AGITAZIONI


23 febbraio 2018

E’ stato troppo agitato per scrivere.

Le partenze sono diventate una forte preoccupazione, quasi un gioioso tormento. Negli ultimi anni il fenomeno si e’ accentuato, insieme al desiderio di viaggiare ancora di più.

Dato che nonno Talpone si considera ( povero lui) saggio e previdente, una decina di giorni fa aveva imposto alla moglie una gita turistica di rilassamento culturale come preparativo a più avventurosi viaggi.

In casa sua era rimasto uno di quei micidiali Smartbox che ci regalano a Natale e che stava per scadere.

Per intenderci quelli che promettono villaggi turistici e alberghi a quattro stelle.

Peccato che in realtà si trovino alle periferie delle città d’arte e spesso senza camere disponibili a meno di prenotare due o tre mesi prima.

Pero’ volete mettere una notte fuori casa, un tranquillo viaggio in treno per evitare i fastidi del traffico, il ritornare turisti curiosi e pronti allo stupore delle bellezze, la scoperta di ristorantini vecchio stile con manicaretti locali?

Tutte queste aspettative bilanciavano lo stress dei preparativi del viaggio e ci avrebbero facilitato nel prossimo soggiorno nella lontana Inghilterra per assistere, dopo ripetute e pressanti richieste, il loro piccolo figlioletto , 41 anni, chiamato anche Il Martello di dio.
Come meta turistica preparatoria fu scelta Brescia.
Dopo quella di Bergamo dello scorso ottobre, quattro mesi dopo sembrava giusto spingersi più in là verso l’ignoto.
Chissà magari tra un paio d’anni arriveremo a Venezia., verso gli ottanta anche a Trieste.
Però che viaggio avventuroso: la linea ferroviaria in riparazione con la Freccia a passo d’uomo, l’albergo in periferia davanti ad un muro scrostato di un ospedale, la famosa Pinacoteca e il Castello chiusi, come pure alcune basiliche.
In giro con l’ombrello quando il meteo sullo smartphone garantiva pioggia, per essere poi bagnati da un furioso acquazzone quando il maledetto aggeggio garantiva il sole.
Però il Talpone e signora si sono regalati pranzo e cena alla vecchia e onorata Osteria al Bianchi, per gustare specialità come casoncelli al burro fuso, pappardelle alla crema di asparagi, rognoncini trifolati e il pregiatissimo Manzo all’olio.
Al ritorno a casa nonno Talpone ha dovuto consolare il suo gatto Coccolone.
” Caro mio che freddo e che fastidi, beato te che sei rimasto qua al calduccio !”
Però subito dopo le coccole, preso da rimorsi, gli ha versato una dose extra di croccantini al formaggio e due palline di carne trita cruda di prima scelta.

UNA VACANZA TROPICALE


Molti affermano che in Inghilterra piove sempre, anche in piena estate.
Ormai è già finita la sua breve vacanza ma,tanto per essere di opinione contraria su tutto e con tutti, nonno Talpone, da vecchio turista anglofono con quasi 50 anni di piacevoli escursioni, sapeva bene come comportarsi.
L’importante è avere sempre con sé un ombrello, perfino due, per scaramanzia dice lui.
Inoltre calzare pesanti scarponi, maglioni, giaccone impermeabile da lupo di mare e un largo cappello a larga tesa refrattario all’umido e all’acqua.
Bardato in questo modo, con supplemento di camice di flanella e sciarpe, lui si è aggirato noncurante tra inglesi nativi che per essere originali si ostinavano a portare shorts, magliette sbrindellate ( senza neanche la canottiera, brrr !) e ciabattine infradito.
Certo loro sono impermeabili al freddo e all’acqua dalla nascita, come i pesci del mare.
Inoltre è ormai risaputo che l’abbigliamento estroso e bizzarro non li stupisce, potreste passeggiare vestito da venusiano che attirereste solo l’attenzione di qualche turista e gli scatti fotografici di altri italiani.
Se sei termicamente isolato puoi affrontare lo sporadico sole e il permanente grigio umido .
L’importante è portare sempre con sé gli ombrelli, non pioverà mai quando sarai all’aperto nelle strade, come è realmente accaduto a nonno Talpone nei suoi recenti quattro giorni di vacanza.
Magari volendo essere pignoli e scendendo in insignificanti particolari bisogna ammettere che le sue uscite da casa erano intervallate da frequenti soste in accoglienti locali di diletto liquido e rilassamento mentale, mentre fuori probabilmente pioveva a scrosci.
Ma il suo, anzi i suoi due ombrelli sono stati sempre accuratamente avvolti nelle custodie ed asciutti, il suo corpo deliziosamente caldo, le prescrizioni mediche di assumere almeno due litri per il funzionamento renale pienamente seguite, per concludere:
Andate in Inghilterra se volete godervi una vacanza tropicale.

PICCOLI FIGLI CRESCONO


Quando era ospite della sorella maggiore nonno Talpone aveva sperimentato una serie di incubi notturni, nell’ultimo dei quali si trovava costretto a lavorare, per quanto pensionato, nella sua Ditta, quella che aveva assorbito più di 30 anni di vita, senza paga e forzato a muoversi su una stretta passerella tesa tra le volte della Stazione Centrale di Milano, tra mascheroni di pietra che lo sbeffeggiavano.
La causa forse poteva essere dovuta al bagno di servizio, quello accanto alla camera degli ospiti in cui dormiva, quello che lui usava sette o otto volte durante la notte, privilegio dell’età della sua vescica.
Era un bagno nuovissimo, appena rifatto secondo l’estro arredatore della sorella maior, con un pavimento di larghe piastrelle rosso sangue con pigmenti rifrangenti e con una serie di faretti sul soffitto di colore appropriato.
Si aveva così una luce diffusa, un sanguigno alone che si faceva man mano più intenso.
L’ambiente era ricercato, l’effetto mattatoio assicurato.
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Ma via quello era il passato e dopo una tempesta notturna che aveva sradicato alberi, allagato le pianure a sud di Londra e fatto fermare il treno su cui viaggiavano, nonno Talpone e l’Istrice Prussiana erano finalmente arrivati a Brighton e alla stazione li aspettava trepidante il loro figlioletto, con abbracci, baci e stritolamenti di costole ripetuti.
Anche se ora ha 37 anni per loro lui resta sempre il piccolino andato via, lontano da casa, il figlio minore, quello sperduto e indifeso.
Tempo mezz’ora questa illusoria credenza si era rapidamente dileguata, abbracciato il barbuto Tasso irlandese, messe a posto le valige, consegnati i regali mangerecci, era iniziato il fuoco di fila delle novità, dei consigli, dei suggerimenti pressanti, degli ordini categorici.
“Abbiamo comperato una nuova casa, dobbiamo andarla a vedere.”
“Stiamo valutando di comperarne un’altra, andrebbe proprio bene per voi se vi trasferite qui.”
“Se non vi piace ci sono degli appartamenti veramente funzionali ed economici, sono per gente sopra i 60 anni, vi è indipendenza, servizi e assistenza 24 ore su 24.”
“ Cosa avete deciso per il viaggio in Cina o al Kruger Park che piacerebbe tanto alla mamma ?”
“ Dovete fare almeno un viaggio impegnativo all’anno fin che siete in tempo. Avete due figli che vi possono aiutare.”
“ Anzi entro stasera bisogna prenotare il viaggio. Vi consiglio quello di tre settimane in Cina con il tour del Tibet.”
“ Ma veramente siamo appena arrivati per una breve visita – ha cercato di interloquire nonno Talpone – poi devo fare l’operazione alla cataratta e chi sa come andrà a finire, inoltre vorrei ancora rivedere Vicenza, non vi sono più stato da quando ero a militare, che bei ricordi … il Clinton, poenta e baccalà …”
“ Papaà, papaà ! Parlo di viaggi seri, la mamma è senz’altro d’accordo, non è vero?”
L’Istrice sorrideva beata e adorante al suo piccolo, dondolava la testa affermativamente, avrebbe acconsentito anche ad una spedizione tra i ghiacci del Polo Nord.
Il Martello di dio aveva colpito ancora.

MESSAGGI DALL’ISOLA 2


Nonostante il numero consistente di consumazioni nei vari bar dell’isola a cui si era dovuto sottoporre, a malincuore sostiene spudoratamente il nostro nonno Talpone, la connessione internet non aveva mai funzionato se non in modo sporadico e inconsistente.

Così, appena sbarcato e rifugiatomi in Umbria per recuperare le forze, mi accingo a trascrivere alcuni pezzi degli appunti che lui aveva scribacchiato nel suo quadernetto macchiato, quello che tende a portarsi gelosamente appresso, docce e bagni di mare esclusi, per  ovvi motivi tecnici.

“ Le vacanze di coppia e quelle con gli amici tendono frequentemente a trasformarsi in una specie di cartina al tornasole per far emergere insofferenze ed irritazioni prima insospettate.

Quest’anno le ormai abituali vacanze da single ( senza mogli intendo ) con il cognato sindacalista, quello dalla loquela irruente e instancabile alla Fidel, sono state caratterizzate dalla compagnia di un’altra coppia, con cane al seguito, tutti ugualmente fanatici pescatori.

In questa categoria esiste infatti una pattuglia  da mare, che ignora le spiagge, il mare cristallino, la pace e la natura selvaggia, per ricercare, in equilibrio precario su rocce, moli, posti impervi e talvolta con conseguenti rovinose cadute, la possibile cattura di qualche pesce da scoglio, di solito spinoso e di piccole dimensioni.

Inoltre per l’estraneo a questa disciplina sportiva  capita di convivere  in casa, a tavola, nelle stanze e nel giardino con un caotico ammasso di lenze, canne di ogni dimensione, reti, secchi di esche e molliche di pane, cime e nasse.

Messo in minoranza è inoltre capitato al povero nonno Talpone di essere preso dal primo mattino  in un vortice di  conversazioni ossessive relative a bigattini, camole, Koreani, lombrichi da sabbia e composti di pane e formaggio con cui adornare gli ami da immergere a varie profondità dopo la pastura in acqua.

La disquisizione sulla migliore posizione da cercarsi lungo la costa e le mirabolanti aspettative dei possibili risultati, che spesso  inutilmente cercano di ottenere, completano i discorsi del terzetto degli appassionati pescatori.

Per colmo di sfortuna tutti ormai , compreso il lamentoso relatore, siamo arrivati a quella  che si può chiamare la terza  età, per cui  i nostri  concetti tendono stranamente ad essere  ripetuti decine di volte, a rafforzare forse una memoria ormai fallace.

Il cane?

Poverino lui continua a guaire quando  viene lasciato a casa, tendendo ad abbaiare furiosamente contro i  pacifici gatti del dell’isola, forse vorrebbe tentare anche lui la fortuna di una mirabolante chimerica pescata.”

MESSAGGI DALL”ISOLA


Dopo una settimana nella minuscola e magica isola di Ventotene ho scoperto il modo di collegarmi fortunosamente a internet con il mio piccoloAndroid.

Sembra che un paio di bar abbiano WIFI, basta sedersi ad un tavolo, fare un’ ordinazione, chiedere la password e il gioco è fatto.

Dopo vari tentativi falliti in altri locali ho trovato quello giusto.

Solo che la birra sembra avere un effetto deleterio sugli organi interni, si insomma, non so se si può dire, sulla mia vescica ecco.

La notte scorsa ad ogni ora mi sono risvegliato da sogni terrificanti perrintanarmi di corsa con la mia piletta nel bagno.

Gratigicante forse l’ uscita da un incubo, fastidioso certamente alzarsi afffrettatamente da un tiepido letto.

Mi gira intorno, sospettoso e irritato, il cameriere, la gente è tanta, il caffè non è bastato.

” Scusi, mi porti una birra grande per favore!”

I SOPRA E I SOTTO


Poco più di due settimane fa, all’inizio di una splendente giornata di sole, avevamo lasciato il nostro storico albergo che dall’alto dominava il mare della Riviera di Chiaia.

Saliti in un vicino taxi, avevamo l’intenzione di lasciare le valige al Deposito della Stazione prima della partenza serale, per poterci godere l’ultima giornata di vacanze napoletane tra i saloni e il parco della Reggia di Capodimonte.

Eppure …Eppure già qualcosa non mi quadrava.

Il taxista quando nonno Talpone, appena salito in auto, aveva iniziato la sua sacrale trattativa ad oltranza per concordare il prezzo del tragitto, ( A me nun me frega nisciuno !) si è sentito rispondere placidamente “ Ma lei paga secondo il tassametro!”.

Già, nell’auto esisteva un apparecchio che calcolava il prezzo della corsa in base al tempo e  i metri di utilizzo !

Lui, infatuato dall’aria levantina di Napoli, se l’era bellamente scordato.

Risultato: arrivati alla Stazione pagò la metà della cifra faticosamente concordata cinque giorni prima per fare il percorso inverso.

Ma non era finita: al Deposito Bagagli una piccola folla inferocita assediava un omino in camicia, semi-barricato dietro la porta a vetri che urlava “ Siamo in sciopero, è chiuso !”

“ In sciopero? Ma perché? E fino a che ora ?- chiese smarrito nonno Talpone.

“ Da sedici giorni siamo chiusi qua dentro a scioperare !- gemette l’omino con voce ormai strozzata.

Risultato: il consiglio dei quattro vecchietti a maggioranza decise di acquistare subito altri biglietti per correre sul primo treno che li avrebbe riportati a Milano.

Una decisione rabbiosa, improvvisata e folle, con un coro di voci che mugugnavano “ A Milano! Là sì che le cose funzionano!”.

Infatti poi lassù hanno votato la Lega Nord e il corteo dei nanetti lestofanti.

Ma sul treno, mestamente, Talpone guardava allontanarsi la sua Napoli inondata dal sole e, lasciato ogni disappunto, gli venne in mente che forse l’omino in camicia e i suoi colleghi erano mesi che non ricevevano la paga, come le altre addette alle pulizie della Ferrovia Cumana.

Lavorare anche senza paga ? Sembra che anche a Napoli sia un’amara realtà.

L’alternativa sarebbe la disoccupazione senza fine, quindi ci si aggrappa al lavoro che si ha, con la rabbiosa determinazione di un naufrago al suo relitto.

Da Firenze in poi trovammo solo pioggia che ci inondò fino a Milano.

Come un bambino deluso da allora mi sto ripromettendo “ Tornerò Napoli, tornerò !”

Anche con l’amarezza e la rabbia per il tuo stato di abbandono di capitale defraudata, sfregiata da crolli di palazzi, umiliata da roghi criminali al tuo gioiello di Città della Scienza a Bagnoli.

La pazienza è tanta e la speranza non dovrebbero mancare mai.

Anche se una signora diceva “ Ma quale sinistra e destra, qua ci sta il partito dei Sopra e dei Sotto. Noi magari siamo messi pure in cantina”:

PENSIERI ALLA PARTENZA


L’uomo che ha timore di iniziare un viaggio non è uno sciocco.

Ha ragionevolmente paura di lasciare i suoi affetti, le persone, gli ambienti, gli oggetti a lui cari.

Come se sospettasse che quello sia un preludio al suo lungo cammino senza ritorno.

Ho l’impressione che questo pensiero non sia adatto come pubblicità per un’agenzia viaggi.

Nonno Talpone alla vigilia della partenza in treno per Napoli.

ANGOSCE E VERGOGNA


Oggi è tutto calmo, il tempo non passa mai, la solita uscita per acquistare i giornali, qualche compera al supermercato, una sbirciatina e due parole con l’amico della bancarella dei libri usati.

Niente giro al mercato ambulante di frutta e verdura oggi, siamo rimasti in due, abbiamo rifornimenti per una settimana.

Non parliamo delle scorte di carne, formaggi, uova e delle numerose vaschette nel frigorifero, contenenti sughi, brodo e minestrone, arrosti, frittate, zamponi cotti, bolliti e altre cose che ora non rammento.

La famiglia allargata è sempre rifugiata nel lazzaretto di Cinisello dagli altri nonni, tutti ammalati, costipati, febbricitanti, una bolgia di mal di gola e bronchiti.

Poverini.

A proposito, mi rendo conto che oggi non li ho ancora sentiti.

Il promettente avvocato non mi risponde al cellulare, sarà come sempre impegnatissimo in ufficio, al solito dieci, dodici ore di lavoro stressante, senza tregua, da schiavo in catena, ma in completo blu scuro e cravatta.

Che tempi!

Come l’altro lassù al nord, che lavora fino alle nove, dieci di sera.

Mi dico sottovoce che sembra debbano per contrappasso scontare il disimpegno lavorativo del padre, che le parole restino tra noi.

La figlia acquisita, grazie al matrimonio con lo schiavo prima nominato, mi risponde al secondo tentativo.

E’ trillante e allegra come un fringuello, anche se è appena guarita, sia pur con qualche postumo influenzale, anche lei al lavoro, lui invece finalmente ha ceduto e ora è a casa con la febbre.

Tutti al lavoro, che diamine !

Ma si sa, siamo a Milano.

E poi non bisogna lamentarsi adesso, con la crisi che c’è …

Io sono pensionato da dodici anni, posso parlare e criticare, salvo lamentarmi che ad ogni anno che passa i miei soldi diminuiscono.

Ma oggi mi sento indifferente, quasi beffardo, direi stoico.

Diciamo che in realtà sono rassegnato, se qualcosa non cambia, tra dieci anni, se sarò ancora vivo, farò il Barbapedanna.

Senza chitarrone, non ho mai imparato a suonare, ma mi vedo già in giro con un blocchetto di post gialli, su cui scrivere con un pennarello rosso poesiole giocose o saggi pensieri da pirla, da regalare ai passeggeri della metropolitana, poi passerò con il mio vecchio tubino inglese, chissà forse la cosa funzionerebbe.

Basta, invece sono preoccupato per quello che succede ai miei maschietti.

Finalmente lui, il mio piccolo, il mio promettente avvocato, il padre dei miei gloriosi nipotini, mi risponde con un vocione roco.

“ Ciao papà !”

Subito mi scateno : “ Come state? Ancora la febbre? Ma il medico cosa dice? Avete bisogno di cibo, bevande, acuisti in farmacia, consigli, soldi, commissioni urgenti, pagamento di bollettini postali, multe? Dimmi, se c’è qualcosa che posso fare, io mi posso liberare da ogni impegno, conta su di me”

“ Papà grazie, no, qua siamo tutti ammalati ma ce la caviamo. Pensavo però che se vuoi domani veniamo tutti a casa tua”

“ Come a casa? Da me intendi? Ma se siete pieni di virus, vuoi farmi ammalare? Proprio adesso che ho prenotato il viaggio a Napoli, cinque giorni, tutto già pagato, albergo tre stelle, treno Italo veloce, mica il solito Intercity.  Solo che per risparmiare ho acquistato i biglietti scontati, tipo last minute, senza possibilità di recesso.

Io vi vorrei, non mi importa di ammalarmi ancora, oh avervi vicino, ma, ma … martedì dobbiamo partire per quel viaggio lontano, non vorrei ammalarmi, mi capisci?”

“ Va bene papà, credevo che anche la mamma mi volesse per la solita settimana da voi, non vorrei che si offendesse …”

“ No caro, vi vogliamo, ma ora, capisci, il viaggio a Napoli … Ciao, ti telefonerò ogni giorno, guarite, mi raccomando!”

Ecco, diciamolo, sono terrorizzato dall’influenza, l’ho già avuta dopo Natale, mia moglie all’ultimo dell’anno.

Capite, i nostri viaggi, quelli che sognavamo di fare, dal tour completo della Cina ci siamo ridotti al safari economico in Africa, poi alla settimana a New York, restringendoci al weekend lungo a Lisbona in bassissima stagione.

Ora siamo al tour giù a Napoli.

Sento in fondo al cuore che tutto forse si ridurrà ancora in un fine settimana a Terni, la perla della Conca, flagellata dalla pioggia e dal gelo.

Mi sento ugualmente un padre sciagurato, ho i rimorsi di coscienza.

Peccatore, ecco cosa sono, vergogna!

Poi perché Napoli? Da anni non ci vado più, cosa troverò laggiù?

Dicono che la prossima settimana avremo nevicate, devo portare gli scarponi pesanti da montagna?      Magari anche il mio vecchio colbacco di pelo con la stella rossa, ricordo di Mosca, bei tempi, ho ancora presente lo scambio furtivo della borsetta di plastica, omaggio dell’Intertourist, con quel caldo berrettone.

E il Vesuvio ? Non entrerà in eruzione quando saremo laggiù? Non si sa mai, dicono “ vedi Napoli e poi muori “, non ricordo quando ci fu la famosa eruzione di Plinio il Vecchio, sarà forse avvenuta a febbraio?

Mentre cerco informazioni tra i libri di storia sento che la mia Istrice mi sta chiamando : “ Sbrigati, dobbiamo andare in palestra, io sono già pronta, mettiti la tuta!”

“No guarda, adesso sono impegnatissimo, ho dei problemi da risolvere”

“ Smettila, niente scuse, dai pigrone, ti conosco, forza, ci stanno aspettando”

Mi alzo affannato, cercando scarpette, magliette e borsone, non mi ricordo più quale era il problema.

Non importa, so di essere fortunato di avere una graziosa terapista della riabilitazione a domicilio, il resto non conta.

PARTENZE E ARRIVI


Milano, la grande Milano ora ti accoglie nonno Talpone, con il suo traffico caotico e strombettante, con la gente sempre di fretta, che corre con il cellulare all’orecchio, troppo indaffarata per sorridere e salutare, seria e preoccupata.

Ma gli amici ritrovati alla palestra comunale, per il corso di ginnastica dolce riservato alla terza età,  sembrano felici di rivederti, urlano “ Ma come sei abbronzato ! Sempre in giro, vero ?   Che coppia, tutti e due appaiono più riposati dopo essere stati lontani tanto tempo.     E lui guardatelo, lustro e aitante, sembra il ritratto della salute !”

“ Ma come – afferma nonno Talpone quasi indispettito – sono stato in quella lontana isoletta, quasi al confino, solo perché mio cognato si sentiva solo, poi soffro di cuore, devo farmi vedere, fare degli esami di controllo “

Inavvertitamente si confonde e mormora “ Vedete, ho il cuore che batte !”

“ Per fortuna che ti batte ancora !- ridono gli amici.

“ Volevo dire  che ho avuto delle fibrillazioni – cerca di spiegare lui, ma ormai tutti sono allegri, in fondo è contento anche nonno Talpone, nel suo intimo di clown triste, di aver provocato un poco di gioiosità.

Certo l’ansia della partenza dall’Umbria è quasi lontana e dimenticata, un giorno e due notti di fremiti, paure e timori di dimenticare qualcosa, tra i cinque cellulari ( Perché cinque ? Perché danno sicurezza ), i tre paia di occhiali ( Basteranno ?), i computer, l’Ebook, i libri e i cavi vari.

Naturalmente poi ha realizzato di aver lasciato là, nella borsa chiusa nell’armadio, il mazzo di chiavi di casa.

Sembra lontana anche la telefonata della sua Istrice al momento di scendere in stazione per il ritorno a Milano.

“ Allora stai partendo ? – chiede lei con voce vellutata.

“ Certo, sto per uscire dal cancello, spero di non aver dimenticato niente ( sic ! ). No il pollaio per tua sorella non intendo costruirlo ora, doveva chiedermelo prima. Ma perché, vuoi forse che rimanga qui ancora una settimana ?”

“ Tu cosa dici ? – sussurra lei sorniona.

Mille neri pensieri hanno allora assillato il povero nonno Talpone.

1)    Non mi vuole a Milano

2)    Non mi vuole più bene

3)    Ha trovato un uomo bello, intelligente e ricco

4)    Mi sta lasciando

5)     …

“ Allora scioccone – fa lei, interrompendo le sue nere nubi e angosce da pollo maritale – stasera ti vengono a prendere alla stazione i tuoi nipotini, che poi rimangono a cena da noi, cerca di recuperare dei pomodori dall’orto “

“ Oh gioia ! – esclama nonno Talpone – certo i pododori per i miei piccoli !”

“ Guarda che pododori i bambini lo dicevano due anni fa, non confonderli, ricordati di portarli per cena, sbadatone “

Lui è sceso dalla cognata Paperoga, ha raccolto i pododori, pardon i pomodori nell’orto, è andato alla stazione euforico e felice, “ Cosa sono le ansie per qualche piccola cosa dimenticata – ha esclamato gioioso.

C’è da scommettere che sarebbe  salito in treno inconsapevole e orgoglioso anche in pigiama e pantofole.

GLI EVASI DI VENTOTENE


Ieri sera, terminata la cena a casa dei cognati, presso cui è momentaneamente ospitato, quale profugo famigliare, nonno Talpone è stato improvvisamente aggredito verbalmente dalla cognata Paperoga, che impugnava la bottiglia di vino che presa dalla tavola.

“ Quanto vino hai bevuto tu ?”

Distogliendo lo sguardo dalla sparatoria tra gang di rapinatori del vecchio film che stava mostrando la televisione, il nostro amico, sorpreso e con un vago senso di colpa che lo prende sempre quando è proditoriamente assalito, non ha saputo rispondere subito.

Era forse un atto di accusa per aver trascurato il problema dei propri diverticoli ?

Aveva magari macchiato la tovaglia pulita ?

Aveva inconsciamente bevuto troppo, abusando dell’ospitalità offerta ?

La cena era stata semplice ma gustosa, sulla tavola  era stata posta una bottiglia d’acqua minerale ed una bottiglia di vino, peraltro già iniziata, eravamo in tre, io, l’accusatrice e il cognato Lingua di Ferro.

Paperoga, accigliata e con lo sguardo duro da domenicano della santa inquisizione, ha agitato il fondo della bottiglia e ha ripetuto bruscamente.

“ Tu quanti bicchieri hai consumato ? Dimmelo subito senza barare !”

Barare ?

E perché mai ?

Muovendo lentamente la testa, ancora stupito, nonno Talpone ha scorto il cognato Lingua di Ferro, appollaiato nella poltrona preferita e alle spalle dell’accusatrice, che restava stranamente ammutolito, quasi paralizzato, aveva solo gli occhi spalancati che roteavano incessantemente con una strana espressività.

“ Allora rispondi, quanto ne hai bevuto tu di vino ? – ha ribattuto lei implacabile.

“Non so, qualche bicchiere, non ricordo – ho risposto esitante, rendendomi conto alla fine, con un certo sollievo, che non ero più l’accusato, ma solo il testimone a carico.

“ Ne ho bevuti parecchi, vero ? – ho chiesto gentilmente, con l’aria sottomessa di un cane che è stato sgridato per aver involontariamente  mangiato qualcosa di proibito.

“ Non è per te, che però devi aver cura dei tuoi diverticoli, ma a questo ci penserà poi mia sorella. E’ per quel disgraziato – ha precisato, puntando l’indice sul colpevole marito, che cercava disperatamente di farsi inghiottire dalla capace poltrona in cui era sempre più rannicchiato.

“ Non deve bere più vino, gli fa male, deve bere acqua, almeno tre litri al giorno, me l’aveva promesso.  Lui ! – ha precisato, girando il viso aggrottato verso il penitente.

“ Vi controllo ora, avete capito ? E non russate stanotte, altrimenti vi butto fuori casa e dormite in giardino ! – cosi Paperoga, nella sua veste di appuntato dei carabinieri,  ha chiuso la sua requisitoria, portandosi via la bottiglia incriminata, per segnarvi il livello rimasto o per vuotarla disgraziatamente nel lavello della cucina.

Mio cognato ed io ci siamo guardati con aria colpevole ed accorata, poi abbiamo mormorato :

“ Come era bello quando eravamo soli al mare.   I letti sfatti, i bagni e le nuotate che duravano delle ore, la pesca in barca fino alle tre del  mattino, le cene abbondanti e saporite di pesce quando si aveva fame. Oh le carbonare con otto uova, pancetta e pecorino a volontà, i cadaveri delle bottiglie ammonticchiate a terra senza contarle, una benefica strage, che dava allegria e ci faceva cantare e ballare in piazza le canzoni napoletane del tempo antico.  Ti ricordi ?”

L’anno prossimo nonno Talpone e Lingua di Ferro, cognati, amici e complici, cercheranno di fuggire ancora nell’isoletta di Ventotene, paradossalmente come evasi verso la libertà.