BUON NATALE SIATE BUONI SE POTETE


Il Natale è vicinissimo, ma le tre piccole tigri casalinghe mi tengono in uno stato di continua tensione, la batteria dell’auto è a terra, la doccia è stata rotta, non si da chi, le opinioni in famiglia variano tra la colpa di uno dei gatti e il suicidio del telefono doccia, aveva solo un anno di vita e forse era in crisi di pubertà.
E io pago, e io pago, come diceva quel comico, il conto del materassaio, del fabbro e del tecnico per lo scasso della casa in campagna, il saldo di IMU e TASI, poi ho avuto la TARI, gli ultimi regali e la multa dell’Agenzia delle Entrate.
Ah sì, resta ancora quel bonifico estero per la registrazione di Nonno Talpone.
E chi lo legge poi ?
Io, qualche membro della famiglia, degli amici.
Chi ha scritto per lui ?
Solo sei gentili signore: Luisa, Lori, Roby, Antonella, Patrizia, a cui il vecchio signore fa un leggero inchino ( la schiena è un tormento) e ringrazia di tutto cuore.
Però anche la mia tredicesima è alla fine.
E’ anche vero che vecchio brontolone e acido come mi ritrovo perdere anche il mio amico nonno e coetaneo forse è un errore.
E va bene è Natale, siamo buoni se possiamo, pagherò anche per te Nonno Talpone.
Tra pochi giorni arriverà il gelo a breve, ma le giornate si stanno allungando, siamo positivi e prepariamoci alla prossima primavera.
Auguri a tutti voi !

DOPO LE FESTE


Me lo sentivo, forse sono un poco stregone, mi capita di predire il futuro ( degli altri ) di prevedere l’esito di fidanzamenti e matrimoni, penso, purtroppo, per l’esperienza dell’età.
Così, nel giorno precedente il mio compleanno, mi sentivo un lieve prudore, una leggera angoscia, una piccola nuvola nera in arrivo.
Capitava anche da ragazzo, a scuola in quel fatidico giorno subivo sempre una spietata interrogazione o una prova scritta, inevitabilmente con esiti disastrosi, tanto che ben presto in quella data preferivo recarmi direttamente al bar vicino all’istituto a bere un paio di grappini per ammorbidire il prevedibile calcio nel sedere che mi spettava.
Venerdì 19 alle 6 del mattino mia moglie è uscita di soppiatto e insieme a mio figlio Avvocato, sì quello promettente, si è recata in un rifugio animali, tornando a casa con 3, dicasi tre, piccoli gatti, quale proprio regalo natalizio.
Nel mio appartamento di Milano, non a Terni, dove nella casetta nel bosco vivacchiano, all’esterno, oltre sette piccoli felini.
Amare gli animali è una cosa, convivere tra gli animali un’altra.
Uno si mangia il fegato, protesta per pretendere che gli altri chiedano il tuo parere sul modo di vivere la tua esistenza … ma forse sono tutte cose inutili e sorpassate.
La sensazione è che in definitiva noi non esistiamo per gli altri.
E’ Natale, dicono: auguri, pace e bene.
Ma dopo le feste …

CARO BABBO NATALE ( parte 1)


A passeggio con il mio Scoiattolino, mano nella mano mentre attraversiamo la strada.
“ Allora piccolo hai scritto a Babbo Natale ?”
“ Si certo, vorrei l’ufficio della Playmobil, la scatola con scrivania, scaffali, computer …”
“ Ma come, avevamo deciso per il villaggio indiano, quello con le canoe, tepee, pipe della pace .. anche qualche bandito per contrastare la cavalleria …pirati no, abbiamo già due vascelli, due barche d’attacco, persino una coppia di malesi con le katane.”
“ No nonno, vorrei proprio avere un ufficio come quello di papà.”
Eccolo lì, già rovinato e plagiato dall’infanzia, niente più sogni di avventure mirabolanti, tensioni, paure, scoperte. Un impiego seduto dietro una scrivania, magari uno stipendio fisso e la pensione sarebbe chieder troppo, però …
Però nonno Talpone si ricorda bene, fino a tredici anni ogni estate si rileggeva la serie completa di Salgari sui pirati della Malesia, che tempi lontani e perduti.

SHOPPING PER MARITI


Era un tardo pomeriggio uggioso e freddo, passato a leggere e sonnecchiare, la proposta della moglie di andar fuori “ per muoversi un poco “ gli era parsa ragionevole.

Ma una volta usciti dal portone di casa, invece di prendere la direzione delle periferie, come era solito fare in compagnia del suo vecchio amico, ora psichiatra in pensione, la moglie ha stranamente puntato decisa verso il centro, per sfilare nel Corso, ricco di luci, affollato  di persone, intasato di auto che a passo d’uomo intonavano canti natalizi con i loro clacson .

“ Chissà perché le donne sono così diverse da noi – ha pensato nonno Talpone – perdono il tempo ad ammirare borsette, vestiti, scarpe invece di cercare articoli di ferramenta, vecchie osterie, bancarelle di libri usati. E’ proprio un altro mondo alieno che sempre mi stupisce e incuriosisce.”

E’ iniziato così un lento slalom tra i vari negozi, quelli con esposizioni di scarpe e stivaletti di strane fogge con lustrini, fibbiette e accoppiamenti di colori; vetrine con solitari manichini drappeggiati con vestiti vaporosi e striminziti come si fosse ancora in estate; luccicanti interni con mensoline su cui borsettine dagli sgargianti colori erano appaiate ad enormi borsoni  ricoperti di placchette, laccetti e taschine.

Dopo il lungo assaggio delle vetrine esterne la moglie ha deciso di entrare in un grande emporio di vestiario in pelle e nonno Talpone, anche per l’intenso freddo patito, l’ha prontamente seguita.

All’interno vi era un piacevole tepore, ma anche una confusione di gruppi femminili che febbrilmente tastavano, provavano e commentavano tra banconi, carrelli, manichini, in un caotico labirinto di vestiario di ogni forma e colore.

Si intravedeva nella folla qualche uomo solitario, a rimorchio, con un viso assente e remissivo.

Nonno Talpone aveva già iniziato a trar fuori il suo bianco smartphone per  continuare la lettura del suo Zarathustra quando la moglie l’ha subito bloccato :

“ Non fare l’asociale, partecipa anche tu, cercavo un paio di pantaloni, questi sono a vita bassa, no, non vanno bene … toh guarda, c’è anche il colore marrone testa di moro, chissà … forse tornano di moda ?”

Nonno Talpone si è guardato intorno, è anche unacuto spirito osservatore quando vuole, così ha prontamente commentato:

“ Ma quante sciarpe, camice e vestiti di colore viole, non ti sembrano troppo effeminati ?”

“ Testone ! E’ ovvio, siamo in un emporio di abiti da donna!  Guarda che carina questa corsettina dorata, proprio quella che cercavo !”

Così, avviandosi insieme verso le casse, con il viso colpevole e mogio, nonno Talpone è stato quasi impaziente di pagare, pur di guadagnare l’uscita.

L’ULTIMO CUCCIOLO


Il mercoledì pomeriggio si era come al solito fuori dalla scuola elementare, aspettando l’uscita dei nipotini.
Fuori dai cancelli, nell’auto parcheggiata li attendeva la borsa dei nonni con le provviste per la loro merenda : le bottigliette dell’acqua minerale a succhiotto, una gassata e l’altra no, due ciambelle zuccherate con la crema per uno, due cornetti al cioccolato per l’altro, due tavolette al cioccolato, una fondente e l’altro gianduia, i gusti dei fratelli come al solito sono differenti, quasi opposti.
Ancora una volta nonno Talpone aveva nascosto nelle tasche del giaccone due scatolette di latta rossa a forma di cuore, una vuota e un’altra colma di caramelle gommose di vari gusti, alla frutta, al cioccolato, alla liquirizia, alla cocafritz.
Già, lui è ancorato agli anni passati, quando si esibiva come prestigiatore davanti ai nipotini e i loro piccoli amici : mostrava loro una rossa scatoletta, la apriva pian piano e, sconcerto generale ! Si mostrava completamente vuota ! Era il momento della magia : pronunciava due parole oscure, rimetteva in tasca la scatoletta, contava fino a tre , poi questa riemergeva ricolma di caramelle colorate !
Purtroppo questo avveniva tre o quattro anni fa all’asilo, ora i nipotini sono alla scuola elementare, meno incantati dal loro nonno, i dolcini li apprezzano ancora , ma in modo sbrigativo e quasi scontato.
Anche i loro amici sono cresciuti, Talpone non è più il nonno degli incantesimi, quello nella cui casa persino sognare di essere adottati, ora è solo un vecchietto gentile che tiene in tasca delle caramelle.
Però resta sempre il più piccolo di loro, un fratellino dagli occhi grandi e indagatori, scarso di parole, ma dalle idee molto chiare.
Quando mercoledì si sono incontrati lui, ben stretto alla sua tata, ha lanciato uno sguardo rapido ma esplicito a nonno Talpone, che si traduceva così :
“ Hai ancora le caramelle, quelle della scatoletta piena ?”
Quando gli è stata mostrata e aperta il suo sguardo è guizzato dai dolci al volto del vecchio mago:
“ Io scelgo, ma con calma, senza troppa fretta “
Così la sua manina si è mossa con cautela tra i vari dolcini, senza sfiorarli e dopo una quindicina di secondi si è finalmente posata su quello più grosso e colorato.
La sua tata gli ha suggerito di ringraziare, ma non si era accorta di un ultimo sguardo del cucciolo rivolto al suo benefattore:
“ Grazie, è molto buona, ne basta una per ora, ma spero di vederti presto “
Un dialogo vivace ma muto, alla sicula, un incontro sempre gradito e tenero.
Nonno Talpone li ha visti allontanarsi e si è chiesto per quanto tempo ancora potrà ripetersi la cerimonia dei dolci, del muto colloquio, gli anni passano in fretta e lui resta l’ultimo cucciolo.
“ Nonno non stare lì incantato ! Sbrighiamoci, tra poco abbiamo la partita all’oratorio.”
Il nipotino vicino a lui gli fa fretta, la scatolina magica è un relitto del passato.

UNA STORIA IN DUE


storia Polipetto

“IL BAMBINO E IL GIARDINO
NEL GIARDINO NON GI VA NESSUNO BAMBINO PERCHE’ E ‘ SPORCO MA 1 UN SOLO BAMBINO LI PIACEVA UNA VOLTA LO PULIVA …”
Sul muro della cucina dei nonni il piccolo Polipetto, dopo tre mesi di prima classe elementare, ha voluto provare la sua abilità e ha improvvisato una storia, forse la sua prima prova narrativa.
L’attenzione dei bambini è mutevole come un soffio di vento di primavera, così i nonni lasceranno la parete con il suo piccolo capolavoro in attesa del ritorno del giovane scrittore in erba.
Siamo nonni, scusate la nostra emozione.
Ma nonno Talpone è troppo impaziente, come un ragazzino che non riesce ad aspettare, come proseguirà la storia del Polipetto?
Scusatelo se si è permesso di tentare una possibile e provvisoria continuazione.
“ Che squallore in quello spiazzo abbandonato vicino all’asilo : una recinzione metallica rovesciata, un triste albero scheletrico, cartacce, lattine, cartoni ed erbacce.
Ma un bambino ogni volta che vi passava davanti con il nonno ne aveva compassione, così un giorno decise di iniziare a pulirlo, una carta alla volta, una lattina da spostare nel cestino non troppo lontano.
Poi l’inverno gelò la gramigna, il vento spolverò a fondo il suolo e le piogge lo lavarono a fondo.
All’inizio della primavera il bambino era riuscito a togliere ogni brutta cosa abbandonata e l’ultimo giorno che vi entrò scoprì che vicino al solitario albero, in mezzo al prato ricoperto delle prime erbette, era spuntato un grande fiore,dalla corolla gialla come la promessa di un sole estivo.
Il bambino ne fu così felice che estrasse dalla cartella un foglio di carta che fece legare ad un palo ricoperto di ruggine, la scritta in pennarello diceva :
GIARDINO DEI BAMBINI.
Da allora nessuno osò più sporcarlo, anzi i suoi piccoli amici lo aiutarono a tenerlo pulito e iniziarono a giocarvi dentro.
Le mamme e i nonni ne furono felici e vi portarono sedie, vasi di fiori e legarono ai rami dell’albero due improvvisate altalene.
Ma un giorno da una grossa auto scese un signore collerico che iniziò a gridare
“ Tutti via, questo spazio è mio, vi devo costruire un palazzo di otto o dieci piani. E poi a cosa servono i giardini, ci sono già i marciapiedi della città per giocare “
Anche se a dire il vero questi ormai sono stati ristretti e vi parcheggiano sopra le auto.
Ma il bambino strillò forte :
“ Non è giusto, lo abbiamo pulito noi e ora vogliamo un prato per stare insieme e giocare !”
Allora tutti i suoi amici, le mamme , i nonni si unirono alla protesta, il signore collerico scappò via, la gente decise di andare dal sindaco per chiedere giustizia. Lui decise di acquistare quel terreno e vi fece istallare delle belle panchine verdi, delle aiuole fiorite, tanti alberi e giochi di ogni forma e colore.
Che bello !
Che gioia per tutti grazie al bambino generoso !”
Se questa è solo una storia di fantasia di un bambino e del suo nonno non pensate che spetta a tutti noi tramutare i sogni in realtà, per noi, per loro?

CAMPERA’ CENT’ANNI


Alla fine nonno Talpone è riuscito a ritornare nella sua grande città con la Golf Gertrud, che nonostante scricchiolii vari e un certo ansimare nelle salite, si è mostrata ancora una volta teutonicamente affidabile.
In conclusione polli e talponi sono in salvo.
Magari è stato faticoso fare i tre piani a piedi con borse, pacchi e valige, scaramantico trovare un buco di parcheggio tra le strade in zona Loreto, ma quando si è giovani e ottimisti, diciamo incoscienti, tutto si può fare.
Alla sera, indossato il pigiama a righe, prima di infilarsi nelle fresche lenzuola, nonno Talpone ha chiesto in tono insinuante ed affettuoso alla sua dolce metà :
“ Chissà come ti sarai sentita tutte queste notti, sola nel letto ?”
“ Benissimo ! – è stata la pronta risposta – Nessuno mi tirava via le lenzuola nel rigirarsi e potevo finalmente dormire senza i tappi antirussamento.
Una vera meraviglia !”
Ecco, almeno sono sicuro che lei camperà cent’anni.

BASTONATE AMOROSE


“ Sai, ieri sera è morta la D. Era stata ricoverata in ospedale perché il suo tumore era così diffuso che non riusciva a respirare, ma non ce l’ha fatta, si è spenta subito. “
La notizia mi colpisce e mi fa male, da poche settimane eravamo stati messi a conoscenza del suo stato critico, un male insorto qualche anno fa, trascurato e nascosto, per vergogna, come se il tumore, “ Il brutto male “ fosse una colpa, un’azione malvagia che si compie, mentre invece la si subisce.
Male trascurato, perché la D. era una donna dolce, che aveva rifiutato di diventare parte di una coppia, per gioire e affrontare la vita con una persona amata.
La sua l’ha dedicata alla famiglia della sorella e dei suoi figli, come zia e come seconda mamma.
Una figura originale ai nostri giorni, tanto da voler continuare ad insegnare a scuola fino al limite d’età, mentre quelli vicino a lei avevano scelto la scorciatoia delle pensioni baby, trentenni ma con un vitalizio non esagerato ma facile.
Lei aveva pensato che le cure per la sua malattia potevano aspettare qualche mese, anche un anno, vi era la scuola e gli esami delle nipoti da seguire.
Addio esile e serena fanciulla, perché tale ti ricordo con tristezza.
Sono sempre i migliori che muoiono prima.
Questo detto comune mi appare ancora una volta sconvolgente.
Ma le tante carogne che conosco non muoiono mai ?
E’ stato il pensiero di un attimo mentre sono ancora al telefono e in tono affannato mi rivolgo alla mia Istrice Amorosa.
“ Ma tu come stai ? Tutto bene lì a Milano ?”
“ Benissimo perché ?”
“ Sono preoccupato, tu sei troppo buona e generosa, dovresti cambiare, che so, diventare acida e cattiva, sai camperesti di più, non voglio perderti. “
“ Se vuoi quando ritorni a Milano ti prendo a bastonate ! – è stata la sua serafica risposta.
“ Va bene amore mio, ma vorrei solo che fossero bastonate amorose. “

ATTESA SOTTO LA PIOGGIA


Continua a piovere da giorni, con improvvisi scrosci, che si verificano spesso quando stai lavorando lontano da casa e verso la quale ti rifugi correndo e portando in pericoloso equilibrio il trapano e alcuni attrezzi.
Di notte diluvia e ti svegli per il gorgoglio galoppante dell’acqua nelle grondaie e nei calatoi.
Accendi le luci esterne, apri la finestra e scorgi sotto la tettoia d’ingresso l’ammucchiata dei gatti stretti tra loro sullo zerbino.
Gli avevo costruito tre casette, riparate nelle legnaie e sotto il largo tavolo da giardino accostato alla parete, ma loro sembrano preferire lo zerbino fuori dalla porta.
La soluzione logica sarebbe di farli entrare, purtroppo loro si ritengono liberi e selvatici, per cui aspettano il cibo almeno tre volte al giorno, ma non accettano di farsi toccare né vogliono entrare in una stanza che abbia porte e presenza umana.
Forse dovrei lasciare tutto aperto e stare fuori io, magari in tenda, chissà, forse accetterebbero l’ingresso in casa, con condiscendenza regale.
Veramente dovrei essere di ritorno a Milano, comodamente seduto in Freccia Rossa, con il prezzo scontato del 50% nell’orario 11 -14, a portata di mano il fedele zainetto ripieno di telefonini, il mini-portatile, l’e-book rosso ciliegia e un paio di libri cartacei.
Ma la dolce Istrice, visto che mi trovo al sud, ha richiesto con l’usuale tono gentile che non ammette repliche, un trasporto di provviste per il pranzo di Natale, per il quale arriveranno il Martello di dio con il Tasso Irlandese, il Promettente Avvocato con la timida Tuttopiede e i due frugoletti.
Pertanto devo recuperare la vecchia Ghertrud, affettuoso nome per la nostra Golf famigliare che ora vivacchia in campagna, stiparvi dentro taniche di olio faticosamente recuperate del passato raccolto, forme di pane cotto a legna di Monte Bibbico, un prosciutto stagionato, chili di salsicce fresche, filetti di carne di vitella montana, alcune grandi zucche del cognato Eterno Sindacalista e almeno due grossi polli ruspanti.
Questi ultimi, secondo l’opinione della proprietaria, sembra non abbiano ancora raggiunto la loro ultima ora.
Per cui loro ingrassano e io attendo, solo soletto nella casetta tra il bosco e gli ulivi, fuori gocciola in modo monotono e insistente, i gatti acciambellati sullo zerbino mi guardano con occhi imperscrutabili dalla porta a vetri.
Vorranno mangiare ancora degli spaghetti con carne o mi stanno chiedendo di uscire fuori nella tenda canadese ?