Lunedì in servizio di reperibilità urgente.
Il piccolo nipote di sette anni, nome in codice Polipetto, ha il mal di pancia e la febbre, i nonni corrono subito come pronto soccorso.
Lo troviamo sdraiato sul divano, con un pigiamino azzurro, seppellito sotto una pesante coperta blu, gli occhioni più grandi che mai e un vocino sommesso e lamentoso.
La mamma esce al lavoro e in quello stato decido che non si può giocare come al solito.
Accendo la televisione, i cartoni animati lo annoiano ben presto, eppure al nonno sembrano così interessanti.
Lui afferra il telecomando e, dopo un giro veloce ed ossessivo sui vari canali, si ferma su un replay delle partite di calcio della serie A.
Ovviamente si vedono quasi solo quelle della Juventus, con gran fastidio del nonno.
I borbottii e i reclami gli fanno cambiare canale fino a trovare una partita di hockey sul ghiaccio in differita, tra i Rangers di New York e gli Edmont Oliers.
Giocatori palestrati velocissimi e violenti, i colpi di mazza e gli scontri anche fisici sono continui.
Il nonno vorrebbe ritornare su Paperino and company, ma Polipetto saltella sul divano, si agita, urla grida di incoraggiamento.
Sembra guarito, i maligni direbbero che il pericolo di andare a scuola è ormai lontano.
A fine partita lui afferra la canna di un fucile giocattolo e con un pallone da calcio scivola qua e là come un forsennato, urlando punteggi clamorosi: è diventato il capitano dei Rangers.
Il nonno si è prudentemente appollaiato sul divano, l’anca dolorante sconsiglia ogni scontro agonistico.
Dopo il pranzo il Polipetto si è calmato, ha messo a posto nell’astronave la principessa Leia che il nonno ha trovato dopo un giro di telefonate e trattative con altri nonni, ma ora si annoia.
Che fare?
Recuperiamo il mazzo di carte del Conta Storie, un regalo che avevamo fatto a Natale.
Vengono distribuite due carte a testa, con immagini varie : un bizzarro gnomo in cammino nella notte, una ammaliante principessa nel suo vestito ricamato, un fiume tumultuoso che scorre tra i dirupi, l’interno di una misera capanna con famigliola affamata, un cofano aperto ripieno di gioielli.
Ognuno deve guardare le sue carte e commentarle, il racconto prosegue con il vicino che osserva le proprie figure e inventa nuovi episodi.
E’ un’esperienza piacevolissima e stranamente facile quando si è con i bambini, si passa velocemente un’ora d’incanto.
Il Polipetto ne è entusiasta, appena finito il gioco cerca un quaderno e una penna, iniziando a scrivere su un paio di fogli una storia tutta sua.
Alla fine ce la legge con il suo vocino delicato e cantilenante, io osservo lo scritto: ha pochissime cancellature ed un solo piccolo errore d’ortografia.
“ E’ la terza fiaba che scrivo – afferma orgoglioso – la dedico a mia mamma e al mio papà “
I nonni naturalmente lo guardano commossi, scusateli, come tutti alla loro età hanno il cuore tenero, nonno Talpone addirittura è rincuorato, ha trovato un successore ed un erede.
Gli auguro lunga vita e un infinito giardino di meravigliosi racconti, per lui e per voi.
Categoria: giochi
DOMANI
Domani, quando usciranno dalla scuola elementare, rivedrò finalmente i miei piccoli nipotini, lo Scoiattolino e il Polipetto, , tenendo in mano i sacchetti di ciambelle alla crema e i cornetti al cioccolato, sempre preoccupato che siano troppo affamati e denutriti.
Cercherò di non dimenticare le loro piccole borracce di acqua gassata, né i sacchetti di caramelle Coca Fritz e i confetti, infilandoli nelle tasche della giubba.
Li aspetterò impaziente fuori dalle porte, schiacciato nella ressa delle madri cicalanti e ansiose e di altri nonni come me, dondolandomi sulle gambe nervosamente, come quando si aspetta un amichetto di gioco.
Poi li abbraccerò al volo, sollevandoli in aria come se fossero degli uccellini da liberare dalle gabbie.
Li guarderò con occhi golosi e ammiranti, come se li vedessi per la prima volta.
In quel momento vorrei accompagnarli subito in qualche avventura gioiosa e mirabile, qualcosa di incredibile e sognante, a cui sarei il primo a prestar fede ingenuamente.
Perché allora fuori dalle cancellate della scuola, accostata al marciapiede, invece della mia vecchia auto, ci sarebbe un veliero dorato che beccheggiasse impaziente sull’asfalto, su cui salire a bordo tutti quanti come avventurosi bucanieri.
Ma so che mi accontenterò di portare in spalla i loro zainetti colorati, guardandoli divorare golosamente le loro merendine, accompagnandoli al vicino campetto di gioco, dove scherzeranno con gli amici della loro età.
Ormai sono cresciuti, sono dei piccoli adulti.
Purtroppo sono rimasto un bambino intrappolato in un corpo troppo grande e ormai avvizzito, ma li aspetterò comunque con paziente rassegnazione, perché quando mi vorranno chiamare o avranno bisogno di me sarò sempre a loro vicino.
In beatitudine.
PS
Nonno Talpone, con cui ancora non ci parliamo, mi sta guardando sopra le spalle e ha borbottato diversi grugniti di approvazione.
ESERCIZI DI SCRITTURA
La malattia e poi il decorso post operatorio dell’Istrice Prussiana avevano tenuto lontano i nipotini di nonno Talpone, ma finalmente ieri erano arrivati a casa dei nonni, eccitati, curiosi e con travolgente allegria.
Purtroppo la nonna non aveva più la fasciatura piratesca alla nuca, né la benda sull’occhio destro, solo un paio di occhiali scuri graduati.
“ Vi piace la nonna ? A me sembra un’attrice americana di Hollywood, tipo Rita Hayworth, la fascinosa Gilda – aveva domandato il Talpone.
“ Gli occhiali nuovi sono belli, ma la nonna ha il viso vecchio – era stata la candida risposta dello Scoiattolino.
Pazienza, i bambini dicono sempre quello che pensano con tutta sincerità, poi per loro anche uno di vent’anni pare vecchio, ma nonno Talpone resta fermo nella sua impressione, non toccategli la sua diva casalinga.
I piccoli erano andati presto in esplorazione nelle stanze di quella che chiamano la loro casa dei giochi, tornando con scatole di automobiline, contenitori di Lego, libri illustrati con cavalieri medioevali.
I genitori parlavano della scuola elementare dello Sciattolino, i voti erano buoni, ma lamentavano la sua vivacità.
“ Poverino, come lo capisco – l’aveva difeso il nonno – ricordo bene, in classe ci facevano portare il grembiule nero con il colletto inamidato e un fiocco azzurro che si sfilacciava sempre. Poi la noia di stare seduti al banco con le mani dietro la schiena e guai muoversi o girare la testa !”
“ Come nonno, stare fermi con le mani dietro la schiena, ma vi torturavano ?”
“ Beh, bacchettate a parte, bisognava stare come delle mummie, ma nell’intervallo ci scatenavamo, si masticava la carta assorbente, la si infilava sul pennino, i più scatenati la intingevano nel calamaio e ce le tiravamo addosso per fare i dispetti.”
“ Pennini, calamai … ma cosa sono nonno?”
“ Eh già, ora usate le biro, ma tu Tuttopiede ti ricordi il nettapenne, le gomme dure da inchiostro ?”
“ Veramente anche quando ero bambina usavo la penna a sfera – si è giustificata con un sorriso colpevole la dolce figliola.
“ Ah che mondo, aspettatemi ! – aveva esclamato nonno Talpone, fiondandosi alla ribaltina della sua scrivania, rovistando in quel marasma di oggetti conservati da sempre e tornando indietro brandendo trionfante tre cannucce, un porta pennini, la boccetta dell’inchiostro e un pacco di fogli.
“ Vi mostro come si fa, bisogna infilare i pennini, ecco prendi questo con il ditino indice sporgente, inumidirlo con la saliva, intingere nella boccetta, non troppo, inclinare la mano così, non in verticale come con la biro, con grazia, calma, calma … non trovo più il tampone della carta assorbente, usiamo lo scottex… Aspettate, vi porto i libri sui manoscritti medioevali, così potete vedere la minuscola carolingia, vedrete che bella!”
Ma i piccoli erano già entusiasti e persi nei loro esperimenti con l’inchiostro che macchiava mani, fogli, tavolo; qualche tentativo di lettere, poi ghirigori, uno stemma della Juventus, una larga macchia d’inchiostro, un buco nella carta.
“ Ci si vede dentro, guarda nonno !”
Gli esercizi di calligrafia, se lo vorranno saranno per un’altra volta, ora avevano scoperto altri giochi con le macchinine che si combattevano a colpi di karate.
Quando sono usciti nonno Talpone ha pensato di costruire dei fogli di papiro, forse anche delle tavolette di cera per far provar loro ebrezze antiche, ormai superate.
Beh, ragionandoci sopra, si rende conto di essere ormai una specie di animale preistorico, superato dai tempi, troppo legato ai suoi ricordi.
Si tratta di un attimo, poi ci ride sopra, perché lui deve render conto solo ai bambini, quelli che considerano la sua casa come un posto magico dove si può trovare di tutto, una vera casa dei giochi.
DONNE E CHAMPAGNE
Dalla mia finestra noto con sorpresa che il traffico di auto sembra diminuito, c’è meno rumore, poche grida e mi rendo conto di non vedere le solite frotte di ragazzi che con gli zaini in spalla si urtano, scherzano, si raggruppano e si dividono come sciami di pesciolini nelle acque basse del mare.
La scuola è finita, eh già!
Anche i nipotini, almeno quello che ha appena terminato la prima elementare è rimasto a casa.
No, ora ricordo che dovrebbe essere con il suo amico del cuore al campo estivo al parco.
Mi viene in mente che venerdì scorso avevo sentito un gran vociare proveniente dalle scuole dietro casa, si erano persino sentite delle esplosioni di mortaretti tra le risate irrefrenabili.
Anche il mio Scoiattolino si sarà scatenato all’uscita di classe, chissà se avrà urlato “ E ora donne e champagne !” in un impertinente moto di allegria.
Due o tre settimane fa, mentre nonno Talpone era a Brighton, in visita assistenziale dal figlio inglese e dall’amabile marito irlandese, i nipotini, in compagnia dei genitori e della nonna, erano stati in Umbria nella nostra casetta di collina, che a loro appare sempre come un Eden avventuroso da esplorare.
Avevano incontrato più volte mio cognato, il barbuto sindacalista radicale, scatenato affabulatore e pervicace maschilista, che sembra continuasse a ripeter loro :
“ Ragazzi ! Adesso donne e champagne!”
Queste esclamazioni esaltate e trionfanti, come se fossero pirati all’assalto di una goletta mercantile dovevano evidentemente averli colpiti, perché al mio ritorno, durante una cena, l’avevano ripetuta in continuazione come un gioioso ritornello.
“Spero che tu non la urli anche a scuola, vero? – ho chiesto tra il divertito e il perplesso.
“ Ma no nonno, altrimenti la maestra avrebbe chiamato la mamma per metterla in punizione – ha precisato giudiziosamente lo Scoiattolino.
Mentre il fratellino Polipetto, indomabile protagonista di ogni situazione, continuava a pigolare “ Donne ! Champagne !”, nonno Talpone, pur compiaciuto per le scelte enologiche del nipote ( Dio ci guardi dagli astemi !) , ha voluto indagare più a fondo.
“ Ma come fai con lo champagne, lo bevi nei calici ?”
“ Ma no nonno, metto nella cintura tante bottiglie di champagne e poi le tiro in testa a tutte le donne!”
L’espressione estatica del padre promettente avvocato, già orgogliosamente compiaciuta per il figlio promettente donnaiolo, si era subito allarmata, per poi sciogliersi in una comune risata liberatoria.
IL VINAVIL
“ Certo che è proprio bella quella grossa valigia che ho portato da Brighton, ma guardala, fa davvero un figurone! Proprio grande a confronto della solita valigia che si usa !”
Nonno Talpone non si stanca mai di ammirare estasiato il suo baule Pierre Cardin che riposa contro una parete di casa, dove fino a poco tempo fa c’era il vecchio pianoforte, ormai trasportato in casa del Promettente Avvocato.
Personalmente non so cosa ne possa fare, lui sostiene che forse lo porterà in Grecia, nell’isoletta di Karpathos, dove passerà una vacanza di una settimana con vecchi amici.
Il problema è con cosa riempirla, a parte un paio di costumi, la cuffietta, gli occhialini, due pantaloncini e un asciugamano da spiaggia.
Basterebbe il suo solito zainetto da anziano globetrotter.
Di certo se non ci fosse il limite di peso di 20 kg per il bagaglio trasportato sull’aereo lui avrebbe pensato di infilarci la sua canoa gonfiabile, remi compresi.
Ma la moglie Prussiana vigila sempre.
Quindi lui passa spesso le serate ad accarezzare con gli occhi il suo baule firmato, ascoltando musica classica in filodiffusione e smanettando il suo ultimo giocattolo, un Tablet WiFi N10, di cui non ha ancora capito le immense funzionalità nascoste.
Quando era a Brighton l’aveva visto in mano al figlio Martellus deus e , come un bambino capriccioso, l’aveva voluto subito anche lui.
Anche se per questo potrebbe passare per un patito di tecnologia, non so perché si lamenta spesso di una certa bottiglia di Vinavil da un litro che, afferma lui, gli sarebbe stata trafugata.
Ascoltiamo dunque nonno Talpone, i nonni, si sa, tocca sopportarli con pazienza, dopo tutto ci curano i bambini, ci pagano i bollettini e le multe alla posta, riescono a fare cento piccoli lavoretti e poi in fondo durano poco.
“Dunque, come forse saprete, in Inghilterra ci sono dei luoghi magici. No, non gli studios di Harry Potter, la Torre di Londra, il British Museum, gli hangar degli aerei da guerra di Duxford, parlo di “ Poundland” e di “ 99p”.
Pensate, in ogni città ci sono degli enormi supermercati con migliaia di articoli al prezzo di 1 sterlina o di 99 pennies.
Ad esempio l’ultima volta non ho potuto fare a meno di acquistare: una spazzola da bagno di legno con rullini da massaggio, un set di riparazione per bici ( non importa se non ci salgo sopra da anni, possono sempre servire ), due pile con lucina-bussola-fischietto, un set di cacciaviti e avvita dadi, un berretto pieghevole e impermeabile con bandiera inglese, una confezione da 30 pile da orologio, due bastoncini di luce fosforescente da campeggio, un set di fanalini a luce intermittente da bicicletta, un album da 500 fogli di carta a righe, una confezione con ben 10 penne ad inchiostro liquido, una tavoletta di gomma per appiccicare al muro i poster o i disegni dei piccoli, una favolosa colla bi-componente da saldatura con annesso spatolino, un flacone di Vinavil da 1 litro.
Ci pensate, in Italia un barattolino da 100 gr. di questa colla costa almeno due euro.
Come saprete il Vinavil è assolutamente necessario per restaurare le copertine dei libri, i fogli stracciati inconsapevolmente dalle manine dei bimbi, per incollare i disegni da loro ritagliati, per fare costumini di carta.
Insomma per un nonno carta, pennarelli, una forbice, pennellino e barattolo di Vinavil sono una necessità giornaliera indispensabile.
Ci crederete ? Al check-in dell’aeroporto una ragazza ha avuto il coraggio di sostenere che il mio bauletto Pierre Cardin era troppo pesante e quindi dovevo pagare un sovrapprezzo di 22 sterline per i chili di troppo.
No, non si riferiva al mio peso sforma, indicava la mia prestigiosa valigia firmata.
Così ho aperto il bauletto, travasando tutto il possibile nel mio zainetto e nelle varie tasche della giacca a vento.
Sembra che alla fine ci abbiano ripensato, accettando il bagaglio semi svuotato, pur di allontanarmi dalla fila.
Al controllo, le scarpe nella tasca destra sono passate, il litro di inoffensivo Vinavil in quella sinistra invece è stato sequestrato come arma letale, pensavano forse che volessi incollare i seggiolini dell’aereo ?
Ora ho la mia bella valigia, potrei mettermi dentro e farmi scarrozzare per la stanza dai bimbi, tanto ha quattro capaci rotelle gommate, ma il Vinavil non ce l’ho più, come faccio a riparare i loro giocattoli?
T’ARRICORDI ?
Oggi finirà la nostra piccola quaresima, dopo una settimana di assenza andremo all’asilo e alla scuola dei nipotini per stare insieme con loro, giocando e scherzando per tre sole ore.
Sentirò ancora il Polipetto chiedere “ T’arricordi nonno quando facevi il cavallo e io l’imperatore ?”
Poi messo a carponi lo farò salire in groppa al vecchio ronzino, con una tovaglietta legata al collo come un mantello, mentre lui brandendo uno stecco o un ombrello come una spada, mi spronerà verso la conquista dell’altra stanza.
I “ T’arricordi ?” arriveranno a fiotti, per disegnare insieme castelli e animaletti, per costruire il palazzo di Lego del sindaco Pisapia e dei suoi vigili, per iniziare gare di formula uno con macchinine malconce.
I piccoli non sanno ancora che i nonni vivono di ricordi, anzi questi sono ogni giorno più preponderanti dei fatti reali, verso la fine saranno quasi assoluti, rendendoli più facilmente assimilabili alla loro essenza finale : un ricordo, si spera piacevole.
Forse per questa magia del ricordo nonno Talpone cerca di frequentare le persone che gli fanno rivivere gli amici più cari, quelli di cui non è rimasto che un nome, delle immagini care.
Ieri ha finalmente incontrato in una pasticceria ( luogo perfetto di incontri, vero mammina?) un vispo ragazzino di due anni, che porta il nome di un suo caro amico, che lo ha lasciato tre anni fa.
Un’assurda e puerile speranza di trasmigrazione delle anime, legata alla fatalità di un nome.
Il piccolo biondo e vivacissimo, doverosamente accompagnato dalla sua dolce mamma, ha giocato, scherzato, strillato di gioia in compagnia di un vecchio signore, alto, pelato, dal naso buffo, specialmente quando vi ha appiccicato una rossa pallina da clown.
Talpone cercava di impersonare anche il nonno che il piccolo non ha mai potuto conoscere e in realtà si è divertito immensamente, come fosse un nuovo compagno di giochi.
Spera di rivederlo ancora, mamma permettendo, per poter scherzare come un nonno virtuale, in forza di un ricordo di un nome.
Chissà, in futuro, una volta cresciuto, il ragazzo chiederà “ Mamma, ti ricordi quel signore che veniva a giocare con me ogni tanto, ma chi era ?”
Un nonno, un uomo buffo, un guizzo di ricordi, come lo stridio gioioso di un gabbiano.
L’ANZIANO MARINAIO
Domenica mattina al mercatino dei libri di piazza Diaz a Milano ho scoperto, tra un cumulo di libri accatastati su un instabile tavolino, una copia dei “ Giornali di bordo “ del capitano James Cook, dedicati al primo viaggio in cui circumnavigò la Terra da est a ovest.
Mi aspettano tranquille serate di avventurose letture, controllando i dati con gli altri quattro libri che possiedo sull’argomento.
Sono sereno, non avrò i soliti terrori e ansie che mi colgono ad ogni partenza, sia pure di poche centinaia di chilometri in treno o in aereo.
Forse sto cominciando ad assomigliare a quel Tartarino di Tarascona che leggevo da bambino.
I libri fanno piacevolmente sognare, quindi leviamo le ancore, ma Talpone più che capitano in poltrona vorrebbe tornare mozzo sui fantasiosi vascelli dei suoi nipotini.
AI MARGINI DEL GIORNO
Stamattina dopo un’allegra colazione, tutti quanti allineati lungo il tavolo di cucina, dove sono circolate chiacchiere assonnate, frettolose raccomandazioni dei genitori e qualche buffonata del nonno, con qualche rimpianto ed un accenno di protesta del Polipetto i piccoli sono stati accompagnati a scuola dal papà e poco dopo anche l’avvocato Tuttopiede, con un identico leggero sospiro, è uscita per recarsi al lavoro.
I nonni, il Talpone e l’Istrice Amorosa, hanno chiuso la porta e sono ritornati a tavola, dove li aspettavano una distesa di piattini e tazze vuote, molte briciole sparse, alcuni barattoli semivuoti di marmellata e di miele.
Quasi a riempire quell’innaturale silenzio, nel terminare in fretta la colazione, i due anziani si sono rammentati a vicenda le battute ingenue dei piccoli nipoti, i loro gesti teneri, da cuccioli di uomo, come usa dire lo zio Martellus Deus.
Hanno pulito casa, si sono lavati e vestiti, lei ha preparato e cotto con gesti sicuri un grosso pane con la farina di farro; lui è uscito per andare al mercato settimanale da suo verduraio del Bangladesh, ritornando dopo le chiacchiere d’uso con quattro borsoni carichi, risalendo poi le scale di casa senza troppo sospirare, se non per il ricordo dei suoi piccoli amici.
A pranzo hanno intaccato la loro riserva quasi inesauribile di avanzi natalizi, hanno letto i loro libri, finendo per addormentarsi per il solito pisolino pomeridiano, preparandosi poi per l’impegno del corso in palestra, quello dei nonni avanzati.
Si sono trovati soli per la cena, mentre una televisione parlava di cose che nessuno ascoltava.
Ieri da quando nel pomeriggio erano stati all’asilo e alla scuola per il loro turno settimanale i due nonni avevano vissuto e giocato con i piccoli principi, avevano riso, inventato, “ pazziato”, come compagnucci di gioco più grandi, quasi fossero i ripetenti di classe troppo cresciuti.
Per carità, non c’è rimpianto, ognuno deve avere i propri spazi.
Le regole d’oro sono sempre quelle : autonomia e libertà.
Affermiamo risoluti che anche i nonni devono avere la loro vita.
Però …
Però un profondo sospiro di nostalgia almeno permettetecelo.
EPIFANIE
Oggi abbiamo iniziato a staccare gli allegri addobbi natalizi dalla porta di ingresso, dagli specchi e dalle varie pareti di casa.
Abbiamo riposto negli scatoloni le palline colorate di vetro soffiato, i nastri argentati, le stelle e stelline di carta, ritagliate e colorate insieme ai nipotini.
Anche l’albero di Natale, rimasto spoglio e ormai simile ad un ombrello scarnificato da una sferza di vento invernale, sarà ripiegato ed ecologicamente riposto in solaio per il prossimo lontano Natale.
L’Epifania è veramente il suggello di chiusura di tutte le feste, non la sopportavo anche da bambino, chiudeva una illusione di paese dei balocchi, i miei dicevano “ L’Epifania ogni festa porta via”
Basta quindi con i regali e i dolciumi, allora veramente sobri e quasi avari, basta con quelle cene in cui apparivano a tavola gli affettati con i sottaceti, i ravioli galleggianti nel brodo fumante ( servono a mettere a posto lo stomaco!), l’arrotolato d’arrosto e il bollito, un grande panettone e i torroni.
Allora non si ingrassava granché.
Si tornava subito al risotto, la trippa, i polpettoni, l’aringa affumicata e le frittatine.
La domenica era festa, si mangiava il pollo con le patate arrosto.
Innumerevoli le polente con ogni tipo di condimento, la grossa michetta da finire ad ogni pasto ( non devi lasciare nemmeno una briciola, pensa ai bambini poveri! ).
Ah già, al primo dell’anno sempre uno zampone bollito emergeva dall’apposita pentola oblunga, avvolto in un sudario untuoso di stoffa cucito con perizia dalla mamma sarta, si serviva nei piatti a grosse fette con contorno di lenticchie, quelle grosse, marroni e indigeste.
Ma portavano fortuna, mi dicevano, ogni chicco era una moneta che si sarebbe senz’altro guadagnata, ogni anno io bambino ingenuo trangugiavo grosse mestolate di quei legumi, fiducioso che quell’anno saremmo diventati finalmente ricchi.
Invece, in quei avventurosi anni del primo dopoguerra, indossavo sempre gli abiti smessi e riadattati di mio padre e di mio fratello maggiore, i regali li ricevevo solo a Natale, sfortunatamente troppo vicino al mio compleanno, il gelato alla domenica era un sogno spesso inutilmente perseguito.
Le nostre vacanze estive, con la chiusura della scuola, iniziavano con il trenino delle Varesine e con il tram a scartamento ridotto che ci portavano al bilocale-cantina in affitto, con servizi all’esterno, nel mio paesino natio, lungo la strada che serpeggia verso il Campo dei Fiori.
Vicino al nostro casermone vi erano, a parte le alte recinzioni che chiudevano dei misteriosi vasti parchi signorili, alcune cascine e poco più in alto un piccolo cimitero tra i pini, luogo ameno e meta di coraggiose escursioni serali, con la piccola banda di amici, per mostrare prove di coraggio.
Il traguardo massimo, difficilmente raggiungibile, era quello di entrarvi dentro di notte, saltando il muretto per assistere impavidi al manifestarsi di un guizzante fuoco fatuo tra le tombe.
Personalmente devo confessare di non esservi mai riuscito.
Mio fratello maggiore d’età si vantava di averli visti più volte, io gli domandavo ansioso se erano veramente spettri o anime dei morti, come noi piccoli fantasticavamo.
Lui ci dava degli ignoranti, spiegando inutilmente che si trattava solo di gas di decomposizione che risaliva tra le pietre e s’infiammava.
Ma per noi già l’avvicinarsi al pesante cancello arrugginito del piccolo cimitero era un’impresa, di giorno ci intimoriva anche l’entrarvi di soppiatto, sulla destra dell’entrata s’incontrava una cappella con sbiaditi affreschi del giudizio universale, quasi per dare un macabro benvenuto.
Ora, come ogni persona anziana, mentre ripongo gli ornamenti natalizi, ripenso a quei giorni lontani con stupita commozione.
I nipotini ieri sera erano ripartiti con i loro genitori, portandosi via il contenuto delle grandi calze della befana: libri, feroci guerrieri con durlindane e alabarde, flaconi di sapone all’arancia e ai frutti di bosco ( introvabili per ora quelli alla cioccolata ), rossi nanetti che emanano bagliori, caramelle, cioccolatini.
Si sono stupiti di trovare in fondo alle calze delle lucide mele verdi e dei profumati mandarini, ancora abbarbicati ai rametti con le foglioline.
Da bambino questi ultimi erano i veri regali che chiudevano le feste, lasciandomi un profumato saluto di addio.
Sono ricordi da vecchio, me ne rendo conto e mi scuso, ma nonno Talpone non lo posso scacciare quando ancora mi si avvicina, con l’aria svagata e timida di un gatto randagio, che ti annusa e ti guarda, incuriosito e perplesso, in un mondo ancora spesso incognito e crudele.
JOLANDA
“ Nonno guarda, è il regalo che ci ha portato lo zio Federico, come aiutante di Babbo Natale !”
Appena aperta la porta nonno Talpone scopre che i nipotini stanno giocando ammirati con un enorme galeone pirata della Playmobil, sdraiati tra il corridoio e la sala della loro casa, quella degli avvocati di Wisteria Lane.
Lo zio è un amico di famiglia, ex compagno di lavoro di suo figlio, una persona amabile, dolce e gentile come pochi, giunto da Roma a Milano per una riunione di lavoro, con l’occasione ha voluto anticipare i doni natalizi.
Liberatosi in fretta della sua giacca a vento marinara color rosso pomodoro, il nonno si sdraia anche lui a terra per vedere da vicino lo stupendo galeone, osserva con occhio intenditore le velature, le funi, i paranchi, dà consigli sulla disposizione dell’equipaggio e mette un piccolo mozzo sulla coffa in cima all’albero più alto per avvistare in tempo i nemici.
Però occorrono altri navigli, rovistando nella camera dei bambini si recuperano in fretta altre due feluche minori, due barchette a remi e un piccolo gommone in cui mettiamo un vigile per dirigere il traffico.
Non si trova invece il veliero che il nonno aveva regalato loro due anni fa, quello che ballonzolava sulle sue ruote per simulare le onde marine, dotato di una capace stiva per i tesori.
“Dov’è il nostro vecchio galeone ? – domanda allo Scoiattolino.
“ Eh … Papà l’ha regalato all’asilo, io gli avevo detto di no, ma lui l’ha portato via lo stesso – piagnucola amareggiato il piccolo.
Questo fa arrabbiare seriamente il nonno, oltretutto con quell’acquisto al grande magazzino gli avevano consegnato, forse per sbaglio, dieci tagliandi di una lotteria, non aveva vinto niente come al solito, ma in compenso aveva ricevuto dieci SIM telefoniche da tre euro, iniziando così la sua avventurosa esperienza con tutti gli operatori telefonici nazionali, che con straordinarie offerte promozionali per cambiare gestore gli hanno via via consegnato decine di bonus gratuiti fino a duecento euro, fino a collezionare quattordici SIM per undici cellulari ( sic !).
Una numerosa flotta nell’appartamento può forse sembrare ingombrante per la mamma Tuttopiede che deve mettere in ordine casa, ma via, noi siamo pirati, abbiamo le nostre esigenze.
Quando potremo da grandi ci compreremo una casa dei giochi tutta per noi.
Comunque ci arrangiamo con i navigli che restano, scegliamo gli ometti, le armi, proviamo i cannoni a elastico.
E i tesori ?
Già, le piccole casse di plastica con i dobloni dipinti ci sono, ma i piccoli vogliono monete vere.
Si accontentano degli spiccioli del nonno, per fortuna aveva il borsellino pesante e soprattutto hanno sorvolato sulla mancanza di monete d’oro.
Abbiamo gattonato tra le varie stanze, spingendo i nostri velieri, lanciando urla di guerra e cercando anche di far ragionare il Polipetto, che a quattro anni ad un certo punto voleva far volare in alto il suo galeone pirata.
“ Non è giusto ! Devi stare a terra! – si lamenta il fratello più grande.
“ Ma io l’ho visto fare a capitan Uncino – piagnucola l’altro.
“ No guarda, semmai era Peter Pan, ma quì non abbiamo Campanellino, quindi tutti a terra, ma ora ho le ginocchia rotte, non si può giocare con gli aeroplanini o fare dei bei disegni seduti al tavolo ? – azzarda speranzoso nonno Talpone, alzandosi a fatica, con le articolazioni intorpidite.
Nonna Istrice si propone come valida sostituta e manovra il suo vascello, ma sul suo legno integra la ciurma con due pupazzetti dalle forme inequivocabilmente femminili.
“ Non è valido ! Non ci sono le donne pirata ! – strilla il purista Scoiattolino.
“ Beh non è vero, lo dice anche il tuo libro dei pirati, ti ricordi ? – afferma pacioso il nonno – E poi rammento benissimo, da piccolo leggevo del Corsaro Rosso, di quello Verde e di un libro sulle avventure di Jolanda, la figlia del Corsaro Nero. Li ho ancora in cantina. Salgari docet !”
I piccoli alfine accettano il parere del nonno e le battaglie continuano tra urla e proclami di abbordaggio.
Nonna Istrice, seppure senza il vocione del marito, si sta comportando bene, tra scontri, lancio di cuscini e rovesciamento di navigli.
Il gommone del solitario vigile di Pisapia viene ignorato completamente, il traffico delle imbarcazioni è impazzito, come i questi giorni di pioggia e di scioperi dei trasporti pubblici.
Nonno Talpone, seduto su una sedia, ammira il gioco e guarda amorevolmente la sua Istrice, scarmigliata e vociante.
Bisogna riconoscerlo: sembra proprio la sua eroina di un tempo, Jolanda, la spavalda figlia del Corsaro Nero.