Se credevate che nonno Talpone fosse morto o che si fosse stancato del suo blog per volubilità, accidia o semplice depressione senile, vi siete, anzi ci siamo proprio sbagliati.
E’ riapparso più giulivo e saltellante che mai, con il sorriso delle grandi occasioni e gli occhi spiritati.
Non ho fatto in tempo a chiedergli il motivo di questo subitaneo risveglio primaverile che lui, spruzzando saliva e quasi balbettando ha strillato :
“ Sono nonno, nonno capisci ?
Di nuovo !”
In un attimo di smarrimento ho pensato che la gentile avvocatessa,, moglie del Super Promettente Avvocato, fosse rimasta incinta, portando a tre, numero peraltro perfetto, la sua adorata progenie.
Ma no!
Era il responso positivo di un severo comitato di esperti inglesi alla richiesta di adozione portata avanti tenacemente dal Martello di dio e dal Tasso Irlandese.
Dopo anni di colloqui informativi, studi, pratica di volontariato negli asili, esami psicologici e attitudinali, nonché la ristrutturazione completa della loro casa ai fini di un’accoglienza ottimale, dopo aver loro stessi ragionato, sperato e spasmodicamente voluto questo nuovo arrivo che cementerà la loro unione, finalmente il SI finale con dieci voti su dieci.
Ne consegue che Talpone diventerà presto tre volte nonno, ancor più appassionato e amorevole.
Auguri e benvenuto al piccolo / piccola in arrivo.
Categoria: figli
LA GENTE INVECCHIA
Eccomi qua nella Brighton fricchettona, dove anche gli anziani girano con il poncho arcobaleno o la giacchetta rosa lamè e un tubino luccicante, i capelli bianchi tenuti da formose code di cavallo, orecchini d’argento e tattoo a forma di drago.
Eteree signore della quarta età, anche di stazza extra large, sfoggiano tranquillamente delle tuniche e veli trasparenti azzurro cielo o verde prato.
Nonno Talpone, imbozzolato nella sua camicia di flanella, gilet, maglione e un giaccone da marinaio rosso cardinale si sta sentendo a disagio nella folla delle Lanes, tanto da entrare subito in un negozietto chiamato il Cappellaio matto ( Mad Hatter ) per acquistare un largo cappello alla Indiana Jones, marca Tilley, pensando seriamente di farsi un piercing ad anelli multipli multicolori al lobo sinistro dell’orecchio, Istrice Prussiana permettendo.
Che importa la vescica, la prostata, i diverticoli, il tallone ungulato e i basaliomi rifiorenti all’epidermide come un prato primaverile ?
Seducenti pubs lo adescano ad ogni passo, offrendogli generose pinte di bitter scura, fish and chips, hot dogs, farmer’s pie , entusiasmando il suo cuore di anglofono nativo.
Freedom, freedom !
Dimenticavo : sono qua anche per il mio bimbetto piccolo, si proprio il Martello di dio, che gli fa il dispetto di crescere e di compiere 40 anni, avendo messo su famiglia e preparandosi all’adozione di due bimbetti, moltiplicando il mio ruolo di nonno.
Non importa, la gente invecchia.
Io no.
Al massimo posso concedere che mi sto sgretolando.
Ma sempre con giovanile entusiasmo talponesco.
UN FAVORE SOLO
“ Eh dai papà, ti chiedo un favore solo ! Dai, dai, dai !”
Quando è in compagnia del figlio inglese nonno Talpone realizza in pieno, semmai l’avesse scordato, il significato di quel nome minaccioso: il Martello di dio.
Era un freddo pomeriggio invernale, loro si trovavano insieme a gustare una tazza di tè alla liquirizia, stando semi sdraiati nelle poltrone del salotto della casa di Brighton.
L’atmosfera era stata fino a quel momento rilassata, oziosamente piacevole, che importava se fuori dalle finestre del bovindo una pioggerellina minuta insieme al cielo invernale metteva addosso una tristezza plumbea.
Certo all’interno di un pub, con in mano una mezza pinta di ottima Bitter locale, si sarebbe stati anche meglio, ma il figlio, per quanto ormai inglese, odia i pub quanto nonno Talpone li adora, così per stare in compagnia ci si accontenta del tè, seppure alla liquirizia.
Questa pausa di rilassamento beato fu dunque interrotta dalla fatidica domanda ripetuta in tono cantilenante dal martellante figliolo.
“ E va bene, qual è questo favore? – ingenuamente lui rispose.
“ Sono tre cose soltanto – partì subito con entusiasmo l’altro – portare nei cassoni dell’immondizia su all’incrocio delle strade i sacchi della spazzatura, già divisi per cartone, plastica, vetro e residui vari. Quello dell’umido va nel mastello in giardino come sai. Poi dovresti farmi a pezzi il bancale, il tavolino rotto e gli altri oggetti di legno che si trovano nel cortiletto per utilizzarli nel camino. Infine ti puoi divertire a riparare la lampada a muro di questa sala e dato che ci sei anche quelle a piano terra e nella camera da letto sopra di noi.”
La matematica non è mai stata la materia preferita dal mio figlio, che è nato artista geniale ed ammaliatore.
“ Ma come ! – aveva cercato di protestare nonno Talpone – sono quattro sacconi enormi da trascinare su all’incrocio, tutta quella legna da fare a pezzi con un piccolo seghetto, tre lampade, per un totale di almeno dieci favori !”
“ Veramente ti volevo chiedere di costruirmi anche la legnaia e un cassone per riporre gli attrezzi da giardino, per demolire poi la loro casetta là in fondo, che è molto rovinata, ma non volevo esagerare, comunque sono cose non da fare subito subito. – era stata l’amara constatazione del figliolo.
“ Che ci vuole ? Aiutalo povero ragazzo, tanto tu che hai da fare ? – aveva concluso la sua Istrice, che per i figli sa trasformarsi in mamma papera protettiva.
Così nonno Talpone è ritornato il papà tuttofare, sia pure con la consueta emissione di grugniti e brontolii di protesta.
E’ passato almeno un mese ormai e in questo momento, solo nel mio studiolo, ne provo un dolce ricordo di rimpianto.
Che importano le regole della matematica quando qualcuno ti fa retrocedere di quarant’anni e ritornare papà ?
NELLE NERE ACQUE DELLA FORESTA
NELLE NERE ACQUE DELLA FORESTA
( IN BLACK WATERS WOOD by Mary Oliver )
Osserva: gli alberi
stanno trasformando
i loro corpi
in colonne
di luce,
emanando una ricca
fragranza di cinammonio
e di appagamento,
i lunghi filamenti
dei giunchi
si agitano e fluttuano sopra
le sponde azzurre
degli stagni,
e ogni stagno,
non importa quale sia
il suo nome, è
senza nome ora.
Ogni anno
ogni cosa
che abbia mai imparato
nella mia vita
mi riporta a questo: i fuochi
e il nero fiume delle perdite
nella cui opposta sponda
vi è la Salute Eterna
il cui significato
nessuno di noi conoscerà mai
Per vivere in questo mondo
devi essere capace
di fare tre cose:
amare tutto ciò che è mortale;
stringerlo
contro le tue ossa sapendo
che la tua stessa vita dipende da questo;
e, quando giunge l’ora di lasciarlo andare,
lascialo andare.
(Traduzione di P.A.Viganò )
Ieri sera in quei momenti di improvvisa melanconia che ti assaltano e ti lasciano attonito e inerte nei tuoi tristi ricordi di qualcosa che è definitivamente passato, una poesia ti può forse salvare e trascinare lontano verso un rifugio provvisorio.
Questa è una delle poesie di Mary Oliver che nonno Talpone aveva tradotto con sincera passione e trasporto nei giorni passati nel freddo inverno di Brighton.
Lo riporta inoltre a quelle altrettanto entusiasmanti recitate anni fa al matrimonio di suo figlio, il sempre argentino Martello di dio.
IL GATTO, IL FUOCO E ME
Sono entrato nel cottage di mio figlio e ho subito notato che la temperatura gelida esterna si manteneva intatta anche dentro le sue mura.
“Ma non é freddo qua dentro ?”- ho chiesto ingenuamente.
” No, perché? Ho cambiato l’aria per tre ore aprendo le finestre, ma non ho freddo, perché?”
Lui ormai si sente inglese, o irlandese per osmosi e matrimonio, così in casa accendono il riscaldamento per un’ora al giorno ( sic ).
Mi siedo al tavolo, apro l’album e l’astuccio delle matite graduate da disegno, ma ho i brividi e la bramosia di fuoco e di calore é feroce.
Mi accosto al camino e lo carico di fogli di carta, ramaglie, legnetti e ciocchi di pino.
Il fuoco scoppietta subito, manda una nube bianca come un sospiro di sollievo e un’ondata di calore si allarga intorno a me.
Questa benefica emanazione, tepore, odore, rumore che sia, arriva al piano superiore, perché scende di corsa il gatto Tobias, che si strofina sui miei pantaloni, circondandomi con una lenta danza ed emettendo una serie di sordi mugolii.
Si acciambella poi sul divanetto davanti al camino e insieme, nuovamente amici, ci incantiamo davanti alle fiamme guizzanti e allegre.
Ripeto a me stesso, come una nenia, la bella poesia di Humberto Ak’abal sul fuoco, mentre Tobias, da buon gatto selvaggio, forse non pensa, gode il calore, dorme e i sogni sono solo suoi.
Humberto Ak’abal
IL FUOCO
Il fuoco
Accucciato
Calma la tristezza del legno
Cantandogli
La sua ardente canzone.
E il legno
Lo ascolta
Consumandosi
Fino a dimenticare
Che fu un albero.
DINOSAURI CONTEMPORANEI
Lo riconoscono tutti: gli anziani, ovvero quelli sopra i 60 anni, stentano ad adattarsi alle diavolerie della cosiddetta rivoluzione digitale.
Nonno Talpone li osserva spesso con occhio complice ed intenerito.
Quelli che utilizzano ancora i loro cellulari preistorici a conchiglietta e non sanno ancora usare gli SMS.
Quelli che si fanno affibbiare da negozianti furbetti dei prestigiosi portatili, ma non sanno come accenderli.
Quelli che si comprano l’ultimo iPhone ma lo sanno usare solo come telefonino.
Lui invece, nonno Talpone intendo, non solo da più di 25 anni colleziona computer, ma sa usare perfino WhatsApp.
Così ieri sera ha potuto ricevere una serie di ben 4 messaggi dal suo Martello di dio.
“ Va che sono intelligente io “
( La modestia è una parte fondamentale del suo carattere.)
“ Ma tu sai che puoi dettare i pensieri tuoi e di nonno talpone al cellulare e lui te li trascrive ?”
( Per un attimo ho sperato che finalmente fosse nonno Talpone a scrivere magicamente le sue fantasie affabulatorie.)
“ Poi ti mandi la e-mail dello scritto e semplicemente lo copi e incolli sul tuo blog”
( Mi sembra piuttosto elementare.)
“ Va che furbo sono io !”
( Solo intelligente e furbo ? Si vede che è leggermente depresso, altrimenti avrebbe scritto che è anche geniale, magnifico e bellissimo, attributi che suo padre di nascosto riconosce in modo appassionato a lui e al fratello, ma che non ammetterebbe mai ad alta voce, altrimenti chi li fermerebbe più ?)
Così dopo aver riletto più volte i messaggi e averli trascritti su un foglio di carta per prudenza, nonno Talpone ha impugnato il suo smartphone, ha schiacciato il tasto colorato di Google, quando ha visto il simbolo del microfono ha sospirato sollevato “ Ah che furbo …”
Ma non è riuscito a proseguire che subito, dalla diavolesca applicazione, è emersa la ricerca delle sue parole.
Con i seguenti primi risultati :
“ Ha ha ha ( sic) furbo sono che ti ha fatto scappare non ho kik e non rompete il c…”
“ Tony è furbo ha ha ha ( sic)”
Nonno Talpone ne è rimasto così amareggiato che mi ha chiamato per trascrivere con rolleball pen sul suo quadernetto a righe la sua avventura, per poi digitarne il testo , tasto dopo tasto, sul suo vecchio computer.
In fondo anche lui è un dinosauro contemporaneo.
SCINTILLE NATALIZIE
Buone notizie : nonostante la crisi dei posti di lavoro, nessuna aspirante dattilografa ( figuriamoci poi con miti pretese di pagamento ) si è presentata da nonno Talpone.
Ragion per cui il sottoscritto operatore ( scioperato ? perché mai ?) manterrà il suo posto al foglio scritto con penna stilografica e alla tastiera del computer.
A spiegazione della mia pretesa neghittosità devo peraltro precisare che sono stato in Umbria al mio campicello a raccogliere le poche olive del campo ( ma il giovane olivo Antonio ne portava parecchie ) , nonché a compiere le varie manutenzioni, a subire stoicamente un incredibile numero di inviti a pranzi e cene di pantagruelica quantità, a spaccare infine rami e ceppi per un camino quanto mai famelico.
Ma non ci si ferma mai, tra pochi giorni partiremo ospiti dalla coppia Martello di dio e Tasso irlandese per un periodo probabilmente fin troppo lungo.
Sarà senz’altro un piacere garantito se la coabitazione non scatenerà scintille.
Per ora mi auguro siano pacifici fuochi natalizi, ma conoscendo i caratteri spigolosi di nonno Talpone e del suo dolce Martellino non mancheranno sorprese.
Ma in ogni famiglia, come in ogni coppia, ci vuole anche movimento, altrimenti sai che noia !
PS
Sono riuscito a censurare nonno Talpone quando aveva precedentemente scritto :
“Dattilografa volonterosa, miti pretese, bella presenza, illibata cercasi “
Sai l’Istrice allora come si sarebbe scatenata !
BUON FERRAGOSTO
A tutti buon Ferragosto, festa tutta italiana, quindi auguri a quelli che sono distesi al mare, a quelli che sono a passeggiare in collina e in montagna, a quelli accaldati che vagano nelle città d’arte, senza dimenticare quelli che soffrono e non hanno niente.
Invece in Umbria come al solito si pianificano minuziosamente strategie di pranzi, cene, colazioni e merende, insomma le classiche magnate fuori porta, laute e saporite, abbondanti e ipercaloriche, da leccarsi le dita grondanti di olio e grasso.
Questa è solo la vigilia, ma è già un intrecciarsi di telefonate, appuntamenti, minuiose valutazioni di menu e di prezzi.
Ma oggi è anche l’anniversario del mio piccolo primogenito, sì proprio lui, il Promettente Avvocato, ormai dirigente stimato e temuto, ma per me, vecchio nonno Talpone, solamente il mio bimbo, anche se festeggia i 42 anni ben portati e quindi lasciatemi commuovere al ricordo dei suoi primi anni, a quei magici momenti passati insieme.
Che volete, è un cuor di papà che emerge spontaneamente da questo vecchio brontolone lamentoso, che si deve accontentare ogni tanto di stringere forte i suoi nipotini per avere un ricordo tangibile di quegli anni lontani.
Diciamo poi che anche i suoi due piccoli gnometti, ormai di 7 e 9 anni, stanno crescendo con vigorosa vivacità, il loro nonno fatica a sollevarli da terra, a gareggiare nelle corse con loro e tra non molto entreranno nella tumultuosa età dell’adolescenza.
Ma prima di entrare nelle pagane orge culinarie di Ferragosto permettetemi ancora di cullarmi nei teneri ricordi di quando mi scoprii improvvisamente papà, che magnifico titolo accademico !
CUOR DI PAPA’
Siamo in marzo, il momento della potatura degli ulivi, delle viti, degli alberi da frutta, bisogna concimare, zappettare.
E’ un richiamo insistente della natura a cui obbedire.
Nonno Talpone si era preparato alla consueta migrazione in Umbria, magari con una tappa a Parma, dove da poco il figlio promettente avvocato ha trovato un nuovo lavoro e dove passa, solitario. una parte della settimana.
Il consueto zaino di libri, telefonini e computer deve essere sembrato troppo esiguo all’Istrice Prussiana.
Così gli ha stivato la vecchia Golf Famigliare con un pesante tavolo fratino di rovere ( è del nonno, gli farà piacere averlo nel locale in affitto).
Poi pentole, boccali, decanter di cristallo con pampini di vite in argento ( se invita gli amici farà una bella figura ).
Un piumone matrimoniale, cuscini, un forno a microonde, una bottiglia di Limocello preparato dalle mani di mamma.
Voleva infilare nell’auto una scarpiera alta due metri o almeno una vetrinetta antica ( era del nonno, che si chiamava come lui ), ma, non essendo un automobile gonfiabile, purtroppo non vi è riuscita.
Sotto la pioggia battente ieri nonno Talpone, incastrato nello stretto spazio di guida, pensava di essere uno di quei kamikaze inseriti a fatica nei loro velivoli carichi di tritolo, pronti alla missione suicida contro il nemico.
Ma la sua era una missione umanitaria, anche se, una volta imboccata l’autostrada, preso dalle sue fantasie, si è provato a superare i 100 km all’ora, tra un tintinnio vibrante di vetri e pentole.
Missione compiuta, a Parma nella pausa pranzo hanno scaricato le merci, il figlio è ritornato in ufficio, mentre nonno Talpone ha visitato osterie e chiese romaniche, attendendo poi a casa il ritorno del suo piccolo.
Alle nove di sera l’avvocato ha suonato alla porta, si è cambiato e poi l’ha portato a cena in un prestigioso ristorante.
Loro due soli, cosa che raramente accade e questo piacere è lievitato al ritorno a casa, seduti al tavolo, mentre gustavano dei bicchierini di Limoncello.
Sono partiti i ricordi, gli scambi di opinione, i pacati racconti delle proprie esperienze.
Prima di andare a coricarsi, in camere separate perché nonno Talpone russa assai, il suo piccolo, pur con i suoi 42 anni ben maturati, ha confessato che era stato bello dopo il lavoro essere accolto da una persona che lo attendeva .
“ Puoi rimanere un giorno ancora da me ? Così quando torno a casa non mi ritrovo solo !”
Cuor di papà, come partire e lasciarlo per delle piante di ulivo ?
Un giorno ancora, è deciso.
E poi “ io sono fubbo”, come diceva il nipotino anni fa, una serata insieme , padre e figlio, ti tolgono di dosso più di trent’anni.
Questa è la fonte della giovinezza.
OZIO FINITO ?
Ero così comodo, rilassato, imbozzolato nella mia pigrizia appiccicosa, quasi fossi una salsiccia annegata nel lardo fuso di un barattolo di vetro, grassa, morbida, che trattiene in sé i suoi aromi profumati.
Certo vi era ogni tanto una venatura di noia, un’increspatura di melanconica depressione; anche un certo personaggio più volte al giorno bussava al mio vetro, ovviamente il solito querulo Nonno Talpone , con le sue storie fantasiose, che dovrei trascrivere e perdere in tal modo almeno un paio d’ore del mio tempo prezioso.
Siamo sinceri : il pensionato serio non dovrebbe cedere alle lusinghe di cercare un nuovo lavoro, poiché sarebbe un controsenso, una bestemmia, visto che è pagato per lasciare definitivamente un impiego e quindi dovrebbe solamente inventarsi una nuova esistenza di fantasia e riposo.
Il pensionato serio dicevo deve limitarsi nelle sue esigenze e se proprio vuole può trovare infiniti compiti irrilevanti, alcuni piacevolissimi come frequentare e giocare con i nipotini, visitare i mercati ambulanti settimanali, curiosare tra le vie della città, riposare le proprie membra, appisolarsi con i giornali e i libri sulle ginocchia.
Inoltre dovrebbe curare le sue ore di sonno e i suoi momenti di sogni ad occhi aperti, diciamo le sue reverie poetiche.
Insomma bisogna riconoscere che personalmente sono costretto a bilanciare una moglie pensionata, ma indaffaratissima in un’incredibile vortice di attività, un figlio promettente avvocato che lavora dalle otto del mattino alle undici di sera, saltando anche il pasto, un altro figlio emigrato al nord che era sempre impegnato a creare effetti speciali dalla mattina alla sera, spesso sabato e domenica compresi.
Se ipotizziamo statisticamente che uno dovrebbe lavorare 40 ore settimanali, casalinghe lavoratrici ovviamente escluse, capirete bene i miei strenui sforzi per riuscire a garantire un risultato finale approssimativamente bilanciato.
Ora invece, forse a seguito di un infortunio al piede destro e ad una lunga convalescenza, il mio piccolo, parlo del Martello di dio inglese, sembra che abbia deciso di prendersi un anno di ritiro sabbatico, rilassandosi e godendosi la vita.
Questa eventualità mi costringerebbe statisticamente a fare qualcosa, tipo verniciare quel telaio della finestra da anni scorticato e consunto, riprendere a fare ginnastica alla palestra della tarda età, cambiare la terra ai vasi sul balcone, passare l’aspirapolvere in casa.
Per iniziare sul morbido prendo carta e penna e cerco di trascrivere questi momenti di allarmanti riflessioni sul mio blog.
Nonno Talpone già freme e mi sta tormentando per dire la sua.
Ozio finito?