DINOSAURI E AUSTROLOPITECHI


Che sollievo per noi nonni incontrare i nipotini, sia pure in una breve pausa pranzo.
E’ una gioia lo stare insieme, una mano sulla spalla e camminare ascoltando i loro sfoghi giovanili, i loro giudizi.
Con i nonni si può parlare di tutto liberamente, degli amici, delle esperienze di scuola, delle prime impressioni sulla vita.
“ Nonno, io non vorrei crescere, lo sai?
Mi piace restare bambino.
Però sarebbe bello diventare grande per poter bere la birra e il vino, non ti pare?”
“ Mio caro Scoiattolino, è la vita, si cresce, si diventa adulti, però dentro di te puoi mantenerti bambino.
Io mi sento così, anche se sono anziano.”
“ Vecchio come i dinosauri ?”
“ Non esageriamo, però guarda tuo papà, sono sicuro che anche in lui in fondo c’è un bambino, anche se sono passati tanti anni.”
“ Come un australopiteco !”

La scuola è una gran cosa: aiuta i bambini a definire l’età della nostra vita.”

LA FAVOLA DEL GATTO AGNELLINO


C’era una volta un vecchio signore dai pochi capelli bianchi, che per la miopia e la cataratta ci vedeva poco assai, tanto che tutti lo chiamavano nonno Talpone.
Lui aveva anche un gatto bianco e nero a larghe chiazze, con una lunga coda nera che finiva in un candido fiocco di peli, tanto affettuoso da essere soprannominato Coccolone.
Loro due stavano sempre insieme e si facevano buona compagnia, teneri e complici come due ragazzini.
Il gatto, anche se poco più che cucciolo, era abbastanza impacciato nei movimenti, forse per stare al passo del suo vecchio padrone, che era goffo, sbadato e talpone.
Ma Coccolone aveva una passione segreta : gli uccellini che svolazzavano nell’aria sopra di lui.
Naturalmente non era abbastanza agile per arrampicarsi sugli alberi per cacciare nei loro nidi o veloce per catturarli a terra.
Si limitava quindi a guardarli golosamente da lontano, emettendo dei rauchi e sussurranti “ Mehè …mehè !”
Quando nonno Talpone lo scorgeva così accucciato a terra, con il bianco fiocco della coda che scodinzolava freneticamente, si metteva a ridere e gli diceva paternamente: “ Sembri proprio una pecorella ! Però guarda che devi fare Beeh, beeh. Ripeti con me : beeh, beeh !”
Il gatto girava il capo all’insù incuriosito e il vecchietto gli ripeteva cantilenando : ”Beeh, beeh !”
Queste scenette continuarono per molto tempo ed era buffo vedere il gatto Coccolone e il suo padrone che belavano insieme sonoramente.
Sembra che il giovane scolaro alla fine avesse imparato così bene dal suo maestro da belare proprio una pecorella.
Nonno Talpone a questo punto pensò che travestito come un piccolo agnello in un prato il suo gatto avrebbe potuto ingannare gli uccellini che gli si sarebbero avvicinati fiduciosi.
Però c’era un problema, come fare per le macchie nere del suo pelo?
Pensa e ripensa, alla fine un giorno entrò in camera da letto e di nascosto scucì un cuscino di lana e ne prese una manciata poi, con il gatto al seguito, andò in cucina dove la moglie aveva steso sul tagliere la pasta fresca delle tagliatelle, ricoperte di bianca farina.
Ne prese un’altra manciata e le cosparse insieme ai fiocchi di lana sul pelo dell’amato Coccolone.
“ Ora usciamo sul prato fuori casa e fingi di essere un agnellino, vedrai quanti uccellini riuscirai a catturare !”
Il gatto, fiducioso, cautamente si accucciò nel verde, miagolando il suo belato come meglio poteva.
Mentre il nonno si nascondeva dietro un cespuglio. un corvo, appollaiato su un ramo vicino, lo vide dall’alto e si tuffò sul prato.
Non per fare compagnia al preteso agnellino, ma per beccare golosamente le fresche tagliatelle che lo ricoprivano.
Il gatto, beccato ferocemente sul corpo, emise un grido furibondo e schizzò via, inseguito dal corvo affamato, a sua volta rincorso da un affannato nonno Talpone.
Presto a questa staffetta schiamazzante si unì la moglie che, visto il disastro nella sua cucina, li cacciava urlando con una scopa in mano, dando piattonate da tutte le parti come un mulino a vento.
In seguito il gatto Coccolone non cercò più di belare come un agnellino.
Nonno Talpone rimase a bocca asciutta di tagliatelle per tre mesi.
Il corvo non ebbe più fiducia nella pasta fresca che giacesse su un gatto invece che su di un piatto.
E la moglie ?
La moglie si arrabbiò, sospirò, poi si mangiò soddisfatta due bei piatti di tagliatelle al ragù ricoperte da una nuvola di parmigiano.

ISPIRAZIONI GIAPPONESI


DA UNA FOTOGRAFIA DELLA PICCOLA SACHIKO

La tazza di tè profumato
Riflette il verde del giardino segreto
L’aroma si espande da lontani ricordi.

AUTUNNO IN CITTA’

Poche foglie ingiallite sui rami
E’ la sera di un tardo autunno
Rifulgono ancora i volti amati.

ALLA DONNA AMATA

Mio bianco ciclamino
Graziosa orchidea di campo
Puoi essere un cardo spinoso
L’amore maturo può pungere.

IL GATTO MEHE’


Si era sdraiato sul letto completamente vestito, infreddolito e avvolto in un paio di coperte scozzesi.
Al suo fianco era accovacciato il suo gatto per fargli compagnia nella stanza solitaria dove stava leggendo alcuni libri, intervallati da pause sonnolente.
Ora fuori dai vetri scorgeva una pioggia sottile che sembrava voler sottolineare il grigiore del cielo.
Ad un tratto un rapido battito d’ali di un piccione ha creato un’ombra sulla finestra , mentre si portava sul cornicione di fronte.
Anche il gatto lo aveva scorto, ed era balzato in piedi sopra di lui, fissando ansioso, l’intruso e mugolando un sommesso ma implorante “ Mehè, mehè “
Come il vecchio signore dolorante anche lui vorrebbe uscire dal chiuso della stanza e innalzarsi in volo nella pioggerellina liberatoria.

FANTASMI ALLEGRI


Devo ammettere che è difficile scrivere quando per il mal di schiena si è sdraiati a letto o in piedi in posizione precaria.
Sedersi ad una scrivania o in poltrona per più di dieci minuti, come uso fare abitualmente, diventa un tormento quando mi devo rialzare.
Così, steso a letto, spesso guardo il vuoto per lungo tempo, quasi in stato catatonico.
Che sia un inizio di demenza senile ?
A che cosa penso ?
Di solito agli amici, alle persone care che non ci sono più, quelle perse per il mondo della vita reale, ma più vive che mai nella mia testa.
Nei ricordi li rivedo con espressioni allegre, riascolto le loro battute scherzose, si alternano rapidamente come una sfilata su di un palcoscenico e mi lasciano con una sensazione di piacevole serenità e rimpianto.
Ho il privilegio di una compagnia di allegri fantasmi.

VIAGGIO NELLO SPAZIO


“ Sono stato in piedi tutta la mattina senza mai sedermi lo sai?
Perché poi, appena mi adagio in una sedia, mi rialzo faticosamente piegato in due, con dolori lancinanti per l’ernia al disco vertebrale.
E poi nel tubo come facevo ad infilarmi ?”
Confesso che i quesiti che mi pone nonno Talpone in questi tempi di acciacchi continui sono spesso frammentari ed oscuri come quelli di un’antica Sibilla Cumana.
“ Ma come non capisci ?
A mezzogiorno mi hanno fatto la R.M.!
La risonanza magnetica per gli ignoranti, anche se a dire il vero fino ad ieri non lo sapevo nemmeno io, ma figurarsi, anche le persone di una certa cultura come me non possono non avere qualche piccola lacuna come diceva anche quel filosofo, quello là, dunque, quello …”
“Va bene nonno veniamo al dunque, non divaghiamo se no si fa notte.”
“Uuhh … Sempre di fretta voi. Dunque dicevo della capsula spaziale, no, volevo dire di quell’enorme tubo bianco con un piccolo buco tondo in cui scorre una barella su cui devi stenderti. Quella poi vi scivola dentro pian piano come tu fossi un pesciolino in bocca ad uno squalo.
Dentro poi è tutto un ronzio e un martellare continuo :
Dang, dang!
Brr, brr!
Roor, roor !
All’inizio avevo una certa fifa, poi ho capito. Finalmente potevo davvero provare come si sta nel mio razzo interplanetario, quello che ho sempre immaginato fin da bambino, quando la sera mi infilo nelle lenzuola, abbozzolato e coperto fino al mento.
Solo che questa volta era realistico !
Gratis addirittura !
Dopo una ventina di minuti purtroppo mi hanno fatto scivolare fuori con la testa ancora rimbombante.
Un’infermiera giovane e brunetta mi ha fatto alzare e mi ha chiesto se mi sentivo bene.
Certo !- le ho risposto – posso rifare un altro viaggio nello spazio ?
Non so perché quella mi ha fatto accomodare su una sedia ed è corsa fuori a chiamare mia moglie che era in corridoio.
Si vede che questi viaggi costano troppo al bilancio sanitario, ma dammi retta, appena puoi chiedi al tuo medico di farti una prescrizione per una R.M.
Però, prima di entrarci, chiedi al tuo nipotino di prestarti la sua tuta spaziale o almeno una pistola laser, è molto più divertente.”
3 / 23 ottobre

Come vedete si è sgelata la mano allo scribacchino di quell’anziano pelato, amichevolmente chiamato nonno Talpone.
E’ bastata una poesiola di un bambino per risvegliare l’ingenua esultanza del ragazzino che è nascosto in lui, come in tutti gli anziani intorno a voi.
Sopportateli i vostri nonni, in fondo nonostante lamentele lagnose, accidie perverse, ripetizioni noiose e le continue fastidiose intromissioni nella vostra vita già abbastanza gravosa, nonostante tutto dicevo, sono ancora esseri umani.
Come vi auguro di arrivare anche voi, mantenendo in fondo un invincibile entusiasmo.

65 ANNI


Nonno Talpone:

Il cielo è nuvoloso
è sabato, oggi papà è a casa
sono riscaldato dal sole.

Gabriele, detto Polipetto :

Nonno scrive al caldo di una stufa
e fuori c’è l’inverno
e io sento il suo caldo affetto.

Nonno Talpone:

Il dolore aveva gelato anche la mano
tre teneri versi di un bimbo, germogli di primavera
l’hanno sciolta come un sole improvviso.

8 e 73 anni
65 anni di distanza non sono troppi
per un haiku.