Alla fine zio Fiele se n’è andato via.
Nonno Talpone era ancora in un bagno di dolore per la caduta sullo scivolo del box, non si sa poi perché lui debba sempre cadere per frettolosa sbadataggine, ma era ormai più che deciso a questo allontanamento, non poteva più lasciarlo scorazzare nella sua casa, blog annesso.
Alcune conoscenti ed amiche del suo corso di ginnastica della quarta età, tenuto nella vecchia palestra della vicina scuola elementare, erano state avvicinate da zio Fiele e circuite in modo pressante perché cercassero nuovamente l’anima gemella grazie alla sua agenzia matrimoniale.
Passi per le vedove sessantenni, ma insistere con la signora Tullia, arzilla novantunenne e ancora felicemente sposata, perché aprisse il suo cuore a nuovi rosei orizzonti era stato veramente troppo.
Inoltre aveva iniziato una subdola manovra di accerchiamento con i suoi nipotini.
No, non per farli sposare alla loro verde età di sette e nove anni, ma per indagare e carpire i loro risparmi.
Lo Scoiattolino aveva infatti confidato che lo zio Fiele, “Ma chi è questo zio, non ne avevi mai parlato nonno !”, si era più volte informato sui regali monetari ricevuti a Natale, compleanni e nelle occasioni di pagamenti del Topino Azzurro per i dentini di latte a loro caduti.
Quando aveva realizzato che il cospicuo capitale da loro conservato nei porcellini di plastica dorata, ammontante a ben 230 euro, era stato momentaneamente ritirato dalla loro mamma circa diciotto mesi fa, senza nemmeno rilasciare un assegno relativo al suddetto importo , zio Fiele si era profondamente indispettito e aveva brontolato :
“Fatevi almeno pagare gli interessi, direi almeno dieci euro alla settimana, io saprei come farveli fruttare !”
Si era anche interessato alla loro collezione dell’astronave dei Rollinz, che secondo il piccolo aveva un enorme valore, visto la quantità enorme di cibo accumulata nei ripostigli e la dispensa della cucina, in seguito alla loro raccolta presso il supermercato Zeta Lunga.
Purtroppo erano ancora mancanti la principessa Leia e Chubecca, questo ne faceva crollare il prezzo di mercato.
Così, di fronte ad un’ennesima richiesta di prestiti, nonno Talpone aveva finalmente ceduto e , dai mille euro iniziali, dopo una feroce trattativa, vuotando il suo portafoglio, contenente ben 125 euro, aveva almeno salvato il grosso borsellino degli spiccioli in monete varie.
Ieri mattina a mezzogiorno zio Fiele era uscito di casa, dando il braccio da perfetto cavaliere alla Dolores, la nostra donna delle pulizie, quella che ci visita due volte alla settimana per i lavori pesanti.
Per quanto riguarda la Dolores, single sessantenne, che già mantiene qua a Milano una sorella con due figli e nelle Filippine i due genitori e un numero crescente di parenti di vario grado, non credo che potrà essere per lui una lucrosa relazione d’amore.
Avevamo domandato , per pura cortesia, dove sarebbe andato e zio Caino Fiele ,stretto alla sua Dolores, aveva accennato ad un incontro con suo fratello Eva.
Da quanto sappiamo costui, ex campione provinciale di wrestling femminile dovrebbe vivere con qualche gruzzoletto,in un paesino vicino a Bassano del Grappa.
Così, agitando una mano zio Fiele ci ha salutato gentilmente ammonendoci serafico “ Ricordate: il sangue non è acqua, così staccandomi da voi, solo per amore della famiglia andrò a peregrinare per il mondo cercando mio fratello, addio !”
Categoria: matrimonio
SCINTILLE NATALIZIE
Buone notizie : nonostante la crisi dei posti di lavoro, nessuna aspirante dattilografa ( figuriamoci poi con miti pretese di pagamento ) si è presentata da nonno Talpone.
Ragion per cui il sottoscritto operatore ( scioperato ? perché mai ?) manterrà il suo posto al foglio scritto con penna stilografica e alla tastiera del computer.
A spiegazione della mia pretesa neghittosità devo peraltro precisare che sono stato in Umbria al mio campicello a raccogliere le poche olive del campo ( ma il giovane olivo Antonio ne portava parecchie ) , nonché a compiere le varie manutenzioni, a subire stoicamente un incredibile numero di inviti a pranzi e cene di pantagruelica quantità, a spaccare infine rami e ceppi per un camino quanto mai famelico.
Ma non ci si ferma mai, tra pochi giorni partiremo ospiti dalla coppia Martello di dio e Tasso irlandese per un periodo probabilmente fin troppo lungo.
Sarà senz’altro un piacere garantito se la coabitazione non scatenerà scintille.
Per ora mi auguro siano pacifici fuochi natalizi, ma conoscendo i caratteri spigolosi di nonno Talpone e del suo dolce Martellino non mancheranno sorprese.
Ma in ogni famiglia, come in ogni coppia, ci vuole anche movimento, altrimenti sai che noia !
PS
Sono riuscito a censurare nonno Talpone quando aveva precedentemente scritto :
“Dattilografa volonterosa, miti pretese, bella presenza, illibata cercasi “
Sai l’Istrice allora come si sarebbe scatenata !
CLASSIFICHE CONIUGALI
“ Il progresso è la legge della vita … ( noi ) continueremo a fare progressi anche se andassimo all’indietro. “
Da “ I morti di Jerico “ di Colwin Dexter
Dite quello che volete, ma certe volte la mia vita sembra avanzare a gambero.
A vent’anni lei mi amava ed ero il primo della lista.
Dopo il matrimonio con il primo figlio sono passato in seconda posizione.
Alla terza con la nascita del secondo.
Avanzai al quarto e poi al quinto posto con la venuta dei due nipotini.
Da Natale con i regali gattari alla moglie mi sono piazzato all’onorevole posizione numero 7, dicono però che quello sia un numero magico.
Ma la vita potrebbe essere ancora lunga, potrei essere promosso ad ulteriori avanzamenti, fino a quando la mia adorata Istrice Prussiana mi sopporterà.
ADEMPIMENTI CONIUGALI
L’aveva ritrovato a tarda serata, quando era ormai l’ora della breve lettura prima che cali il sonno.
Gli era apparso stanco, anzi stravolto e nonno Talpone gli aveva elencato con tono strascicato e meticoloso gli avvenimenti della sua giornata.
“ Alle otto stamattina ha trillato la sveglia vocale del telefonino, con quella voce crudele da sergente maggiore che chiedeva ai presenti di alzarsi subito.
Toeletta veloce e meticolosa, poi le quattro medicazioni prescritte alla povera Istrice.
La colazione da preparare, lo svuotamento della lavastoviglie, la messa in ordine di casa.
In seguito con cadenzate ravvicinate le altre incombenze: spesa al supermercato, preparazione del pranzo, le quattro medicazioni, tavola da apparecchiare, servire, sparecchiare, passare la spazzola antipolvere sui ripiani, quadri, scaffali, libri, altre quattro medicazioni, passare l’aspirapolvere nelle stanze, strofinare con lo straccio bagnato i pavimenti con piastrelle; ben due volte, ci pensi ?
Altre somministrazioni di colliri, preparazione della cena, apparecchiare, sparecchiare, mettere a posto.
Per la verità non ho dovuto stirare le camice per ora, non abbiamo avuto i bambini, non ho lavato i vetri.
Ora sono finalmente steso a letto sotto le coperte e non ho più forze.
Però mi ritengo ancora fortunato.”
“ Ma scusa perché dici fortunato ? – non aveva potuto fare a meno di chiedergli.
“ Semplice – ha sussurrato nonno Talpone – mia moglie per ora non ha preteso gli adempimenti coniugali.”
GIOVANI MODERNI
Un recente articolo sulla preparazione della vellutata di zucca ha ricevuto segnalazioni da vari blog di ricette di cucina e questo fatto ha pericolosamente alzato il livello di autostima di nonno Talpone e irrobustito l’usuale incerto senso di sicurezza.
In seguito all’indisposizione della sua Istrice Prussiana, costretta a letto da influenza e febbre, lui si è ormai delegato ai lavori casalinghi, da bravo massaio.
Oltre a fare acquisti giornalieri al supermercato e alle bancarelle di strada, sia pure sotto precise disposizioni scritte del gran capo, lui apparecchia tavola, carica e scarica la lavastoviglie, rifà i letti, arieggia le stanze.
Per la cucina ha sin’ora utilizzato le vaschette di cibo già predisposte dalla moglie, che lui magistralmente sa riscaldare con il microonde.
Ma ieri la sua adorata consorte ha richiesto la preparazione di alcune patate bollite e questo ha suscitato qualche legittima domanda :
Quanto dovevano essere grandi i tuberi ?
Dovevano essere salati in fase di cottura ?
Quanta acqua si doveva inserire nella pentola ?
Quanto tempo dovevano bollire ?
Richieste le precisazioni all’inferma febbricitante, le risposte sono state vaghe, come tutte quelle dei cuochi esperti.
“ Prendi delle patate di misura media (?) “
“ Metti il sale quanto basta (?) “
“ Dopo un po’ provi la cottura con la forchetta (?)”
Nonno Talpone ha quindi raccattato cinque patate di incerta grossezza, le ha buttate nel catino con acqua, ha afferrato una pentola, immesso acqua e patate, ha acceso il fuoco del fornello e, appoggiato al lavello, ha scrutato attentamente il processo alchemico in corso.
Dopo una decina di minuti è stato chiamato sul cellulare dal figlio, quello Promettente Avvocato e chef dilettante, che chiedeva notizie della madre.
“ Tutto bene, cioè sta male, ha la febbre a 38,5°, ma penso io a tutto, adesso per esempio sto cucinando “
“ Che cosa stai preparando papà ?”
“ Sto attento alla bollitura delle patate che mi ha richiesto tua madre “
Non ci crederete, ma quell’impertinente si è lanciato in una risata gorgheggiante e beffarda, senza alcun motivo.
Questi giovani moderni non hanno più rispetto.
DAL DIARIO D’UN SINGLE
Avrei dovuto riportare gli appunti di Ventotene, ma se ieri mi ero perso e commosso al ricordo della mia gatta Stellina , devo ammettere con imbarazzo che sul finale ho pianto a scroscio come un bambino, anche oggi devo rinviare l’impegno perché sono troppo emozionato e orgoglioso per tutt’altro motivo.
Due settimane senza moglie possono dare magari un’ebrezza di libertà ma, finiti i piatti puliti, i bicchieri e le padelle, esaurite le provviste di calzini, magliette, mutande e camice, mi sono trovato come costretto all’angolo del ring.
Per i piatti nessun problema, snobbata la lavastoviglie, complicata e antiecologica, ho lavato tutto a mano, memore dei periodi di lavapiatti all’estero nei miei vent’anni.
Il lavare la biancheria era più complesso, non potevo ricorrere ai ricordi della mia povera mamma, che lavava con il sapone di Marsiglia sulla tavola di legno nella vasca da bagno.
Dove sarà poi finita quell’asse ondulata, senz’altro nella cantina di Milano, io non butto mai via niente per principio, sono della generazione di guerra io, forse l’avrò anche detto in precedenza.
Perciò ho telefonato a mia moglie e ho avuto le necessarie indicazioni : quanta polvere nel misurino, il livello del tappo dell’ammorbidente, la posizione dei tre magici pulsanti da schiacciare, su cui ho incollato i numeri di sequenza per non sbagliare in seguito.
Miracolo !
Dopo circa un’ora tutto era già lavato.
Ho appeso i panni sullo stendino e alla fine mi sono sentito soddisfatto e compiaciuto.
Vorrei dichiararmi quasi un perfetto casalingo, se solo riuscissi a far partire anche l’aspirapolvere prima dell’arrivo della mia Istrice.
Andando avanti così sono sicuro che potrei diventare un buon partito da marito, scusate volevo dire da moglie.
Forse no, era giusto prima, oddio che confusione di termini!
Per fortuna mi viene in mente che sono già sposato.
CACCIA AL TESORO
“ Povero piccolo !”
Bisogna dire che nonno Talpone si sta sentendo colpevole, direi rammaricato per l’ultimo post che ha scritto sul suo figliolino, il cucciolo, sì proprio lui, il bistrattato Martello di dio, il suo ultimogenito inglese.
Non che abbia ricevuto rimproveri a tal proposito, il Martello è così impegnato con il suo lavoro di effetti speciali, credo abbia vicina una deadline del film, che ogni giorno parte di casa alle 7.30 del mattino per ritornare alla sera dopo le 9, stracotto, affamato e pronto solo per la cena e il letto, come suo fratello maggiore d’altronde.
Probabilmente non ha ancora avuto il tempo di leggerlo e questo evita per ora dei piccati riscontri.
Ma è giusto precisare che fin da quando il suo babbo, per dirla alla toscana, o “ Il suo Ciccione”, versione famigliare, è arrivato all’aeroporto di Gatwick, il Martello lo ha sempre circondato di affettuose attenzioni, portando la pesante valigia, ripiena di tre grossi pezzi di parmigiano, caciotte, gongorzola dolce, un grosso prosciutto crudo disossato, whisky irlandese single malt di 10 anni; offrendo inoltre generosamente tutta la disponibilità della sua casa.
Appena entrati dalla porta ha chiesto con noncuranza “ Papino, non ti formalizzi vero?”
La domanda era magari superflua, dato che erano tre maschi quelli che dovevano convivere insieme, senza nessuna fanatica dell’ordine prussiano, così si sono inoltrati spavaldi tra bici, mobili, casse accatastate e svariate palline di carta per far giocare i gatti.
Dopo aver gustato giuste porzioni da una scenografica zuppiera di riso bollito con fagioli, carote, lenticchie , finocchietti e altre verdure esotiche elaborate dal barbuto Tasso Irlandese, nella sua fase momentanea di cucina vegetariana, il figliolo ha voluto precisare “ Ciccione, siamo felicissimi che tu sia qua con noi, che bello! Ma non sentirti in obbligo di fare qualcosa, riposati, vai in giro in centro e goditi la vacanza. A proposito hai visto il giardino? No, va bene è buio, domani ti spiego, i pezzi del camino sono quelli là in terra, cosa ne pensi ?”
Poi lo ha strizzato fortemente al petto, cantilenandogli gioiosamente “ Sei grasso, grasso, grasso !”
Ovviamente non contano le parole, ma il tono e le intenzioni con cui vengono pronunciate, per lui era il massimo delle manifestazioni d’amore.
Credo e spero che in ogni famiglia ci sia un piccolo dizionario segreto di parole e frasi, ad uso tribale, per cui appellativi come “ Papera Quack Quack , Pollo, Tuttopiede, Tappa, Cuccioli di uomo, Grasso Grasso “ sono forme verbali equivalenti ad un bacio o ad un abbraccio affettuoso.
La mattina seguente l’anziano genitore è stato fornito di un mazzo di chiavi per garantire la sua totale indipendenza, ha potuto visionare il giardino e lo stato di consistenza delle varie stanze, con il relativo stato di manutenzione, libero di scegliere e pensare.
Durante le giornate ha sempre ricevuto telefonate affettuose, in cui si chiedeva se si stava divertendo e cosa avesse fatto di preciso.
Non c’è cosa più apprezzabile della libertà, così nonno Talpone, con varie pause per il tè, le puntatine al pub, il sonnellino pomeridiano e i giretti tra vari negozi di ferramenta, ha svolto le sue piccole mansioni da bravo pensionato, quasi fossero una serie di piccoli hobby da svolgere in una caccia al tesoro.
Cavi e prese elettriche, avanti un passo, tavole da segare e fissare al muro, avanti, sciacquone smontato ma bloccato da viti marcescenti, passo laterale, manopole delle porte che cadono a terra avvitate, passo avanti, un’ottantina di quadratoni di pietra impossibilitati da smuovere senza leve e posto dove accatastarli, passo indietro, messa in ordine di attrezzi spaiati, latte di vernice, stracci e rimasugli inclassificabili, passo avanti, come nel gioco dell’oco ( o era dell’oca, non ricordo ).
A sera, attorno al tavolo con il solito riso, verdura e condimenti cino-giapponesi-cambogiani, si chiacchera, si discutono progetti, si beve del buon vino e si finisce con un bicchierino digestivo.
Come avviene in ogni coppia, se uno dice bianco, l’altro ribatte che è nero, così il prato all’inglese ritorna alle beole di cemento, il porta tende di ferro si deve mettere o togliere, le rose si devono o non si devono trasformare in zucchine e pomodori. Nonno Talpone assiste equidistante e salomonico nel dibattito di coppia, molti lavori progettati per ora non saranno eseguiti e lui coltiverà le minuzie : l’ordine e l’acquisto degli attrezzi, le viti da fissare, le lampadine da cambiare, le gomme bucate delle biciclette.
I dieci scatoloni di latte d’olio umbro, le bottiglie e le taniche di vino, le conserve di Nonna Papera sono appena arrivate intatte dallo spedizioniere italiano.
Vuol dire che in ogni caso sopravviveremo.
IL PRINCIPE CONSORTE
“ Piacere, sono Alfredo Nogavi, principe consorte.”
Così mi sarei potuto presentare oggi ad un ipotetico visitatore che avesse suonato alla mia porta.
Mia moglie è stata fuori tutto il giorno per lezioni all’università, come ha fatto e farà per questo e analoghi motivi didattici ogni giorno della settimana, specialmente in questi due mesi.
Mi domando “ Ma ti stai forse lamentando? Sei geloso, invidioso, accidioso? E’ primavera, c’è il sole, non sei malato, nel tuo modesto tenore di vita non hai voragini improvvise. Smettila dunque di brontolare.”
E’ vero, è tutto perfettamente ragionevole, mi sento giù, se proprio fosse necessario andrei dal medico della mutua o dall’amico psichiatra a chiedere qualche pillola, di quelle che schiacciano e allontanano il senso di angoscia, di paura immotivata, di questa tristezza insensata che mi lascia a guardare immoto la parete di fronte, mentre mi manca il respiro, subendo inerme un improvviso attacco di panico.
La colpa non è della moglie, intelligente, motivata, con solide e innate capacità di comunicazione e di empatia, il responsabile sono solo io, mi vergogno di ammetterlo.
Ma quando manca il supporto dei bambini, quando i pochi amici rimasti sono lontani, non mi rimane che questa ciambella di salvataggio del blog, che senza un tocco di autoironia mi tiene a galla a stento.
Passerà, magari anche nel breve periodo, ma sento che descrivere le mie sensazioni mi accomuna a tanti altri principi consorti.
Niente regine, manager di successo, docenti o impiegate, anche solo casalinghe regine della loro casa, parlo solo dei principi consorti arrivati all’età della pensione, e in questo già dei privilegiati, quelli che si sentono soli, inutili, brontoloni e accidiosi, relegati in casa.
Le mogli hanno l’abitazione da seguire, i pasti da preparare, mille piccoli impegni e inesauribili conversazioni con amiche, vicine, parenti.
L’uomo in questo è carente, direi che soffre di una serie di handicap.
Se cerca di fare qualcosa nella casa, lasciando anche perdere la difficile arte culinaria, di solito la fa sbagliata, crea maggior danno e la moglie lo manda fuori con un consiglio “ Esci a fare due passi, qua ingombri, fai un po’ di moto, smettila di guardare la televisione o di stare appiccicato al computer, anzi visto che sei in strada comprami queste cose che ti ho scritto nella lista”.
Lo accompagna materna alla porta, con la consapevolezza che dei quattro oggetti segnati, due li sbaglierà, come marca o tipologia, tornando invece con altri acquisti inutili.
Ecco questo è un breve schizzo dei principi consorti, eppure anni fa erano così brillanti e simpatici …
DOLCETTO O SCHERZETTO ?
Camminando lungo il marciapiede, mentre sorpassavo un banchetto dei fiori ho notato il gestore che spezzava su un tavolino un grosso mazzo di rami di gialle mimose.
Personalmente amo quella gentile piantina che, insieme alla forsitia, con i loro gialli fiorellini annunciano il prossimo arrivo della primavera e mi spiace lo scempio che ne viene fatto per la festa dell’8 marzo.
E’ un simbolo, siamo d’accordo, ma è ugualmente triste che a pagare siano le piante, come la distruzione dei pini per Natale, abbandonati nelle pattumiere un paio di settimane dopo il loro acquisto.
Mentre mi allontanavo quello spiritello pungente di nonno Talpone ha borbottato ad alta voce “ Ma quali mimose, ci vorrebbero degli spini, anzi dei rami di piracanta dai lunghi aculei !”
“ Ma che dici? – ho risposto allarmato – sei diventato misogino?”
“ Come al solito non hai capito niente, è per la loro difesa, non ti accorgi che è un’ipocrisia consumistica, un regalo a san Valentino, la mimosa per l’8 marzo, ma poi tanta violenza contro le donne, in un anno ne sono state uccise una ogni tre giorni, oltre a tutte quelle picchiate, stuprate, minacciate. Meglio regalarle uno spillone come quello delle bisnonne, meglio uno stiletto affilato per cautelarle meglio”.
“ Ma sei impazzito? Questo è istigazione all’omicidio !”
“ No caro amico, è consiglio alla difesa. Vedi anni fa ho visitato una mostra storica sui coltelli popolari. Erano esposti quelli a serramanico, quelli fissi, da lavoro, da caccia, da difesa personale. Avevano manici di corno, di legno, di metallo lavorato artisticamente, anche con lame arabescate. Curiosi alcuni di metà ottocento che le fidanzate regalavano ai loro promessi sposi, su cui era inciso il motto “ Per lavare l’onore “. Capisci, fornivano l’arma per essere uccise in caso di tradimento. Perché il regalo non potrebbe essere valido nel caso opposto, quando loro subiscono la violenza ?”
Non mi ha convinto, ma, mentre camminavo pensieroso, più tardi ho dovuto ammettere che se dovessi mai spezzare il cuore della mia amata Istrice, usandole violenza, non meriterei forse la stessa sorte da parte sua, la più debole, l’ offesa?
Ovviamente domani non le regalerò stiletti, spade, pistole.
Opterò per delle rosse praline di cioccolato Lindor e le domanderò invece di “ Mimose o stiletto ?” , pur sapendo di essere fuori tempo massimo, “ Dolcetto o scherzetto ?”
Pretendendo ovviamente un bacio in cambio.
Perché cosa volete, questi anziani sono sempre degli eterni bambinoni.
RISVEGLI DEL MATTINO
Che fortuna ! Ritornata l’elettricità, nella prima mattina dell’altro giorno era arrivato l’idraulico che aveva subito cambiato il manometro del bombolone, dopo un paio di ore si era vista l’autocisterna che aveva scaricato il gas GPL, la caldaia aveva ripreso a funzionare a regime, calore, cibi cotti. La civiltà è una vera meraviglia.
Abbiamo avuto inviti a pranzo e cene da vari parenti, ieri sera una cugina ci ha offerto una “ cosetta alla buona “ , giusto per fare “ due chiacchere “, secondo lo stile umbro.
A Londra o a Cambridge si sarebbe trattato di un tè con biscotti, magari anche quattro cruditè, forse una fettina di torta acquistata al supermercato.
Qua in Valnerina invece la conversazione è stata accompagnata da fette di pane casareccio tostato con salsiccia calda sciolta sopra, bruschette grondanti di olio appena macinato, anche con spinaci all’aglio, vassoi di grosse mozzarelle con fettoni di pomodoro, prosciutto crudo tagliato a mano, sopressata appena confezionata dal macellaio del paese, carciofi e funghetti all’olio, salamini, piccoli pani impastati con lo zafferano.
Poi ovviamente si è andati sul sodo, un bel piatto di risotto con pisellini fini e parmigiano.
Per farla breve: spezzatino con patate, verdure cotte miste, insalatina riccia, frittata di dodici uova alta come una torta, ripiena di pecorino e verdure cotte, formaggi vari, dolcetti alla panna.
Quando siamo usciti fuori la temperatura era meno cinque sotto zero, le auto non si aprivano per le serrature bloccate, ma noi eravamo ilari, ottimisti e beati.
Tornati a casa, accoccolati in due poltrone davanti al fuoco scoppiettante del camino ci siamo gratificati con il bicchierino della staffa e poi a letto al calduccio sotto il piumone.
Tra le sei e le sette di stamattina sono uscito dall’ultimo sogno, diciamo brutto sogno, meglio chiamarlo l’ultimo di una serie di incubi.
Non riesco a capire, da ragazzo e in gioventù i miei sogni erano sempre bellissimi, colorati, aerei, popolati da giunoniche donne bionde e generose.
Magari con amari risvegli conseguenti.
Ora da anziano è tutto il contrario: incubi di notte, anche se con dolci risvegli a fianco della mia bella.
Con la conseguenza che stamane sono uscito da letto raggrinzito, freddoloso, con il catarro e un inizio di raffreddore.
Una corsa ciabattando al bagno, un lavacro freddoloso e rapido, indosso la vestaglia pesante e via in cucina per la preparazione del tè e del caffè.
Apparecchio per due, dopo una mezz’ora scende le scale tranquilla ed emettendo lunghi sbadigli lei, l’Istrice Amorosa.
“ Come va cara, hai dormito bene? – chiedo premuroso.
“ Benissimo, ho avuto caldo stanotte, ho buttato via le coperte – fa lei stiracchiandosi.
“ Ma come, io sentivo freddo, se lo sapevo mi sarei avvicinato per farmi scaldare – insinuo ammiccando.
“ Non ci provare nemmeno, voglio dormire in pace – precisa lei in tono serioso.
“ Scherzavo via, certo che quarant’anni fa eri tu la freddolosa che mi chiedevi un caldo abbraccio … bei tempi ! – sospiro , con gli occhi sognanti.
“Ah che lagna, ti ripeti sempre !- comincia ad infervorarsi lei.
“ Beh io ho avuto una serie di incubi. E tu? – mi affretto a domandare, cercando di sviare una piccola tempesta mattutina.
“ Stavolta ho fatto un sogno strano, la maestra accompagnava a scuola un figlio, ancora piccolo, con la sua auto; io doveva seguirla con la mia, ma mi accorgevo che non c’era più, me l’avevano rubata. Cercavo un cellulare per chiamarti o per chieder soccorso, ma anche la borsetta era sparita. Mi trovavo in un paesetto buio e sperduto, mi incamminavo per la strada e incontravo un pazzo esagitato che urlava e minacciava …”
“ Finalmente un incubo anche per te – la interrompo per congratularmi – e poi, poi cos’altro ti è capitato ? Ha cercato di strozzarti, è arrivato un lupo, è caduto un fulmine, cosa è successo, dai, racconta”.
“ Oh niente, io ero tranquilla, per esperienza so come comportarmi con i pazzi. In seguito è tornata la maestra con il bambino e insieme siamo andati a scuola. I miei sogni finiscono sempre bene “.
“ Comunque cara zucca – prosegue lei serafica – penso che dovresti mangiare meno alla sera, ricordati dei tuoi diverticoli. Da oggi ti metto a dieta, niente vino e liquori, e due belle patate lesse a cena”.
E io ingenuo che pensavo di essermi ormai risvegliato dagli incubi.