DUBBI FREUDIANI


Il migliore amichetto del nipote Scoiattolino ha recentemente dichiarato alla madre che la sua prospettiva futura di lavoro sarà di fare il ladro o il rapinatore al bancomat.
Idee chiare e precise per un ragazzino sveglio e fantasioso di cinque anni e mezzo.
Nonno Talpone prima ha riso e ha scherzato, facendo le sue solite battute di dubbio gusto, poi, ripensandoci bene, è entrato in uno stato leggermente ansioso ed ha chiesto a sua volta al suo amato Scoiattolino cosa volesse fare da grande.
“ Il maiale “ è stata la sorprendente risposta.
Ancora più ansioso, Talpone, visto il vergognoso stato morale delle presenti autorità istituzionali, ha domandato ancor più agitato “ Ma quale maiale, quello della fattoria che grugnisce, o … ?”
“ Si nonno, quello della fattoria ”
“ Ma quello poi lo ammazzano e ne fanno salsicce, dai sii serio, pensa ad un lavoro come quello di papà e mamma che fanno gli avvocati, su, cosa vuoi fare da grande ? “
“ Il maiale, se cercano di prendermi io scappo via e mi nascondo nel bosco “
Chissà, magari avrà visto il film “ Babe, il maialino coraggioso “, o le sue parole avranno un significato nascosto che richieda un’interpretazione freudiana ?
Per consolarsi nonno Talpone fa la stessa domanda al fratellino Piovretta che siede vicino a loro sul divano.
Risposta secca e decisa “ Farò la scarpa “
Ora i dubbi freudiani sono duplici, o forse si preparano semplicemente altri futuri bamboccioni.

CAN CAN


Ci sono molti modi per reagire all’ambiente che ci circonda, ci tempesta, ci mortifica, ci demoralizza, bisogna divertendosi, irridendo tutto e tutti, a cominciare da noi stessi, come dicono i napoletani “ pazziare “, nonno Talpone alla sua veneranda età l’ha riscoperto e apprezzato.
Stasera la sua adorabile consorte, l’operosa Istriciotta, era impegnata come al solito in una telefonata di lavoro, l’argomento era la demenza senile di qualche conoscente.
Il tema delle conversazioni sono sempre ricoveri ospedalieri, carenze assistenziali degli enti preposti, parenti alle prese con anziani che danno i numeri e di cui nessuno se ne vuole occupare, riabilitazioni e consigli medici.
L’argomento è oggetto di molteplici telefonate giornaliere e serali, preferibilmente alle ore dei pasti.
Questa volta nonno Talpone riconosce la voce dell’interlocutrice, è un’amica carissima dei tempi dell’università, chiede allora di poter parlare anche lui, esordendo alla talponese, prendendosi in giro per i suoi malanni veri e presunti, scherzando su malattie e morti, cosa si può fare, ci siamo destinati.
Allegria, come diceva il buon poeta Delio Tessa “ Alegher, l’è el dì di Mort “
Basta con questi discorsi menagramo, confessa che al prossimo matrimonio lui si sceglierà una ballerina del Can Can ( è confuso e rimasto un po’ arretrato con i tempi, scusatelo ).
Chiede poi all’amica come stia di salute.
“ Ho un po’ di fascite… “
“ Beh, io ho la tallonite “
“ Comunque mi consolo di non avere niente di peggio…”
“ Verissimo cara, dentiere, fascette, prostatine, menopausette, bypassini… alegher, alegher ! “
Ripassa il telefono all’Istrice professionale e con gridolini da indiano metropolitano si mette a ballare in mezzo alla cucina di casa, una danza scaramantica che lui ritiene essere un can can indiavolato.
Alegher !
Pensare che aveva bevuto solo una mezza bottiglia di ottimo Barbera di Volpedo.
Ma quando si è giovani la gioia è con noi.

ANCORA IL NONNO FOLLETTO


“ Pronto ? Il folletto dei ciucci ? “
“ Che ciucci, gli asini ? Di che parli ? “
“ No, parlo con il folletto che ritira i ciucci ai bambini e gli lascia in cambio i regalini. Hai capito ora ? “
Si tratta del promettente avvocato di Milano, tuo figlio primogenito, quello delle brillanti idee che ti fanno trasformista alla Fregoli, nonno Talpone svegliati !
Anche se stai gustando un saporitissimo pulpo a la gallega, cucinato con raffinatezza dalla cognata Paperoga, forza, riprendi i riflessi intorpiditi dal buon Vermentino di Sardegna e dall’antipasto di mare.
Respira a fondo, tappati il naso e parla in falsetto con la Piccola Piovra di tuo nipote, oggetto di un vile mercanteggiamento che lo priverà della gioia del ciuccio, rinviando di quindici anni la gioia di succhiare, quando fumerà due pacchetti di sigarette al giorno, con gravi conseguenze per la sua salute.
“ Pronto, sono il folletto degli asini, no scusa… dei ciucci, ecco bambino, ma tu chi sei ? “
“ Piovretta sono… tu pigli i ciucci ? “
“ Si, sono proprio il folletto che fa queste cose, che cosa vuoi per regalo in cambio del tuo ciuccio ? “
“ Tu, tu prendi ciuccio, io voio Skai Wokker…io Piovretta, via, via… numero 2, terzo piano, capitoo ? “
“ Va bene, bene…gasp “ ( senza fiato )
Nonno Talpone con i suoi problemi di respirazione spera che la serie dei folletti sia al termine, non vorrebbe finire a faccia in giù su un gustoso piatto di insalata di polpi, anche se in fondo… che talponesca morte eroica sarebbe, ragazzi !

NIPOTINI E MAGLIETTE


La gentile mamma dei miei due nipotini, l’avvocato Tuttopiede, mi ha riferito che, mentre era ai giardinetti con i piccoli, è stata  avvicinata da un burbero signore non più giovane che ha avuto da recriminare sulla maglietta di suo figlio.
Nonno Talpone ha subito chiesto quale fosse il motivo, temendo che gli avessero fatto indossare una delle solite magliette con quelle scritte teoricamente spiritose, tipo quella da lui stesso sbadatamente sbandierata per tutto il paesello umbro quando faceva le corsette agonistiche.
Scoprendo in seguito che portava sul petto una scritta in italiano che recitava “ Tengo sempre dei preservativi in tasca, ogni tanto li spolvero “
Niente di tutto questo, il piccolo scoiattolino aveva una maglietta della GAP, che, è stato spiegato in seguito a nonno Talpone, è il marchio di una catena di negozi di abbigliamento americana, tipo discount.
GAP ?
E allora ?
Ah, forse il vecchio imbecille del quartiere locale pseudo- vip, aveva forse alluso alle unità del Gruppo di Azione Partigiana, operanti nelle città italiane nella Resistenza ( 1943-1945 ).
Con quella cervellotica reminiscenza il vecchio nostalgico aveva pensato bene di sgridare un bambino di cinque anni e la sua giovane mamma.
A pensarci bene aveva ragione, forse si doveva andare a comperare le magliette da UBA UBA ( ma esiste ancora ? ), o meglio da BUNGA BUNGA.
 Aggiornatevi mamme, se volete convivere nel quartiere degli pseudo vip, detto anche Wisteria Lane.

NON HO L’ETA’


Tre giorni senza scrivere un post e nonno Talpone si sente in colpa come se avesse marinato la scuola, come ha potuto mancare all’appuntamento con il suo blog ?
Vero che non ha ricevuto richiami all’ordine dal figlio Martello di dio, troppo impegnato con il suo trasloco di casa, sommerso da scatoloni e preso da donazioni alla Charity  di ogni tipo di libri, vestiti, oggetti, tanto da ridursi probabilmente a due valige e due gatti, oltre al Tasso irlandese ovviamente.
Non è stato nemmeno punto da mosca tze-tze , cadendo in letargo, anche se per i maligni questo è quasi un suo stato endemico.
Semplicemente Talpone ha raggiunto per pochi giorni la sua amata Istriciotta in Umbria e laggiù si è fatto irretire dalla fantasia di fare qualcosa di concreto e manuale, così ha chiamato il suo fido muratore Georghiu, abile giovanotto rumeno, iniziando una serie di pesanti lavoretti di manutenzione all’esterno di casa.
Le sue enfatiche affermazioni “ Non so a quali generazione appartengo “ si sono liquefatte rapidamente già alla prima sera, dopo nove ore di picconamento  e scarriolature di terriccio e pietre.
Il secondo pomeriggio dopo sei ore ha pagato e ringraziato l’amico muratore per l’opera prestata e subito dopo cena si è trascinato a letto sfinito.
Dopo una giornata di riposo ha ripreso la penna e il computer con le mani ancora dolenti per stendere queste poche righe.
Nonno Talpone non si rende conto che, se è nonno, magari avrà anche gli anni e le forze relative al suo status, quindi forse si deve rassegnare a sognare le avventure e le prove di forza, va bene continuare a  giocare ai pirati e ai cavalieri medioevali con gli amati nipotini.
Poi lavate le mani, andare a cena e poi tutti a nanna.

TENNIS E PAPPATACI


Forse i recenti temporali faranno scomparire questa miriade di piccolissimi pappataci, proliferati in questa caldissima estate, insetti voraci che ci riempiono di punture, facendoci grattare furiosamente in ogni parte del corpo, lasciando gonfiori e pustolette fastidiose.
Nonno Talpone rimpiange perfino le vecchie zanzare, quelle grosse dalle lunghe zampette, non meno fameliche, ma almeno visibili e, forse, schiacciabili.
No, queste sono microscopiche, dicono che siano cinesi, forse anche perché anche loro sono prodotte in economia.
Certamente si possono acquistare pomate, spray, diffusori elettrici, gabbiette con lucine azzurre che con poderosi schiocchi fulminano ogni incauto insetto che vi si avvicini.
Personalmente il vecchio Talpone preferiva il vecchio zampirone a spirale quando doveva sostare all’aperto, anche se il districare le due spirali unite era un gioco di pazienza orientale e di solito finiva con la distruzione furiosa degli incastri.
Meglio di tutto quelle candeline aromatiche che danno allegria e forse sicurezza.
Ma qualche giorno fa lui ha fatto un’importante scoperta : i soliti cinesi hanno inventato una racchetta colorata che, azionando un pulsante, si elettrifica e con un breve schiocco distrugge tutti gli insetti invisibili che incontra nella sua traiettoria.
Nonno Talpone, ha il segreto rimorso di essere una plateale “ schiappa” nel gioco del tennis, del pingpong e di ogni gioco che richiede l’uso di una palla.
In pratica non ne vede la traiettoria, il movimento, l’uso stesso gli sta antipatico e frustrante.
Ecco finalmente la sua rivincita, ora si aggira per le stanze con la sua racchetta colorata, la muove intorno con mosse sapienti, che lui ritiene di Tai Chi Chuan, ad ogni schiocco un sorriso beato gli si delinea sulle labbra, fa ginnastica e si sente un paladino, un ammazzasette delle favole.
Tre consigli :
– Attenti a non folgorarvi da soli con movimenti incauti
– Le mosche sono troppo veloci, occorre ancora la vecchia paletta
– Non è un gioco da bambini, se non volete passare la giornata al pronto soccorso dell’ospedale.
E’ anche vero che questa potrebbe essere un’esperienza didattica che li potrebbe interessare quando in seguito giocheranno “ al dottore “, passatempo che furoreggiava quando Talpone era bambino, non so se dopo tante generazioni sia  ancora un gioco in voga tra maschietti e femminucce.

FIGLI, NIPOTI E FAVOLE


Dalle alte vette dolomitiche sono finalmente scesi a trovarci il temibile Martello di dio e il sorridente Tasso irlandese, dopo nove giorni di arduo trekking.
Mamma Istrice da due giorni aveva pulito e rassettato casa, imbandito una quantità pantagruelica di specialità, con opportune varianti: vegetariane ( per uno ), celiache ( per l’altro ), ordini e ingiunzioni ( per Talpone ).
Una volta lavati e sfamati, mentre la lavatrice cominciava il suo tour de force di lavaggio intensivo di una serie impressionante di indumenti luridi ma altamente tecnologici ( persino le mutande erano di fibra speciale ), il caro figliolo ha cominciato subito a pianificare programmi, visite e gite per i genitori da qua al settembre del prossimo anno, in accordo con la Grande Madre.
Si è poi accorto del genitore maschio e l’ha gentilmente blandito con amorosi vezzeggiativi, quali “ Ciccione “, “ Sei grasso, grasso, grasso !”, “ Ma quanto pesi ?”, “ Ti sei finalmente iscritto in palestra e in piscina ?”, “ Ma quanto mangi, tira indietro la pancia “, “ Allora sei proprio senza denti ?”.
Il grande martellatore ha poi espresso la più vivida disapprovazione per la favola di Alice raccontata alla nipotina “ Ma insomma dovevi proprio spaventarla in quel modo ? Sei un incosciente, stai attento quando parli !”.
Non so come a 2500 metri si fosse collegato a internet e avesse letto i vari post, non si era fatto sentire credo solo per costi telefonici, ma ha recuperato in fretta, Talpone, come tutti i padri messi in minoranza nelle discussioni famigliari, ha abbozzato.
Il buon Tasso irlandese prudentemente in questo caso ha preferito astenersi e fare “ l’inglese”.
Quando il pater familias ha cercato di fare qualche battuta di diversione dal tema “ pesi & misure “ si è sentito dire, amorevolmente s’intende, scherzosamente senz’altro, “Ma perché non lo ricoveri in qualche istituto, come la Baggina ?”( Lui)
“ Perché mi costerebbe troppo “ ( Lei )
A questo punto era l’ora di andare a ritirare i nipotini all’asilo e Talpone vi si è incamminato di buon passo, lasciando il caldo nido famigliare, per prendere aria e fare della salutare ginnastica tra le verdi strade milanesi, ombrose di tunnel sotto le ferrovie, giungendo dai suoi adorati con la sua scatoletta magica di metallo piena di caramelle, comprese le famose coca coline, dette tecnicamente “ Cola Fritz”.
Rifocillati i nipotini con pane e marmellata di limone, due bicchieri di succo di arancia, in attesa dei genitori, nonno Talpone timorosamente ha provato a raccontare loro la storia del fantasma Alice.
Secondo il convinto parere del nonno, i bambini amano ancora le favole raccontate con amore e partecipazione da anziani come lui, senz’altro con migliori risultati che l’utilizzo intensivo di televisione, giochetti elettronici e ( orribile !) i libri sonori, dato che niente supera la parola, questa magia che è il tratto distintivo dell’uomo.
Il risultato della narrazione è stato una serie di domande tecniche.
“ Ma perché quel signore non aveva la televisione e il frigorifero ?”
“ Ma i fantasmi non sono tutti grandi e grossi ?”
“ Perché la bambina non ha chiesto da bere una Coca Cola o una Fanta, che sono più buone ?”
“ C’era un’altalena nel giardino della casetta ?”
Per finire con un’affermazione definitiva dello Scoiattolo “ Spiderman avrebbe ammazzato tutti i fantasmi senza problemi ”
La piccola Piovra “ Anca Supemmen !”
Si sono quindi rimessi a giocare tra loro, indossando i loro costumi di Darth Fenner e di Iron Man, prendendosi allegramente a cuscinate.
 

VENDEMMIA


Nei giorni scorsi nonno Talpone e la sua Istrice sono andati nel Monferrato per fare la vendemmia.
E’ una consuetudine lontana, per molti anni Talpone è andato nella vigna del suo vecchio amico Rinaldo, un burbero piemontese di poche parole, diffidente all’inizio come tutti quelli della sua terra, ma con una vena d’oro di gentilezza e generosità una volta diventato amico.
Sono passati decenni, anche se i ricordi sono nitidi e precisi purtroppo la vita si srotola, portando via uomini e cose.
Così tre anni fa ha travolto quella persona adorabile e fidata, con una tragica lunga agonia, che ha lasciato un segno lacerante in tutti quelli a lui vicini.
Ma niente cambia nel nostro coraggioso Talpone : Rinaldo è ben presente e vitale nella sua mente, niente sfugge dei ricordi lontani, sono quelli recenti che talvolta paiono vacillare.
Quindi lui si sente orgoglioso e felice di andare ogni anno su quelle colline per vendemmiare a settembre, in quei filari gonfi di grappoli, da tagliare delicatamente tra le foglie rossastre e riporre prima nei secchie poi nella gerla del portatore che la verserà nella bigoncia del rimorchio.
Quando si è terminato, si segue il trattore sino al magazzino, ove viene allegramente macinata dalla diraspatrice e il succo viene pompato su fino ai grandi contenitori a fermentare.
Ovunque un profumo acuto e inebriante di mosto, si prepara il vino nuovo, che tante cure e travasi dovrà subire fino ad affinarsi in delizia del palato, intanto, concluse le prime operazioni, si va a pranzare con grasse portate di fritti, bolliti e buon vino vecchio.
Quest’anno purtroppo il raccolto è stato magro.
Una malattia ancora sconosciuta ha seccato molti ceppi nei filari, il vitigno della Barbera e del Dolcetto hanno subito gravi danni, anche in Francia si sta subendo il duro colpo di questa malattia.
Stranamente solo il ceppo del Merlot sembra essere più resistente e ha fornito un buon raccolto.
Mentre potava e riponeva i grappoli nonno Talpone sentiva vicina la presenza del suo amico Rinaldo, con il suo viso sornione e leggermente beffardo, alla Paolo Conte, che sospirava “ Ma guarda un po’, ci toccherà bere delle bottiglie di Barbera con tutta questa uva veneta !”
Ma forse è il minore dei mali mio caro, quando si leggono i giornali alla mattina per la disperazione e la rabbia occorre ricorrere all’aiuto di un numero doppio di bottiglie, forse sarebbe meglio tirarle, svuotate s’intende.

ALICE HA SETE


Il mio amico nonno Talpone ama raccontare le favole ai bambini, certe volte però, come molte persone anziane, si lascia trasportare troppo dalla sua fantasia, con esiti imprevedibili.
Tempo fa, una sera, era in aperta campagna a cenare su un prato in compagnia dei parenti, tra cui la sua ridente nipote Melinda, affettuosa madre di un maschietto e due femminucce, tutti oltremodo vivaci e agitati, la più piccola della nidiata, la piccola Sabrina di sei anni, lo aveva preso di mira per raccontare ripetutamente e con grande entusiasmo la storia di una bambina fantasma di nome Alice, che spaventava un vecchio signore che abitava in una casetta solitaria.
Il breve racconto terminava con uno slancio della piccola che urlando faceva il fantasma che ghermiva il braccio di Talpone .
Il nostro eroe, in uno slancio di generosità , pensò di arricchire questa storia con maggiori particolari di effetto e cominciò a raccontare:
“ Un vecchio signore in pensione decise di lasciare la città, per cercare un posto tranquillo ed economico per vivere i suoi ultimi anni con i pochi soldini rimasti.
Dopo molte ricerche, ebbe la fortuna di trovare in un lontano paesino, ad un prezzo veramente irrisorio, una casettina isolata nel bosco.
Era piccolina e molto trasandata, due sole stanzette, cameretta e cucina, ma aveva intorno un piccolo orticello incolto, i muri e il tetto sembravano robusti, così l’acquistò, fece eseguire alcune riparazioni e lavori di pittura e vi si trasferì con le sue poche cose.
Non vi era elettricità e l’acqua bisognava raccoglierla con un secchiello da calare in uno stretto pozzo vicino all’acquaio della cucina, a fianco del focolare, ma il posto era tranquillo, di poche spese e pensava di viverci senza problemi.
Durante il giorno lavorò nell’orto a strappare le erbacce, poi alla sera, finita la sua modesta cena si preparava ad andare a dormire, quando sentì bussare alla porta.
Incuriosito andò ad aprire e vide sulla soglia una bambina dai capelli biondi, dal vestitino bianco leggermente sporco di terra e strappato.
Le chiese cosa volesse, la piccola con una voce tenue e tremolante rispose che si chiamava Alice, si era persa, aveva molta sete  e desiderava dell’acqua.
Il vecchietto la fece subito entrare in cucina, le porse un bicchiere che la bimba bevve avidamente e poi lo restituì ringraziando con una vocetta roca.
Ma quando si girò per porgere un altro bicchiere colmo d’acqua, lui si accorse che la bambina era scomparsa e rimase alquanto stupito anche per quella figurina cauta e silenziosa.
Guardò fuori di casa, ma non vi era traccia della piccola, richiuse allora la porta con il catenaccio e ancora perplesso andò a dormire.
L’indomani la bella giornata di sole lo distrasse dallo strano episodio della notte precedente, zappò per bene  e seminò insalate, carote e cavoli nel suo orticello.
Ma alla sera, dopo cena, il fatto si ripeté: un lieve bussare alla porta, la bimba pallida di nome Alice che chiedeva un bicchier d’acqua , beveva e poi scompariva misteriosamente.
Dopo la terza visita notturna il vecchietto decise di andare in paese a domandare in giro se qualcuno fosse a conoscenza di quella strana figura.
Molti lo ignorarono o finsero di non sapere niente, ma alla fine una vecchietta più gentile gli disse che si ricordava di una bambina bionda che tanti anni prima abitava in una casetta nel bosco, purtroppo era morta per delle febbri terribili e i genitori disperati se ne erano andati via in un posto lontano.
Nessuno ne aveva più notizia, la tomba della piccola ricoperta di erbacce era in qualche posto nel bosco, forse il suo nome era Alice, forse abitava proprio nella casetta del nuovo venuto.
La notizia lo turbò un poco, ma da uomo pratico decise che, fantasmi o no, i suoi risparmi li aveva messi tutti nell’acquisto della sua casetta e quindi ci sarebbe rimasto, in fondo un bicchiere d’acqua non si nega a nessuno.
Anzi per festeggiare la sua decisione entrò nell’emporio del paese, acquistò un etto di prosciutto e un grosso melone maturo.
Ritornò quindi a casa sua, lo mise nel secchio che calò al fresco nel pozzo vicino all’acquaio e si preparò una minestrina.
Aveva da poco posato il cucchiaio nella scodella quando sentì bussare ancora alla porta.
Si alzò in fretta, aprì, vide la bambina smunta nel suo vestitino lacero e le disse cordialmente “ Entra Alice, ho pronto il tuo bicchiere d’acqua fresca, puoi mangiare con me se vuoi”
La bambina entrò, bevve il suo bicchiere e disse “ Grazie, sei stato gentile, adesso però devi venire con me, subito !”, gli afferrò la mano e trascinandolo con forza sovrumana  si buttò nel pozzo vicino all’acquaio per trascinarlo nell’oltretomba.
Ma c’era il grosso melone maturo nel secchio dentro il pozzo, il fantasma lo penetrò come se fosse gelatina e vi rimase intrappolato dentro.
Il vecchietto si ritrovò libero dalla stretta che lo attanagliava e vide il melone che si agitava nel secchio, come scosso da un terremoto.
Non poteva tagliarlo e fare magari del male alla bambina, allora lo ricalò in fondo al pozzo, gli gettò dei fiori e richiuse l’imboccatura con una grossa pietra.
Si mangiò poi il prosciutto che gli mise una gran sete, quindi decise di aprire una bottiglia di vino che consumò con gusto.
Da allora il signore non bevve più acqua, quel melone giù in fondo al pozzo rimase tranquillo, anche se ogni tanto gli pareva che si sentisse un tintinnio di metallo dal fondo, come se lo volesse chiamare, allora lui alzava il calice e rispondeva al saluto, precisando deciso : più tardi cara, più tardi, non c’è fretta!. “
La storia piacque molto ai nipotini e venne ripetuta tre volte dal buon nonno Talpone, poi dato che era tardi ognuno tornò a casa sua.
Qualche giorno dopo gli telefonò la cara nipote Melinda e gli riferì che la piccola Sabrina era rimasta scossa dal suo racconto, per gli incubi aveva dormito malissimo le notti seguenti e non voleva più mangiare prosciutto e melone.
Per fortuna non aveva ancora chiesto una bottiglia di vino.

GLI INNOCENTI


Si sente all’improvviso un pianto di bambino, acuto, disperato, continuo.
Nonno Talpone si alza dal tavolo della cena solitaria, crede di riconoscerne l’origine.
Affacciato al bacone sul cortile capisce che proviene dall’appartamento sottostante della scala vicina, ci risiamo, è il piccolo Giacomo, un bambino biondo ed esile, timido, ma pronto al sorriso.
Genitori giovani, svagati, molto presi dal lavoro.
Lo cura talvolta una bambinaia filippina, sembra gentile, quando può lo accompagna ai giardini con aria assente.
Quando si incontrano diventa un compagno di giochi del nipotino, la Piovretta, che ha la stessa età.
Ma spesso, forse per risparmiare, lo tiene una nonna, una signora elegante e arcigna che, se esce da casa, lo fa per passeggiare con lui lungo il corso a vedere le vetrine.
Viene spesso sgridato per ogni piccola cosa, così è solitario e triste, un’infanzia opaca  per un fanciullo.
Ora il suo pianto continua così insistente che una mano si mostra rapida dalla sua stanza per chiudere persiane e finestre, serra il rumore, non il dolore.
Nonno Talpone ritorna piano al suo tavolo, cerca una bottiglia, si versa una dose abbondante nel bicchiere.
Al quarto si ovatta quel pianto disperato, ma rimane una tristezza profonda.
“ Oh Signore, supporta gli innocenti, il vento e la pioggia li flagellano “.