POLENTONI E TALPONI


Viva l’appetitosa unità d’ Italia che amo : spaghetti e melanzane o con la pummarola in coppa, orecchiette e cime di rape, bucatini all’amatriciana, ciriole ternane bianche e rosse, lasagne alla bolognese !
Ma come milanese da almeno cinque generazioni grido anche: Viva la polenta !
Eh si, sono un polentone goloso e orgoglioso.
Il problema con la polenta è come insaporire quell’impasto giallo e sodo.
Ai tempi di mio nonno si usava ungerla con lo strofinamento su un’aringa.
Solo alle feste si usava un sugo con qualche lardo o carne di poco costo.
Per mia fortuna nei primissimi anni ’50 mia madre poteva preparare un ragù di pomodoro ricco di carne trita e pezzi di salsiccia sottile, la nostra Luganiga.
Lei è morta ancor giovane nel 1954ma ricordo bene come la preparava e la polenta pasticciata è uno dei pochi piatti, forse il solo, per cui sono rinomato e ricercato.
Ottengo sempre plausi da amici, famiglia e persino da mia moglie, ipercritica in cucina.
Però essendo anziano volevo mantenere in famiglia i piccoli segreti della mia ricetta, che risulta più complessa rispetto alle indicazioni dei vari libri di cucina.
Uno dei miei fedeli estimatori è mio nipote, lo Scoiattolino di undici anni.
Così di prima mattina, domenica scorsa, lui si è fatto portare a casa mia, munito di fogli protocollo e penna, per osservare e cucinare personalmente gli ingredienti e curare la tempistica relativa.
Il risultato, dopo quattro ore di cottura è stato un clamoroso successo per il nipotino, ora la sapienza talponesca potrà essere trasmessa alle future generazioni.
Il fratellino minore, che era impegnato nella settimanale partita di calcio, aveva in seguito giustamente protestato per poter imparare lui stesso i segreti del famoso ragù del nonno.
Sarà accontentato e non dimenticherò anche i due recenti nipotini adottivi, Jacopo Braccio di ferro e Giulia Fraccina la ballerina, per l’insegnamento completato da un pantagruelico pranzo a base di polenta alla Talpona.
Lasciate che tutti i piccoli vengano a me, come mi sembra dicesse il Vangelo, qua si mangia saporito.

LA LAGNA E’ TORNATA


Appena ritornato nella grande città, dopo quasi tre mesi di campagna umbra,eccolo lì che ti si mostra ancora, impaziente e petulante, abbastanza curvo nella schiena, con le caviglie gonfie strette nelle guaine elastiche ortopediche.
Certo è sempre lui, nonno Talpone, ma chi lo ammazza quello, come dicono nel ternano.
Il viso è segnato, leggermente abbronzato, ma la figura piegata in avanti lo rende più anziano di quello che sia in realtà.
Non gli manca certo la chiacchera ed esplode subito con le recriminazioni, come un tappo di una bottiglia di spumante appena aperta.
” Lo sai chi ho incontrato alla sagra paesana dell’anatra di Montecastrilli?
Il Renato, ma si quello che da anni lavora il campo di mia moglie, quello ereditato da sua madre, quei tre ettari spezzettati che ne facevano una ereditiera, almeno così pensavo allora in gioventù.
Beh che ci fai alla sagra, mangi anche tu qui – gli dico tutto affabile .
No – mi dice lui – aiuto nell’organizzazione, sono 26 anni ormai come in quella dei trattori che ho fondato 50 anni fa ancora ci vado, oltre a guidare le macchine ogni mattina.
Bravo, ma non sei ancora stanco, ormai sei sulla settantina anche tu.
Ne ho fatti 86 quest’anno -mi annuncia trionfante e con una luce beffarda negli occhi.
L’ho salutato con uno stentato sorriso e mi sono allontanato in fretta verso il mio tavolo per affrontare una porzione abbondante di strozzapreti alla diavola, la mezza anatra lardellata al forno con patate,la focaccia al testo, verdura di campo fritta all’aglio e sorbettino finale al limone e liquorino.
Non c’è più serietà a questo mondo – mi sono detto poi -Ma come mi tocca sopportare di sentirmi vecchio e sempre colpito da nuovi acciacchi quando a dicembre compirò 73 anni e quello mi gira intorno sempre gioviale e indaffarato con ben 13 anni più di me?
E che, loro so’ fatti de fero ?
Magari io sarò anche un sottoprodotto dei tempi dell’autarchia di guerra, chi sa ?
E poi mi sento solo, attorniato dalle immagini di troppi amici e persone care che mi hanno lasciato o che lo stanno facendo, isolato in un mondo che fatico sempre più a capire.”
Come vedete la Lagna è tornata tra noi.

SCINTILLE NATALIZIE


Buone notizie : nonostante la crisi dei posti di lavoro, nessuna aspirante dattilografa ( figuriamoci poi con miti pretese di pagamento ) si è presentata da nonno Talpone.
Ragion per cui il sottoscritto operatore ( scioperato ? perché mai ?) manterrà il suo posto al foglio scritto con penna stilografica e alla tastiera del computer.
A spiegazione della mia pretesa neghittosità devo peraltro precisare che sono stato in Umbria al mio campicello a raccogliere le poche olive del campo ( ma il giovane olivo Antonio ne portava parecchie ) , nonché a compiere le varie manutenzioni, a subire stoicamente un incredibile numero di inviti a pranzi e cene di pantagruelica quantità, a spaccare infine rami e ceppi per un camino quanto mai famelico.
Ma non ci si ferma mai, tra pochi giorni partiremo ospiti dalla coppia Martello di dio e Tasso irlandese per un periodo probabilmente fin troppo lungo.
Sarà senz’altro un piacere garantito se la coabitazione non scatenerà scintille.
Per ora mi auguro siano pacifici fuochi natalizi, ma conoscendo i caratteri spigolosi di nonno Talpone e del suo dolce Martellino non mancheranno sorprese.
Ma in ogni famiglia, come in ogni coppia, ci vuole anche movimento, altrimenti sai che noia !

PS
Sono riuscito a censurare nonno Talpone quando aveva precedentemente scritto :
“Dattilografa volonterosa, miti pretese, bella presenza, illibata cercasi “
Sai l’Istrice allora come si sarebbe scatenata !

LO CHEF CONSIGLIA


Sono giorni che mi ossessiona con la ripetuta richiesta di pubblicare una sua innovativa ricetta culinaria, così almeno lui la definisce, mi chiedo “ Ma perché uno non può vivere la sua ipotetica tranquilla vita da pensionato ?”
“ E chi ti dice che un anziano sia tranquillo – sbotta subito lui, il famigerato nonno Talpone – per mia esperienza e secondo quanto segretamente ammettono i coetanei che frequento non c’è periodo della nostra vita così internamente agitato, forse paragonabile a quello della pubertà, sarà anche dovuto alla consapevole vicinanza alla morte e al fatto di avere solo ricordi e nessuna prospettiva decente.
Ma dobbiamo tenere tutto dentro di noi, altrimenti ci chiamano lagnosi, monotoni, ripetitivi e insopportabili.
Così dobbiamo nascondere tutte le nostre paure e angosce, dobbiamo ridere spruzzare intorno giovialità e saggezza.
Magari fare i buffoni, mai i piagnoni !”
Non mi aspettavo tanta amarezza, così lo prego subito di dettarmi il suo pezzo, sperando che non sia di umore tetro, gli eventuali lettori vogliono rilassarsi e sorridere, di vecchi scemi ne hanno già abbastanza.
“ Dunque, come ti ripetevo da giorni – inizia rabbonito nonno Talpone – ho avuto una tale quantità di richieste della ricetta del mio “ Sugo bel sorriso “ da parte della decina di miei fedeli lettori, peraltro in continuo e crescente declino, da essere costretto a svelare questo mio prezioso segreto culinario.
E’ un sugo di pomodoro multiforme e gustoso, che riesce ad insaporire e arricchire ogni piatto di riso o di pasta che vorrete assaporare.
La preparazione è invero semplice e veloce, alla portata anche dei meno esperti.
INGREDIENTI
Un barattolo di vetro, tipo Bormioli, contenente del buon pomodoro, meglio se di preparazione casareccia come quello lasciatomi dalla moglie, alla peggio ci si può contentare anche di un contenitore di pomodoro industriale.
TEMPI DI PREPARAZIONE
Secondo l’occasione e le condizioni trovate.
PROCEDIMENTO
Personalmente, dopo aver bruciato il sugo e il pentolino dove stava cuocendo, buttato via il tutto e arieggiata la casa dal fumo nero che la invadeva, sono corso da mia cognata, la benemerita Paperoga di Terni, ma nel vostro caso è doveroso recarvi da una parente, un’amica, una conoscente molto brava in cucina, presentarvi con aria disfatta e lacrimosa e, sorridendo umili e gentili, porgere loro il vostro barattolo di vetro con il pomodoro a pezzi, come il vostro doloroso aspetto.
Il risultato dovrebbe essere remunerativo e confortante : dopo un paio d’ore, magari dopo aver consumato un lauto pranzo se vi siete presentati ad un’ora opportuna, si può ritornare a casa con il vostro barattolo ricolmo di ottimo sugo fumante da utilizzare per i vostri pasti solitari.
Occorre aver sempre fede nel prossimo – conclude nonno Talpone in tono inspirato e profetico – e ricordatevi un’opportuna rotazione dei benefattori a cui volete rivolgervi !”

GIOVANI MODERNI


Un recente articolo sulla preparazione della vellutata di zucca ha ricevuto segnalazioni da vari blog di ricette di cucina e questo fatto ha pericolosamente alzato il livello di autostima di nonno Talpone e irrobustito l’usuale  incerto senso di sicurezza.

In seguito all’indisposizione della sua Istrice Prussiana, costretta a letto da influenza e febbre, lui si è ormai delegato ai lavori casalinghi, da bravo massaio.

Oltre a fare acquisti giornalieri al supermercato e alle bancarelle di strada, sia pure sotto precise disposizioni scritte del gran capo, lui apparecchia tavola, carica e scarica la lavastoviglie, rifà i letti, arieggia le stanze.

Per la cucina ha sin’ora utilizzato le vaschette di cibo già predisposte dalla moglie, che lui magistralmente sa riscaldare con il microonde.

Ma ieri la sua adorata consorte ha richiesto la preparazione di alcune patate bollite e questo ha suscitato qualche legittima domanda :

Quanto dovevano essere grandi i tuberi ?

Dovevano essere salati in fase di cottura ?

Quanta acqua si doveva inserire nella pentola ?

Quanto tempo dovevano bollire ?

Richieste le precisazioni all’inferma febbricitante, le risposte sono state vaghe, come tutte quelle dei cuochi esperti.

“ Prendi delle patate di misura media (?) “

“ Metti il sale quanto basta (?) “

“ Dopo un po’ provi la cottura con la forchetta (?)”

Nonno Talpone ha quindi raccattato cinque patate di incerta grossezza, le ha buttate nel catino con acqua, ha afferrato una pentola, immesso acqua e patate, ha acceso il fuoco del fornello e, appoggiato al lavello, ha scrutato attentamente il processo alchemico in corso.

Dopo una decina di minuti è stato chiamato sul cellulare dal figlio, quello Promettente Avvocato e chef dilettante, che chiedeva notizie della madre.

“ Tutto bene, cioè sta male, ha la febbre a 38,5°, ma penso io a tutto, adesso per esempio sto cucinando “

“ Che cosa stai preparando papà ?”

“ Sto attento alla bollitura delle patate che mi ha richiesto tua madre “

Non ci crederete, ma quell’impertinente si è lanciato in una risata gorgheggiante e beffarda, senza alcun motivo.

Questi giovani moderni non hanno più rispetto.

ZUCCHE, SEMPRE ZUCCHE


Magari in ritardo, ma prima o poi nonno Talpone riesce a rispondere, in questo caso alla gentile Francesca Bianca che chiedeva, almeno lei, la ricetta della vellutata di zucca.

Un vegetale spesso ricordato solo per la festa di Hallowen , anche se ormai si vedono in giro solo zucche di plastica con incisi gli occhi e le labbra.

Talpone ormai le apprezza, si sdilinqua direi, queste zucche in crema vellutata, tradendo persino la sua antica passione per il minestrone di verdura, insito nel suo DNA, “ el minestrun pias a ogni milanesun” cantava Giovanni D’Anzi, il minestrone piace a ogni milanese.

Ma il suo stomaco in disordine e i diverticoli infiammati hanno ormai prevalso.

Dunque per quanto riguarda la ricetta, secondo la formula collaudata di nonna Istrice Prussiana :

–         Acquistare una bella zucca, suggerisco quelle piatte e rotonde, magari una metà, visto il peso dell’ortaggio da portare a casa, sbucciarla e tagliare la parte arancione a cubetti di circa 2 cm, usandone la parte corrispondente a una fetta di 10 cm, il resto si può mettere da parte in sacchetti da freezer per un uso successivo.

–         Pulire e pelare una patata grossa, mezza cipolla di media dimensione, due carote e ridurre il tutto a pezzetti.

–         Si inserisce il cumulo tagliato in una pentola a pressione, coprendo il contenuto con acqua.

–         Aggiungere un pizzico di sale e mezzo dado.

–         Chiudere il coperchio e far bollire fino a quando fischia lo sfogo di pressione, calcolando poi ulteriori 25 minuti.

–         Far svaporare e con il mixer si frulla per avere una crema omogenea.

–         Servire, aggiungendo nella fondina un filo di olio buono ( possibilmente non quello da pochi soldi del supermercato se volete assaporarne il profumo)

–         A piacere si può aggiungere del parmigiano grattato e del pane abbrustolito. La chicca è una manciata di pezzetti di focaccia secca.

Dimenticavo, potete regolare la densità della crema con una maggior quantità di patate e carote.

Aspetto il feedback delle vostre impressioni e commenti, buon appetito !

vellutata di zucca

I GAS PESANTI


“ Uhm ! Interessante ! Grandiosa notizia questa !”

Nonno Talpone nella lettura mattutina dei giornali ha trovato un articolo che lo rallegra enormemente, non la restituzione delle tasse sulla casa appena pagate, non l’aumento delle pensioni secondo parametri da onorevole, ma la scoperta di un gruppo di scienziati, secondo cui per il benessere fisico delle persone, sopratutto dopo gli stravizi culinari natalizi, il salire a piedi le scale per tre o quattro piani risulta più salutare di una seduta di palestra e meno pericoloso di un’ora di jogging.

Dato che lui abita da tempo immemorabile in una vecchia casa senza ascensore, con piani corrispondenti, si sente ormai liberato dalla schiavitù settimanale della palestra e della piscina.

Sua moglie, la dolce ma inflessibile Istrice Prussiana, nonché indiscussa medico di famiglia e responsabile del 96% dei problemi di casa, si mostra odiosamente scettica.

Ma il nostro, posata la tazza del tè e allontanato il piattino con poche briciole di taralli, biscotti alla marmellata e torrone al cioccolato fondente, si allontana maestosamente dalla cucina, lascia l’accappatoio di spugna sul letto, indossa faticosamente la camicia e cerca di infilare un paio di pantaloni puliti.

Con grande sorpresa scopre di non riuscire ad allacciarli, mancano 7 o 8 centimetri al traguardo del bottone di chiusura.

Leggermente contrariato Talpone se li toglie, saranno quelli lasciati da un figlio nel recente periodo di coabitazione.

Un secondo paio di pantaloni preso dall’armadio presenta identiche difficoltà e così un terzo.

Si tratta senz’altro di una congiura, una giocosa beffa a suo danno.

Entrando a fatica nei vecchi jeans elasticizzati, fa le sue rimostranze alla moglie, ma lei ride divertita e gli indica la bilancia elettronica pesapersone.

Anche quella risulta perfidamente sabotata.

Alla fine, rinchiuso in bagno, si guarda di profilo allo specchio, che mostra una strana rotondità a livello girovita.

Si tratta sicuramente di gas intestinali, di tipo virale e straordinariamente pesanti.

Può qualcuno suggerire una cura ?

DIECI LIBRI IN SEI GIORNI


La permanenza nella campagna umbra, per improrogabili lavori campestri di manutenzione, dovrà continuare oltre il termine previsto a seguito di imprevedibili complicazioni logistico-organizzative, pur nel rispetto generico del programma a suo tempo previsto dal project planning.

Questo è il burocratico bollettino che nonno Talpone ha affisso alla sua bacheca e che, con opportune varianti, cerca di ammannire a chi chiede notizie del suo silenzio.

Personalmente l’ho visto quasi sempre incollato al suo specchietto rosso ciliegia, quel diabolico aggeggio elettronico di lettura che lui certe volte tende  a nascondere tra libri cartacei, come faceva da ragazzo, quando per le ispezioni paterne nella sua stanza lui usava inserire romanzi russi della BUR tra i volumi di Topografia o di Scienze delle Costruzioni.

Bisogna anche ammettere che il caldo è veramente feroce, in questo momento all’esterno, pur tra le colline boscose e a 500 mt di altitudine,  la temperatura è di 36 gradi all’ombra, mentre dentro casa, con i muri spessi un metro, si aggira sui 23-24 gradi.

I fattori del caldo estivo e del giochino che gli fa divorare due libri al giorno hanno influito sulla tabella di marcia dei lavori talponeschi.

Sono iniziati beninteso, l’arrivo della moglie si è fatto sentire, ma l’afa, la natura in fiore, gli alberi piegati dal peso di ciliegie, albicocche e nespole hanno rallentato anche il ritmo della prussiana.

Stranamente il piatto di Paella di nonno Talpone questa volta ha avuto la sua approvazione, così mi permetto di dare qualche indicazione per eventuali curiosi.

Paella rapida alla Manuel

In una padella larga e pesante versare 4 o 5 cucchiai di buon olio, farvi soffriggere mezza cipolla e uno spicchio di aglio finemente spezzettati.

Inserire il contenuto della paella preparata ( personalmente la migliore è quella della Despar), mezzo bicchiere d’acqua ( di brodo è meglio ) e far scaldare a fuoco vivo per 4 minuti, mescolando con cucchiaio di legno e spargendo a piacere del peperoncino macinato fine, della paprika dolce e del pepe.

A questo punto versato due o tre etti di gamberetti sgusciati congelati, mescolare e versare mezzo bicchiere di vino bianco secco.

Dopo un paio di minuti in cui il preparato prende sapore, iniziare a mescolare regolarmente fino al giusto grado di assorbimento del liquido.

La cottura totale da quando versate la busta del preparato si aggira sui 10 minuti.

Le buste di 650-700 gr sono sufficienti per due persone, quando si è soli la mezza porzione è buonissima anche il giorno seguente, riscaldata al microonde, immettendo un cucchiaio d’acqua e versando un poco d’olio extravergine sul preparato caldo.

In segreto vi confesserò che i golosi come nonno Talpone, quando sono soli e senza controllo, se la sbafano tutta intera con mezza bottiglia di bianco secco, tenuto al fresco.

ANCHE GLI OPERAI TI PORTANO IN PARADISO


Era proprio bravo nonno Talpone, appena diventato maggiorenne, a pontificare su come superare le piccole contrarietà quotidiane, come guardare la vita con occhi diversi.

Era tornato a casa spompato dalle sole 20 vasche della lezione di nuoto, sotto una pioggia uggiosa che non voleva finire mai,  che si adattava perfidamente a tutta l’acqua che aveva ingurgitato quando aveva cercato di respirare abbozzando una specie di stile libero.

La casa vuota, perché la sua Istrice si trovava per tutta la giornata all’università.

Si è guardato attorno tutto in grugnito e affamato, era preso da un tormentoso dilemma, aprire una scatoletta di tonno o una di carne in scatola ?

L’idea di farsi una frittata, anzi diciamo di girarla nella padella, lo sgomentava.

Se, come gli era accaduto troppo sovente, gli fosse caduta in terra o sui piedi ?

Ahimè, che dolci ricordi quelli della Pasqua in Umbria, specialmente quella domenica passata meravigliosamente a tavola di un ristorante della Val Nerina, in un piccolo  paese,  ove  sono anche custodite le mummie di quelli che stavano così bene, che vi sono rimasti incorrotti per secoli.

Avranno mangiato così saporitamente anche loro ?

Di certo il cuoco di quel ristorante così rinomato è un artista, un ex operaio delle Acciaierie di Terni.

Molto tempo fa per l’intervallo del pranzo lui riusciva a prepararsi dei pasti così saporiti che una trentina di colleghi si accollarono il suo lavoro, purché cucinasse anche per loro.

Dopo qualche anno ebbe la temerarietà di licenziarsi per seguire il suo estro creativo, aprì un nudo punto di ristoro in un garage del suo paese, quattro tavoli sempre prenotati.

E’ poi passato via via da un locale più grande ad una villetta con un piccolo parco ove personalmente cura le sue specialità sempre diverse e raffinate.

Questo operaio sa veramente portarti in paradiso.

Affettati di lonzino e di prosciutto dagli aromi invitanti, pasticci di uova e pecorino, frittatine di erbe primaverili, il Cocco Re al tarufo, gli gnocchetti al sugo di anatra, le lombatine di vitello in crosta con tartufo e poi smetto perché mi sento svenire.

Ha poi deciso di aprire una scuola di giovani chef  per quei volonterosi che si volessero cimentare in quest’arte così terrena e godibile.

Non è un caso unico, altri operai hanno lasciato la fonderia per innalzarsi all’arte di fuochi più ridotti nei fornelli, sempre con risultati esemplari

Magica Umbria.

Talpone no, è nato lombardo e pasticcione, con l’esperta cuoca che ha sposato quando manca lei si ritrova allo stato delle scatolette.

Non potrà mai ambire a imparare qualcosa di buono.

Ma poi, con un soprassalto di orgoglio apre il frigorifero, ne trae il vassoio dei formaggi ed esclama:

“ Scatolette ?  Puah !”

GIORNATA DI COMPLEANNO


Alcune lettrici mi chiedono cosa ha fatto nonno Talpone durante il giorno del suo compleanno.

Ho dato uno sguardo al suo diario.

“ Mi sono reso conto di aver compiuto un anno, mi sento le forze di 24, ma il collo e la schiena mi rammentano un’età molto più tarda.

L’Istrice Prussiana ha lavorato al computer per le sue tesi, poi deve stirare, riposare e andare al suo concerto alla Scala.

Io mi defilo, passeggio sotto la pioggia, chiedo ricovero al figlio promettente avvocato, permesso accordato, anche con un invito a cena e sottinteso permesso di vedere i nipotini.

Porto una copia rilegata delle mie fiabe per loro, oltre ad averle raccontate a voce, se vorranno i genitori potranno leggergliele.

A casa loro tutto tranquillo, i piccoli disegnano e colorano con la mamma nella cameretta, il papà è tutto indaffarato e infarinato in cucina.

Ha preparato le tagliatelle all’uovo, il pane casareccio e, consultando il grosso libro delle guide in cucina di Repubblica, sta allestendo una cenetta con ravioloni alle seppie, mozzarella, fave e pomodorini ciliegini.

Poi arriva la madre, sgrida il marito perché si è sporcato i vestiti e anche il pavimento della cucina.

Incauto, in quel locale, ma non solo, regna solamente la moglie, anche perché, se lei rompe o sporca, nessuna la redarguisce.

Mi rifugio subito nella cameretta dei piccoli e inventiamo un nuovo gioco.

Loro fingono di essere dei sacchetti di farina, io la mamma che va al supermercato, se li carica in braccio, tredici kg il sacco grande, sei quello formato ridotto, li trasporta in sala, finge di bagnarli con l’acqua, li impasta per bene, ne fa lunghi rotoloni, li taglia a tocchettini ed ecco gli gnocchi sono pronti.

Fingo di mangiarli a bacetti.

“ Non puoi nonno, prima li devi cuocere in pentola !”

Con altri cuscini preparo il pentolone con l’acqua, metto un coperchio cuscino, conto fino a dieci, l’acqua è calda e così li posso sollevare di peso e buttarli sull’altro divano.

Ma mentre mi accingo a gustarmeli lo Scoiattolino strilla “Non hai messo il ragù e il parmigiano !”

Così devo prendere altri cuscini, mettere al fuoco un’altra pentola, aprire  e versare un cuscino scatola di pomodoro, buttarci un libro di sale, un altro di olio e basilico e carnina, una presa di peperoncino, versare il tutto sui due bambini e mangiarmeli a sazietà.

Lo Scoiattolino si preoccupa “ Nonno è troppo, diventi ciccione, mettine via una parte per domani “

Copro le gambe con coperchi cuscini, avrò da mangiare anche per il giorno dopo.

Il gioco li diverte così tanto che devo ripeterlo una ventina di volte, poi il piccolo Polipetto si stanca e scappa via prima di essere mangiato.

“ Accidenti al supermercato – grido io – mi hanno dato dei sacchetti di farina con le gambe, ora li devo prendere !”

Così iniziamo a correre tra camere e corridoio, loro ridono e mi sgusciano tra le mani come anguille, io li rincorro per la mia cenetta pantagruelica.

Una voce imperiosa della mamma “ Tutti a tavola, lavarsi le mani !”

Obbediamo tutti e a tavola troviamo pronti e fumanti i piatti di papà.

Ma dove sono gli gnocchi al ragù ?

Coro di proteste “ Vogliamo gli gnocchi, gli gnocchi, gli gnocchi !”

Loro calmano i bambini “ Non fate storie, mangiate tutto o non apriamo le uova di Pasqua con la sorpresa !”

Mugugni, tentativi di ribellione, ma la sorpresa dell’uovo di Pasqua è troppo invitante.

Finalmente ci arriviamo, buono il cioccolato e la sorpresa è un altro pupazzetto di Gordon Flash.

Si prepara una lotta di gruppo contro il cattivone Green Tree.

Si fa tardi, “ Nonno domani è mercoledì ?”

“ No è lunedì”

“ Ma ci vieni a prendere tu all’asilo ?”

“ No, tocca alla mamma, il mio turno è il mercoledì”

“ Nonno, puoi dormire con me nel lettino ?”

Sguardo circolare intorno, facce negative, “ No caro, la nonna forse mi aspetta e poi russerei troppo forte”

Rimetto le scarpe, bacioni e abbracci, poi via verso l’autobus che mi porterà verso a casa, piove, alla fermata aspetto vicino a due ragazzotti che parlano di gente dritta con macchinone, cavalli e ville in paesi tropicali.

Li guardo, sono vestiti in modo dimesso e noto una bici sgangherata appoggiata alla pensilina.

Sognare è bello e gratuito, io intanto calcolo le ore che mancano a mercoledì pomeriggio.

E se domani preparassi un buon ragù e acquistassi due confezioni di gnocchi rana ?

Ma mi rendo conto che sono solo un nonno e non la mamma, devo imparare a stare al mio posto.