L’intervento chirurgico per la cataratta dell’occhio destro dell’Istrice Prussiana è andato benissimo, per ora.
Nonno Talpone aveva accompagnato la moglie fin nella sala d’aspetto del reparto di chirurgia alle 8 del mattino e alle 13 lei era emersa da quella porta là in fondo al corridoio, leggermente insicura e traballante, con una fasciatura e una benda che le copriva metà del suo grazioso visino.
Lui l’aveva riportata a casa sorreggendole premuroso il braccio, a passi felpati, come se camminassero su un tappeto di fragili gusci.
Da allora l’ha sempre accudita come fosse una delicata bambina, infilandole le calze e le ciabatte al mattino, accomodandola delicatamente sul divano con abbondanti cuscini, ricoprendola con le coperte più morbide, somministrandole le medicine, curando ogni bisogno della casa, come e ancor più di quando era influenzata.
Quella sua copertura ovale dell’occhio, di colore bianco latteo, gli suscitava una certa tenerezza mista a stupore, ora benevolmente la chiama “ Mia piccola Jolanda, figlia del Corsaro Bianco “ in ricordo delle letture salgariane di quando era un ragazzino.
I ruoli di coppia sono momentaneamente invertiti, bisogna dire che, anche se sofferente, lei è sempre di buonumore, lo ringrazia per ogni richiesta esaudita e gli dice dolcemente “ Grazie mio passerotto “, mettendolo in imbarazzo e rendendolo ancor più maldestro e ansioso nelle faccende di casa.
Da segnalare anche che lui ha ora meno tempo libero per poter cadere nei soliti pantani della depressione.
Ieri l’aveva riaccompagnata in ospedale per la visita di controllo post operatoria, entrando in un salone affollato e rumoreggiante, stipato di vecchie signore, con qualche sparuto anziano che emergeva tra loro, quasi tutti si mostravano con bende fasciature alla testa, come reduci di una sanguinosa battaglia.
Le donne, soprattutto quelle di una certa età, hanno notoriamente la deplorevole abitudine di parlare incessantemente dei loro mali, con divagazioni su dottori, medicine, figli, nipoti, cagnolini, citando talvolta anche i loro mariti, preferibilmente se sofferenti di qualche grave malattia che richiede la loro assistenza.
Quella sala d’attesa era stata una sofferenza indicibile per nonno Talpone, che aveva cercato di isolarsi con le cuffie del suo Ipod, ma non era nemmeno a leggere due pagine del suo Ebook, quello color ciliegia, con un magico archivio di quasi 700 opere.
Si era dovuto arrendere e alfine ascoltare le chiacchere delle sue vicine, sempre più impaziente e insofferente.
Quando, dopo ore di estenuante attesa, aveva potuto riaccompagnare a casa la moglie, non aveva potuto trattenersi :
“ Amore mio come ti senti?
Io non ne potevo più di stare rinchiuso là ad aspettarti.
Ah quelle donne anziane !
Ma quanto parlano!
Non la finiscono mai, ti distruggono e poi pensa, è incredibile, non sono mai riuscito a replicare e spiegare in modo approfondito i miei malanni !”