Il Natale è vicinissimo, ma le tre piccole tigri casalinghe mi tengono in uno stato di continua tensione, la batteria dell’auto è a terra, la doccia è stata rotta, non si da chi, le opinioni in famiglia variano tra la colpa di uno dei gatti e il suicidio del telefono doccia, aveva solo un anno di vita e forse era in crisi di pubertà.
E io pago, e io pago, come diceva quel comico, il conto del materassaio, del fabbro e del tecnico per lo scasso della casa in campagna, il saldo di IMU e TASI, poi ho avuto la TARI, gli ultimi regali e la multa dell’Agenzia delle Entrate.
Ah sì, resta ancora quel bonifico estero per la registrazione di Nonno Talpone.
E chi lo legge poi ?
Io, qualche membro della famiglia, degli amici.
Chi ha scritto per lui ?
Solo sei gentili signore: Luisa, Lori, Roby, Antonella, Patrizia, a cui il vecchio signore fa un leggero inchino ( la schiena è un tormento) e ringrazia di tutto cuore.
Però anche la mia tredicesima è alla fine.
E’ anche vero che vecchio brontolone e acido come mi ritrovo perdere anche il mio amico nonno e coetaneo forse è un errore.
E va bene è Natale, siamo buoni se possiamo, pagherò anche per te Nonno Talpone.
Tra pochi giorni arriverà il gelo a breve, ma le giornate si stanno allungando, siamo positivi e prepariamoci alla prossima primavera.
Auguri a tutti voi !
Categoria: avversitÃ
UN CANE DI NOME TRISTEZZA
E’ stato un fine settimana diverso, una fuga di due giorni da Milano per rialzare il morale e assaporare una cena tipica dello Sri Lanka in un paesino perso nella nebbia e nella pianura ancora innevata del tortonese.
La sorpresa non è stata tanto nella cena, che aveva indubbi meriti e ben valeva la gita invernale, quanto nell’incontro con il giovane amico Armando, giovane forse per il nonno Talpone, ma ormai vicino ai quarant’anni, fuggito dalla grande città e da impegni per lui non più sostenibili.
Le fughe purtroppo non risolvono mai i nostri problemi, così lui si ritrova ancora tormentato, esule, squattrinato, in quelle zone aspre, magari ricche di soldi, ma avare con i poeti, gli artisti e i sognatori.
Armando è un giovane geniale, spiritato, rabbioso, che ha spesso smarrito la strada, ma che riesce a mantenere una disarmante amabilità con i poveri, gli esclusi, gli infelici.
Nonno Talpone l’ha visto crescere, lo considera quasi un figlio, discolo, prodigo, amato e inutilmente consigliato, ma come potrebbe dare validi suggerimenti proprio lui, che se non avesse trovato nella sua strada un angelo, sia pure talvolta prussiano, ora forse sarebbe insieme al suo giovane amico, a vagabondare nei bar, a discutere di utopie, bevendo generosamente grappini e calici di vino, cercando di allontanare in un fondale sfumato la realtà delle sue debolezze e dei suoi sogni svaniti.
Ma ora Armando si presenta sorridente e allegro, accompagnato da un grosso, flemmatico setter inglese, dal lungo mantello puntinato di grigio.
Lo chiama Max, questo cane che mostra uno sguardo stanco, triste, alla Buster Keaton.
Gli resta accanto docile e paziente, anche se appare spaventato da ogni persona e rumore, ma quando gli parli lui alza gli occhi con uno sguardo acquoso e dolce.
Nonno Talpone in fondo si sente un felino, perciò con i canidi si mostra gentile, rispettoso, ma li tiene a giusta distanza.
Ma questo animale così timido e timoroso lo stupisce e lo commuove, ha un aspetto troppo rassegnato e doloroso.
Mentre parla con l’amico non può tenersi dall’affermare “ Ma quale Max, questo si deve chiamare Tristezza !”
Il cane leva la sua testona pelosa, alza gli occhi e il ciglio destro, non sembra offeso, anzi sembra riconoscersi in quel nome.
A tavola, con il bestione accanto ai piedi, Armando spiega che l’aveva notato abbandonato in una orrenda gabbia di cemento, presso un casolare tra le colline, i padroni non se ne curavano quasi più, ma non volevano cederlo, come non si butta via una cosa che non serve, ma che in futuro potrebbe essere ancora in qualche modo utile.
Era parte della loro roba, come una capanna cadente, un campo incolto, un aratro arrugginito.
Per un anno Armando l’ha nutrito di nascosto, l’ha richiesto ai proprietari senza farsi vedere troppo interessato, ormai conosce l’animo di quei contadini, se vuoi qualcosa allora non l’avrai mai, anche solo per dispetto e per spregio.
Poi alla fine, dopo tante parole dette a caso, loro hanno concesso quel vecchio cane, quasi come per liberarsi di un fastidio.
Armando l’ha portato a casa, lavato, curato, nutrito e soprattutto l’ha amato, con modi teneri e gentili che il povero Tristezza non aveva conosciuto nei dieci anni precedenti.
Dopo quasi tutta una vita in un’orrenda schiavitù, ora ha tutte le ragioni di mostrarsi timoroso di ogni cosa che lo circonda.
Per scherzare il nonno gli prende il muso e gli dice “ Sai, Tristezza era un famoso pistolero nel Far West, un killer implacabile, dallo sguardo d’acciaio, forza, fai vedere chi sei Tristezza !”
Sembra comprendere ogni parola, ma pare anche che voglia rispondere che lui sarà il nuovo compagno, l’amico fedele, l’angelo di quel giovane figliol prodigo che non vorrà mai ritornare a casa.
DI’ SEMPER DE NO !
E’ inutile scusarsi, scrivere che nonno Talpone è dispiaciuto, che è stato assente per forza maggiore, che era impegnato, sofferente per dolori alla sua mano o che era influenzato.
Non è vero, ammettiamolo sinceramente.
Come si fa a sorridere di sé e degli altri quando ti viene da digrignare i denti per una rabbia sorda, rancorosa, furente, alternata ad una forma di stanchezza rassegnata e dolorosa.
Certo la campagna umbra, quando non pioveva, era uno sfolgorio di colori tardo autunnali quasi miracolosa.
Vero anche che al suo ritorno i nipotini sono stati di una gioia reciproca deliziosa.
Ma poi, di fronte al foglio bianco come essere lievi, lieti, ironici ?
Ci mancava anche il blog di Splinder in fase di chiusura per mettere Talpone in imbarazzo.
Problemi tecnici che lui, nel suo stato mentale attuale, non riesce a discernere con necessaria lucidità e che gli lasciano l’amaro in bocca.
Però stasera gli è tornata in mente una scena di circa sei anni fa, quando, al pranzo di matrimonio della figlia di un suo amico, aveva incontrato un tipo veramente singolare.
Il grande tavolo rotondo a cui era seduto insieme alla moglie con una decina di invitati subiva il consueto servizio indolente dei camerieri con vassoi di antipasti.
Sembrava che si dovesse ripetere il solito refrain di quel tipo di avvenimenti, quando nonno Talpone si accorse che le pietanze erano accaparrate in gran parte da una coppia anziana, più che ottantenne, becera e voracissima.
Lei matronale e grassoccia si accompagnava ad un tipetto vispo e mingherlino, dalla voce potente, con uno spiccato accento milanese da osteria, il quale, non contento di aver svuotato i vassoi e le quattro bottiglie di vino disponibili nel suo raggio di azione, aveva osato chiedere che gli fosse passata anche quella posta davanti al nostro eroe.
Ora nonno Talpone è notoriamente un tipo timido, remissivo e paziente, ma tutto ha un limite e per una bottiglia di troppo è capace di entrare in guerra con una furia da cavaliere mongolo dei tempi andati.
“ Eh no ! caro mio, lei svuota i vassoi e adesso mi vuole togliere anche la bottiglia di Grignolino ? Adesso basta, portate alla pari per tutti e il vino lo chieda al cameriere !”
Il tipetto anzianotto si scusò, chiese ai camerieri con voce tonante un cospicuo rifornimento enologico, poi si brindò insieme con calici pieni, si rise, si raccontarono un paio di storielle e , complici le libagioni e una fraterna divisione delle pietanze, si arrivò ad un ilare e gioioso cameratismo festaiolo.
Ad un certo punto il tipetto si fece sotto e gli sussurrò con voce chioccia in dialetto milanese:
“Ma te, se ti chiedono se saresti contento di arrivare a settant’anni suonati, cosa risponderesti ?”
“ Direi di sì, sarei contento “
“ Sbagliato, tu devi dire di no. Se poi ti chiedono ancora, per te vanno bene gli ottant’anni ?”
“ Certo che sarei ben felice, sì senz’altro “
“ Sbagliatissimo, non capisci niente. Devi dire sempre di no, altrimenti sei fregato, lo capisci ? Se dicono, vuoi arrivare a novant’anni ?”
“ Accidenti, è tantissimo, cavolo, farei subito la firma. “
“ Allora sei proprio un ciula. Devi dire di no, sempre di no, noo ! Così freghi la Morte, rinvia, rinvia, rinvia sempre, mangia, bevi, fai i comodi tuoi e mi raccomando, di semper de no !”
Nonno Talpone non capiva molto, forse le bottiglie di vino erano state tante, ma finì che prima lui, poi tutti gli altri commensali con ritmo cadenzato si alzassero in piedi e brindando con il calice pieno gridassero in coro “ NO, di semper de no !”
Gli altri li guardavano stupiti, si avvicinavano al tavolo e si informavano, poi si univano al coro e ai brindisi, tanto gli sposi avevano già detto il loro si in chiesa e non c’era pericolo che si sbagliassero alla cerimonia.
Adesso, ripensando alla scena lontana, nonno Talpone finalmente sorride.
Ma si, stappiamo una bottiglia di Pinot Nero e beviamoci sopra, brindiamo gridando : “ NO, dico di no, sempre no !”
No a tutti quelli che ci fanno soffrire e immalinconire.
Al Diavolo!
Salute a noi.
SORRIDERE SENZA VERGOGNA
Nonno Talpone si è chiesto se non sia narcisistico lo scrivere delle proprie esperienze personali e un poco futile comunicare con questo post, quando intorno a noi avvengono fatti rilevanti e clamorosi a livello nazionale e mondiale.
Per esempio l’altra sera lui e sua moglie hanno assistito con viva emozione alle riprese in diretta delle dimissioni di uno svergognato primo ministro, che ha governato in modo deplorevole per 17 anni, sprofondando sempre più negli scandali di ogni tipo, corruzione, sprechi, collegamenti mafiosi, giri vorticosi di prostituzione, come mai era avvenuto nella storia d’Italia.
Il nostro sistema rappresentativo e la nazione stessa sono da tempo oggetto di scherno e di ignominia da parte di tutti i paesi democratici.
Eppure noi dobbiamo andare avanti ogni giorno con i nostri piccoli problemi quotidiani, possiamo solo esprimere la nostra volontà di voto, manifestare pubblicamente il nostro pensiero, anche se il potere politico non sembra voler capire la situazione generale del paese, attento solo al mantenimento dei propri privilegi, come gli aristocratici prima della rivoluzione francese.
Noi, gente comune, dobbiamo andare avanti, il lavoro,la salute, i figli, far quadrare i conti per arrivare a fine mese, con affanno maggiore del solito.
Ci arrabbiamo e siamo sconfortati, per questo nonno Talpone ritiene che il gestire la propria situazione personale sia un compito gravoso che meriti conforto, comprensione, comunione con gli altri.
Il litigio con la moglie o il marito, le preoccupazioni per una malattia, i problemi scolastici o di relazione con i propri figli, le grane economiche per saldare il conto con il dentista o il mutuo mensile, hanno un’influenza talvolta preponderante su di noi.
Prendiamoci quindi anche una pausa per calare il livello di pressione interna, abbiamo il diritto di ritagliarci un angolino di pace, cerchiamo di sorridere senza vergogna, per resistere e continuare la vita che ci attende, parlando e comunicando con altre donne e uomini come noi e non sentirci mai soli.
BLOGTERAPIA
Forse nonno Talpone l’aveva già scritto in passato, lui non ricorda, ma il cercare nei piccoli fatti della vita quotidiana un aspetto nascosto, in realtà nemmeno troppo, che può ironizzare le proprie vicende e con un sorriso ridimensionarle ad un livello di sostenibilità, è una scoperta importante, cui attenersi per rendere più sopportabile la propria e altrui esistenza.
Non che sia una regola generale valida per tutti, c’è molta gente che non ritiene di avere questi problemi, anzi li considera debolezze riprovevoli, andando avanti con la sicurezza e il senso di superiorità del vincitore nato.
Pochi altri hanno invece il dono innato della gioia di vivere, di essere di natura bonariamente ironici ed amabili, li invidio e sono gli amici più desiderati.
Nonno Talpone invece fa parte di quelle persone fragili, che possono essere gentili, normalmente corretti, talvolta scorbutici, ma che hanno il senso innato dell’insicurezza, del dubbio, della melanconia, del pessimismo, che in momenti di difficoltà li angoscia e li paralizza.
Se legge sui giornali le gravi notizie di crisi economica mondiale lui si dispera, come se la casa gli fosse crollata addosso e dovesse andare in giro ad elemosinare una scodella di minestra.
Se invece legge delle ultime malefatte, delle sopercherie ed imbrogli dei politici nostrani, lui diventa furente e scenderebbe subito in strada con il manico di scopa e la fascia rossa al collo per dare l’assalto ad un Palazzo d’Inverno che non c’è.
Ogni piccola difficoltà viene ingigantita, ogni piccola gioia lo entusiasma all’eccesso.
Questa sensibilità e fragilità emotiva è ben diffusa e ampiamente condivisa, le maggiori vendite delle case farmaceutiche sono dovute alle pillole antidepressive o a quelle euforizzanti.
Da persona d’altri tempi nonno Talpone diffida di queste medicine e cerca sempre dei rimedi empirici alternativi.
Da questa primavera ha scoperto la possibilità di scrivere su un blog, anzi tre, dato che ha un debole per le complicazioni inutili, ottenendo il risultato di una maggiore serenità interiore.
Questa rivelazione l’ha portato a ritenere che potesse essere una panacea universale.
Ha letto decine di altri blog a casaccio, in massima parte l’hanno intimorito, anzi terrorizzato, salvo pochissime eccezioni.
Naturalmente sbaglia, perché se scrivere è liberatorio per sé stessi, non deve esserlo necessariamente per gli altri, compresi gli eventuali lettori.
Nonno Talpone aveva anche pensato di leggerne quanto più ne poteva, cercare quelli più disperati, quelli che magari non avevano pochi o nessun lettore e scrivere lettere di incoraggiamento e di conforto.
Insomma come andare a consolare gli ammalati o i dolenti, in un gesto di amicizia e affetto verso sconosciuti compagni di penna.
Purtroppo, essendo fragile e depresso lui stesso, non è sempre stato in grado di aiutare tutti gli altri.
Scusatelo, ognuno deve sempre fare i conti con sé stesso e accettarsi per quello che la sua natura gli permette.
Però la blogterapia probabilmente esiste già da tempo, anzi sarà già stata ampiamente analizzata e codificata, ci saranno anche terapeuti altamente qualificati.
Nel suo piccolo nonno Talpone ringrazia di cuore quelli che gli scrivono, devo dire sempre gentilmente.
Forse loro non lo sanno, ma sono blogterapeuti anche loro e aiutano a far riemergere la parte migliore dell’uomo.
SETTE RIMEDI SETTE
Nonno Talpone è malandato, noioso, accidioso, ma discutendo con sé stesso ha trovato sette rimedi sette contro le proprie sensazioni rognose.
Si accettano ulteriori suggerimenti.
1) Doloretti, mal di testa, di pancia, di qualcosa insomma ? Chiudersi a riccio da mal mostoso o appiccicarsi alla prima persona che ti capita, per sciorinare poi un elenco enciclopedico dei tuoi mali ?
– No, beviti un goccetto, anche in compagnia.
2) Non puoi, perché sei astemio ( dio non voglia ),hai mal di stomaco o le pastiglie medicinali te lo impediscono ?
– Fatti una fumatina.
3) Manca la materia prima o il/la vicina cerbera te lo impedisce ?
– Esci fuori, fatti un giretto a piedi, comprati qualcosa di bello, sii consumista anche in piccole cose, è sempre una soddisfazione.
4) Ti senti stanco, flaccido, molle come un fico, non vuoi muoverti ?
– Acciambellati nella poltrona preferita, ascolta la musica preferita, leggi qualcosa di riposante.
5) Ti fanno male gli occhi, hai il cervello frastornato ?
– Fatti una bella dormita.
6) Non hai sonno, non sai che fare, ti annoi, mugugni ?
– Scriviti pagine e pagine di lamentazioni lagnose e assurde, anche sgrammaticate, imprecise, insensate, tanto i fogli li straccerai meticolosamente in seguito.
7) Non hai neanche voglia di scriverti fogli di scemenze ?
– Allora lamentati a parole fino renderti stupido e insopportabile con la moglie o il marito. Se sono saggi, come mi auguro, usciranno di casa sbattendo la porta e si compreranno qualcosa di estremamente piacevole e carissimo. Così almeno avrai qualcosa di serio di cui lamentarti quando dovrai pagare i conti.
P.S. Il suo angelo, dalle sembianze di Istrice, lo coccola affettuosamente, così nonno Talpone si è fermato in tempo al punto 6, anticipando il punto 7 con il regalo di un grazioso paio di scarpette beige per il suo dolce amore.
FUTURE PICCOLE GIOIE
Dal diario di nonno Talpone.
“ Difficile ricominciare quando ti senti fragile, incapace, demotivato, quando insomma qualcosa ti rode dentro.
Sei arrabbiato con te stesso, che è successo mai ?
Un piccolo incidente di percorso, in fondo è stata una frattura multipla ad una parte terminale di un arto, si rimedia nel tempo, ancora un mese di immobilità, poi dovresti tornare come prima.
Pensa a quelli che hanno ben altre invalidità, a quelli con malattie gravi o mortali.
Forza sciocco ragazzo, non piagnucolare su te stesso.
Ma in fondo forse tu non ti stai solo commiserando, senti dolori diffusi, che alla sera si fanno più acuti e allora assumi degli antidolorifici per dormire, hai problemi ai denti, allo stomaco, ai piedi, ma sono piccole cose.
Cos’è allora ?
Difficile rispondere, probabilmente è la consapevolezza della propria fragilità, la rottura di quella autostima che ti permetteva di sentirti in forze, capace di muoverti e agire come a vent’anni, anche se ne avevi cinquanta di troppo.
Non ti facevi troppe illusioni, è vero, riuscivi a ironizzare su te stesso, per avere un appiglio e salvarti, ma in fondo potevi fare di tutto: correre, sollevare pesi, salire quattro rampe di scale senza ansimare, essere assolutamente autosufficiente.
Ora è bastata una sciocca caduta e ti rendi conto, anche per la continua frequenza di ospedali, che la tua e la nostra è un’illusione, siamo esseri fragili e umili, in ogni momento tutto può diventare complesso, difficile o impossibile.
Certo, si può e si deve reagire, anche con piccole cose, con trucchetti semplici, te rendi conto benissimo, ma dentro, laggiù in fondo, seminascosta, ti rimane una piccola crepa, un memento consapevole della tua e della nostra debolezza di esseri viventi.
Per fortuna il dono dato all’uomo è la capacità di dimenticare inconsciamente le esperienze spiacevoli, quindi avanti con le tue e le nostre piccole illusioni e le future piccole gioie.”
SENZA ARTIGLIO
Si ricomincia tutto daccapo.
Stamattina nonno Talpone ha fatto le sue cinque ore di attesa in un altro ospedale, abitudine divenuta quasi giornaliera, per far esaminare la sua mano ingessata da un chirurgo ortopedico.
La diagnosi è disperante: la frattura multipla scomposta non si è saldata bene, è necessario rompere tutto e intervenire chirurgicamente all’interno della mano con tubicini, spero di metallo.
Non è tanto per il dolore, oso pensare che useranno l’anestesia locale, ma la conseguenza è che si prospettano ulteriori trenta giorni di immobilità dell’arto, che impediscono al buon Talpone di andare al corso di nuoto libero e in palestra ( quella della terza e quarta età ), ambedue già pagate, lasciandolo ozioso e corrucciato a brontolare dentro la sua tana.
I soliti maligni d’oltremanica osserveranno che questa era la sua speranza segreta, quella di oziare, brontolare e non fare attività sportiva.
Sbagliano grossolanamente, non c’è come non poter fare una cosa, che questa diventa vogliosamente desiderabile.
Come non bastasse, il giovane chirurgo ha tolto il tutore di ferro dalla mano e fatto ridurre la fasciatura, vista la prossima operazione e lo stato scomposto della frattura.
Timidamente nonno Talpone ha chiesto se era possibile rimettergli il supporto metallico, magari accentuandone l’estremità ad uncino, tanto per far contenti i suoi nipotini quando giocano a Peter Pan e Capitan Uncino.
Il giovane chirurgo, evidentemente non ancora padre di famiglia, l’ha guardato stupito e gli ha chiesto se per caso soffrisse anche di mal di testa o di lievi allucinazioni, consigliando una visita dal neurologo psichiatra dell’ospedale.
Talpone allora ha sorriso di compatimento, poverino, non conosceva ancora i godimenti dei fantastici giochi che si possono improvvisare con i bambini.
SPIACCICATO
Come ben sapete, nonno Talpone ultimamente ha scoperto l’esercizio fisico, la corsa ( diciamo pure la camminata a passo veloce ), addirittura, udite, udite, si era iscritto ad un corso di nuoto, quattro giorni fa aveva preso la sua prima lezione di crawl, migliorando a suo dire lo stile delle sue annaspanti bracciate.
L’entusiasmo è il suo punto debole, si sa, già progettava la traversata della Manica da Calais a Dover, già si vedeva sui giornali a pieno titolo “ Settantenne Talpone, atleta italiano, compie la traversata con bandiera tricolore sulla cuffia. Amaro disappunto dei leghisti, Bossi gli revoca la documentazione di nascita a Varese, avrebbe dovuto attraversare prima il Po, almeno il Ticino, sarebbe bastato anche l’Olona “
Così tre giorni fa, quando doveva prendere l’ autobus per andare a rinnovare la carta d’identità all’Anagrafe, gli era parso naturale rincorrere il mezzo che stava per allontanarsi dalla fermata.
Si era lanciato in una corsa sfrenata, dimenando le braccia e le gambette, sfoggiando le sue famose scarpette da jogging.
Si era lanciato, dicevo, con una tale grinta e furore da planare, dopo un breve volo, lungo e disteso sul marciapiede di granito, spiaccicato come un fico maturo quando cade dalla pianta.
Che strana sensazione essere aderente ad un pavimento, piatto come una tavola e, dopo la brevissima sensazione di volo nell’aria, cosi diciamo terra terra.
Non riusciva più ad alzarsi, un paio di passanti l’avevano amorevolmente sollevato di peso, rimesso in equilibrio, raccolto gli occhiali e il libro da terra.
E’ vero, prima correva con un grosso libro in mano, anche lui era volato in aria e caduto, però non si era fatto niente, aveva la copertina plastificata, era un paperback.
In posizione verticale, piuttosto confuso, Talpone si accorse che si era strappato i pantaloni nuovi, sanguinava dal ginocchio, dalla mano e dal gomito destro e , strano, nella mano sinistra, oltre al sangue, aveva un mignolo che andava all’insù con un’angolazione di 90 gradi.
Interessante, non era mai stato in grado di piegare le dita all’indietro, che abilità aveva acquisito !
Le pie persone gli chiesero come stava, se voleva un’ambulanza, lui rispose che voleva solo rifare la carta d’identità, era la quarta volta che ci provava, mancava sempre qualcosa o bisognava aspettare troppo tempo, lui aveva i suoi impegni, ma questa volta forse ce la faceva.
Fu stato gentilmente dissuaso e riaccompagnato verso casa sua.
Zoppicante e sanguinante quando finalmente giunse al portone, citofonò al suo amore del terzo piano, farfugliando “ Cara, sono caduto ! “
Salite le scale, lo accolse la sua Istrice prussiana, che non seppe fare a meno di ridere sino alle lacrime, pur accogliendolo e iniziando a disinfettare e portare le prime cure alle sue ferite.
Le torte in faccia, le cadute rovinose quando si inciampa, lo sbattere la testa su un ramo basso sono vecchie gag che hanno un successo garantito.
Anche il Martello di dio, subito avvisato, non potè fare a meno di accorarsi e di ridere di gusto insieme alla madre e mandargli un breve SMS quando nonno Talpone era ormai al Pronto Soccorso “ Allora come va la zampa ? Rotta ? Povero il mio Ciccione acrobata, la prossima volta che ti tuffi guarda che ci sia l’acqua davanti !”
Come è consolante quando tutti si preoccupano di te.
CAN CAN
Ci sono molti modi per reagire all’ambiente che ci circonda, ci tempesta, ci mortifica, ci demoralizza, bisogna divertendosi, irridendo tutto e tutti, a cominciare da noi stessi, come dicono i napoletani “ pazziare “, nonno Talpone alla sua veneranda età l’ha riscoperto e apprezzato.
Stasera la sua adorabile consorte, l’operosa Istriciotta, era impegnata come al solito in una telefonata di lavoro, l’argomento era la demenza senile di qualche conoscente.
Il tema delle conversazioni sono sempre ricoveri ospedalieri, carenze assistenziali degli enti preposti, parenti alle prese con anziani che danno i numeri e di cui nessuno se ne vuole occupare, riabilitazioni e consigli medici.
L’argomento è oggetto di molteplici telefonate giornaliere e serali, preferibilmente alle ore dei pasti.
Questa volta nonno Talpone riconosce la voce dell’interlocutrice, è un’amica carissima dei tempi dell’università, chiede allora di poter parlare anche lui, esordendo alla talponese, prendendosi in giro per i suoi malanni veri e presunti, scherzando su malattie e morti, cosa si può fare, ci siamo destinati.
Allegria, come diceva il buon poeta Delio Tessa “ Alegher, l’è el dì di Mort “
Basta con questi discorsi menagramo, confessa che al prossimo matrimonio lui si sceglierà una ballerina del Can Can ( è confuso e rimasto un po’ arretrato con i tempi, scusatelo ).
Chiede poi all’amica come stia di salute.
“ Ho un po’ di fascite… “
“ Beh, io ho la tallonite “
“ Comunque mi consolo di non avere niente di peggio…”
“ Verissimo cara, dentiere, fascette, prostatine, menopausette, bypassini… alegher, alegher ! “
Ripassa il telefono all’Istrice professionale e con gridolini da indiano metropolitano si mette a ballare in mezzo alla cucina di casa, una danza scaramantica che lui ritiene essere un can can indiavolato.
Alegher !
Pensare che aveva bevuto solo una mezza bottiglia di ottimo Barbera di Volpedo.
Ma quando si è giovani la gioia è con noi.