sorella è in realtà una signora molto gentile, generosa con le persone  sino alla santità, molto materna con tutti i giovani, come dimostrano l’affetto e la riconoscenza di svariate centinaia di studenti universitari di Cambridge che l’hanno avuta come insegnante.
Ha avuto la sventura di avere un fratello minore un po’ discolo, il baby brother appunto, che, come spiegava al proprio figliolo, occorre trattare con sollecita pazienza e nei casi estremi con forti richiami alla cosiddetta normalità.
Comunque con il beneplacito comune la badessa ha deciso la partenza, il luogo dove pranzare ( io con una soup brodosa e puree di patata), le vie da girare per Salisbury e una rapida visita alla sua magnifica cattedrale medioevale.
La cosa che ha colpito di più nonno talpone è stata la sala capitolare, che ospita l’unico esemplare ben conservato della Magna Carta, suggellata da re Giovanni, detto “ senza terra “ nel 1215.
Tutti conoscono almeno per nome questo famoso documento, ma la cosa che ha incuriosito nonno talpone non è stato il documento, ben protetto da una bacheca intorno  alla quale si affollavano decine di turisti che fingono di capire il documento redatto in caratteri minuscoli con abbreviature di latino medioevale, ma la traduzione moderna riprodotta in larghi pannelli sule pareti.
La Magna Carta che il re era stato costretto a firmare, pardon , a suggellare poiché probabilmente analfabeta, sosteneva che lui come governante doveva sottostare alla legge come ogni altro cittadino.
Meraviglia dei corsi e ricorsi storici.
Pensate, nel 1200 in Inghilterra c’erano già dei magistrati comunisti che volevano processare il governante malandrino.
Incredibile.
E non è finita.
Appena distribuito il documento in tutto il regno in un centinaio di copie, il re fellone chiese ed ottenne dal papa il consenso e la benedizione a rompere il giuramento da lui fatto di fronte a tutti, funzionari e qualche arcivescovo dissidente.
Coincidenze incredibili.
Nonno talpone prosegue nella sua lettura e alla fine sorride soddisfatto, nonostante il digiuno.
La storia riferisce che dopo il suo atto malvagio il re con il suo tesoro e i suoi sostenitori caddero nelle paludi dove erano accampati.
Lui morì pochi giorni dopo.
Meravigliose le possibilità dei ricorsi storici.

BABY BROTHER


Stamattina mio figlio, il martello di dio, ci ha portati in auto a Cambridge da mia sorella.
L’incudine è rimasto a Londra con la scusa che doveva fare meditazione, in realtà secondo me per avere una giornata tranquilla senza martellamenti, che ebrezza provare ancora qualche attimo di libertà prima del matrimonio.
Arrivati alla grande casa della senior sister, maggiore di soli due anni, ma sufficienti per avere diritti e poteri dittatoriali sul baby brother, siamo stati accolti con gran festa e subito portati a tavola per il gran pranzo di benvenuto.
Inutile dire che mia moglie e suo figlio hanno precipitosamente chiarito che io stavo male, anzi malissimo, che non potevo mangiare nulla, anzi avevano portato un ciotolino con due piccole patate bollite sbriciolate per me.
La colpa era mia, mangiavo sempre in maniera smodata, me lo dicevano inutilmente da anni, il blocco intestinale è una cosa seria, i diverticoli esigono una dieta ferrea e altre amenità.
Tutto quanto riguarda la salute e la dieta degli altri è un argomento inesauribile di conversazione e di consigli amichevoli, ma sempre solleciti e imperativi.
Quindi, seduto a capotavola, nonno talpone ha avuto il piacere di assistere alla presentazione  e allegra consumazione di una serie di generose portate : mozzarelle olio e pepe, salmone affumicato, olive, sott’oli vari, piattoni di torciglioni al pomodoro, un’enorme cosciotto arrosto al forno con patate, asparagi, carote, cavolini.
Non che talpone non fosse servito, la sorella benignamente, in perfetto accordo con la cognata, gli ha dato una mezza patata lessa come primo e un’uguale porzione come secondo.
Formaggi, dolci e gelati non contarono come uguali porzioni di mezze patate bollite.
Loro hanno  bevuto vino, nonno talpone acqua tiepida con gran divertimento del figlio Martello che si era seduto vicino a lui, continuando a far tintinnare il proprio bicchiere con il suo per fare un brindisi, degustando ad alta voce la qualità del cibo che ingurgitava con gusto e velocità.
Nonno talpone, muto e dolente, faceva pezzettini minuscoli della sua patata lessa per farla durare di più.
Quando, ormai esasperato, con la forchetta ha tentato di rubargli una pezza patatina al forno, il figlio ingrato si è messo subito a strillare :” Mamma, mamma, guarda papà, mi ha preso mezza patata al forno, vero che gli fa male ? “
Subito l’istrice prussiana e la sorella badessa lo hanno rimproverato,  costretto a restituire la preda e ad essere benificiato di una nuova serie di gravi disquisizioni sulle malattie intestinali.
Dopo tre ore, a fine pranzo, la badessa ha deciso : “ Stasera staremo più leggeri “.
Talpone ha preso mestamente in considerazione la prospettiva di un quarto di patata bollita per cena.
La cosa più divertente era la che dovevano passare cinque giorni assieme in un giro turistico in auto, percorrendo il sud dell’Inghilterra, la loro preoccupazione era come chiedere per lui al ristorante una mezza patata bollita.
Forse porteranno in auto un contenitore di patate da somministrargli, con cautela, in albergo.
Nota dolente, nonno talpone sapeva che ad ogni partenza dimenticava qualcosa, infatti il suo passaporto è rimasto dimenticato in cassaforte a Milano.
Niente possibili rifugi in lontani monasteri zen.

LA TARTARUGA


Siamo arrivati a Londra, sole caldisssimo come a Milano, all’uscita della stazione di London Bridge una lunga fila di persone con bagagli vari attenda pazientemente in fila l’arrivo di un taxi, che sembrano scomparsi dalla città.
Sto ancora male, dalla mattina la cura delle orecchiette al pomodoro non funziona più.
Avevo anche provato a finire a pranzo due bottiglie di vino, per non farle andar male, speravo  potessero far bene allo stomaco, ma non ha funzionato.
Sento l’addome gonfio, con fitte continue.
Davanti a me nella fila c’è una giovane donna incinta, con un pancione enorme di quasi nove mesi, indossa un vestitino leggero verde primavera, sembra sofferente.
Anche lei esasperata dall’attesa mormora “adesso lo faccio qui il bambino “
La guardo partecipe, anch’io lo farei lì, anche se non so cosa.
Dopo mezz’ora la fila si è ridotta, molti se ne vanno sconsolati.
Ecco che arriva il primo scarafaggione nero, bene i taxi esistono ancora.
Quando arriviamo a casa il Martello e l’Incudine ci accolgono con abbracci festosi e fortunatamente loro ci portano su per le scale i valigioni e i pacchi.
Grandi feste per i regali, anche se il figliolo precisa che il costosissimo coltello da prosciutto è bello ma ha una forma che non gli piace, i pezzi di parmigiano sono pochini, i gemelli d’oro con grosse pietre cabochon di zaffiri e di rubini vanno bene, ma non erano meglio con le gemme stellate ?
Io sto sempre male.
Loro ordinano per telefono una sontuosa cena indiana, gamberoni tandoori, chiken masala, papadam, vari tipi di riso, intingoli e piatti che non conosco.
Le portate arrivano presto, tutti ci mettiamo a tavola, aprono bottiglie di vino, loro si buttano sul cibo, le porzioni sono generose.
Io mi bevo la terza camomilla, non riesco a mandar giù neanche un pezzo di patata bollita.
Poiché sono rattrappito su me stesso in silenzio, mentre loro scherzano e si offrono i vari manicaretti, a un certo punto intervengo nella conversazione, riferendo la battuta dell’avvocato che in una mail affermava che, se andassi in campeggio con lui, non riuscirei ad entrare in una tenda a igloo del XXI secolo, alta un metro e venti e con una porticina di ingresso di settanta centimetri.
Io sostengo che ce la farei benissimo, basta mettersi a carponi  e entrare all’indietro con prudenza.
L’istrice prussiana finisce un gamberone gigante e osserva perfidamente “ per entrare magari entri, ma poi grosso come sei rimarresti incastrato a metà e poi andresti in giro con la tenda a igloo come una tartaruga “
Non so cosa ci sia di spiritoso, ma tutti si mettono a ridere come matti e mia moglie intona la canzone di Bruno Lauzi “ la bella tartaruga che cosa mangerà, chi lo sa, chi lo sa, solo una foglia di lattuga…”
Nonno talpone non se la prende, in fondo è una forma di affetto ridere con o di lui.

ORECCHIETTE O BUSCOPAN ?


Non era durata molto la rassegnazione di nonno talpone, da vero stoico dell’antica Roma.
Durante il pomeriggio, frustrato anche dalla mancata possibilità di scendere in cantina a imbottigliare l’ennesima damigiana di Barbera di Monleale ( Alessandria ), il suo stato di agitazione era salito a tal punto da fargli venire un forte mal di stomaco.
Poi si era aggiunto una dolorosa fitta all’inguine.
Poiché i guai non vengono mai isolati, ma a tre a tre, a quel punto  giungevano notizie di catastrofi di rapporti interpersonali tra parenti di 1° e 2° grado.
Non fu di grande aiuto la telefonata del Martello inglese che dava gli ultimi ordini alla madre e che, impietosito ed ironico, cercava di consolare il padre con il vivo consiglio perentorio di preparare  – ancora non l’hai fatto ? – il suo discorso da tenere alla festa nuziale.
Mi sentivo un verme, stavo prendendo in seria considerazione l’idea di portare con me il passaporto, per poter poi fuggire in un lontano monastero buddista o zen, sulla cima di un monte del Nepal.
Silenzio e meditazione, ecco quello che ci voleva per me.
Riposo creativo.
Immaginavo tanti piccoli post, vergati a mano con un pennello su carta di riso, poi piegati a barchetta, da posare sulle acque tranquille di un ruscello che scendeva a valle, confluiva nel grande fiume Gange, poi loro navigavano nell’oceano, verso l’infinito e oltre….
Intanto a casa mia sorbivo tè caldo, Buscopan, gentilmente serviti da un istrice servizievole e materna.
Alle 9 di sera ci chiamarono a cena le due vicine di pianerottolo.
Sono due ragazze, una di Catania e l’altra di Bari, che in questi anni nel vicino appartamento in affitto hanno completato gli studi, si sono laureate e hanno brillanti impegni di lavoro.
Gentili, educate, intelligenti, sono state delle vicine di casa ideali, mia moglie le ha prese sotto la sua protezione, da buona chioccia che non ha avuto figlie femmine.
Ci hanno ricevuto a tavola i due rispettivi ragazzi e una loro amica.
Un’ottima cena, crostini con pomodorini a pezzi, tortini di formaggio e prosciutto, un gran piatto di orecchiette al pomodoro ricoperte da una montagna di ricotta salata grattuggiata, filetto di salmone al limone e olive.
Le bottiglie di vino hanno allietato la conversazione, il Prosecco, il Dolcetto, il Vermentino erano compagni ideali : si presentavano, si versavano, poi discretamente lasciavano la tavolata.
Ma il clou della serata fu la presentazione di un gran vassoio ricoperto di ciliegie.
Grosse, succose, rosso nerastre, freschissime, portate dalla loro amica dalla Puglia, scelte e colte con mano vigile ed amorosa dalla madre della vicina di casa nel suo frutteto.
L’istrice prussiano aveva da tempo lasciato in corridoio la pelliccia spinosa e da vera ghiottona era in estasi mentre gustava queste prelibate ciliegie che, ci spiegarono, erano da loro chiamate “ la ferrovia “
Nonno talpone, ormai da tempo dimentico di ogni disturbo o malessere, chiese notizie dell’origine di questo nome particolare e poi si lanciò nell’esposizione dettagliata delle linee ferroviarie metropolitane.
Tutti erano ormai in quello stato di allegra giovialità che fa superare le particolarità formali, solo il ragazzo vicino a me non capiva quale fosse stato il mio precedente lavoro, poiché avevo parlato da insegnante scolastico, da assicuratore e broker, da gemmologo e orefice, da esperto di ingegneria ferroviaria.
Avrei voluto aggiungere molte altre professioni, svolte tempo fa o solo sognate, ma l’istrice prussiano era al mio fianco, seppur in estasi ciliegiastico mi teneva sotto controllo stretto.
Anche per questo a fine cena non potei cercare di esibirmi in qualche figura di danza, tipo saltarello, giga o tarantella.
Prima di lasciarci andare a casa a mezzanotte vollero una foto di gruppo, tutti abbracciati e sorridenti, immortalati sullo sfondo della casa che dovevano lasciare.
Bellissima serata, però dovrò chiedere al marito di mamma / figlia / nipote Elasti, il famoso mister Incredible, che è barese, se le orecchiette al pomodoro con sopra una montagna di ricotta salata grattuggiata abbiano virtù medicinali per il mal di stomaco, oltretutto più gradevoli del Buscopan.

SALVATE NONNO TALPONE


Domani c’e’ la partenza per Londra.
Non sono ancora agitato come al solito, anche perche’ l’istrice prussiano e’ agitatissimo con tutte le valige e le borse.
Il Martello non da’ tregua, pretende quarti di parmigiano, caciotte, taleggi, salami, capocolli, forse pensa che siamo un servizio di catering per il gran pranzo di nozze simil-reali.
Nonno talpone, preso dal vortice delle decine di commissioni da svolgere prima della partenza, non osa pensare, e’ in uno stato di atarassia, sa che il peggio deve ancora venire.
Il pensiero del gruppo quanto mai variegato degli adulti che partecipano alle nozze lo sfiora con il presentimento certo di una catastrofe incombente.
La convivenza per una settimana con l’amico psichiatra che dalle 4 del mattino comincia a saltellare nell’appartamento bevendo una serie di tazze di caffe’ e pianificando itinerari turistici da maratoneta, beh questo e’ ancora sopportabile e forse divertente.
Quello che preoccupa talpone e’ la miscela esplosiva che puo’ derivare dal mischiare il veterocomunista con il neonazista, nonche’ il radical liberale chic, quello di Lotta comunista con l’altro del PD.
Insomma, esclusi a forza i catto-berlu-leghisti perche’ omofobi sara’ un parlamentino in formato extralarge.
Non so se il fascino delle cosiddette nozze simil-reali sara’ sufficiente a far dimenticare il prossimo ballottaggio milanese.
Talpone puo’ parlare con tutti e anche ascoltarli, entro certi limiti, ma uno alla volta.
Fore si rifugera’ nel reparto bambini, ove, piu’ rilassato, potra’ fare Hulk o il mago Talpon, quello che fa nascere le caramelle alla cocacola dalla sua scatoletta magica rossa a forma di cuore.
Non so come faro’ a scrivere altri post dalla Cayenna, forse solo SNP, Salvate Nonno Talpone.