UN NIPOTINO RITROVATO


Il tempo scorre lento e inesorabile in una sola direzione giù verso una valle lontana e noi, ancor più se anziani, istintivamente non riusciamo a rassegnarci di questo maturare ed evolversi della vita.
E’ una constatazione amara, ripetuta e frusta, ma certe volte l’esperienza quotidiana può sempre riservarci delle sorprese.
Nonno Talpone è un vecchietto che ha avuto la fortuna di godere non solo di due nipotini, ma anche quella di numerosi altri bambini a cui poter donare il suo affetto e attenzione, quasi fosse un nonno ricco di numerosa progenie.
Però gli anni passano, i giochi, le storie, le caramelle con cui li incantava ormai, arrivati verso i dieci anni, giustamente non li interessano più e ora gli possono passare accanto quasi fosse diventato invisibile.
Ieri però mentre tornava da scuola trascinando un pesante zaino trolley, che il suo Scoiattolino gli aveva lasciato per andare a casa di amici, è stato salutato e fermato da uno di questi suoi ipotetici nipotini.
Si sono poi avviati lungo le strade di casa, fianco a fianco come due vecchi amici, mentre il ragazzo gli raccontava le sue esperienze, le prodezze sportive, i suoi desideri.
Ormai nonno Talpone ha scoperto che il saper ascoltare è una rara virtù di cortesia ed affetto, di cui anche e forse soprattutto i piccoli hanno un estremo bisogno.
Quando si sono lasciati lui, ipotetico nonno a prestito, era stupito e felice, come fosse scivolato in una deviazione temporale da fantascienza, quasi imbarazzato di aver ricevuto questo improvviso e prezioso regalo.

UN FAVORE SOLO


“ Eh dai papà, ti chiedo un favore solo ! Dai, dai, dai !”
Quando è in compagnia del figlio inglese nonno Talpone realizza in pieno, semmai l’avesse scordato, il significato di quel nome minaccioso: il Martello di dio.
Era un freddo pomeriggio invernale, loro si trovavano insieme a gustare una tazza di tè alla liquirizia, stando semi sdraiati nelle poltrone del salotto della casa di Brighton.
L’atmosfera era stata fino a quel momento rilassata, oziosamente piacevole, che importava se fuori dalle finestre del bovindo una pioggerellina minuta insieme al cielo invernale metteva addosso una tristezza plumbea.
Certo all’interno di un pub, con in mano una mezza pinta di ottima Bitter locale, si sarebbe stati anche meglio, ma il figlio, per quanto ormai inglese, odia i pub quanto nonno Talpone li adora, così per stare in compagnia ci si accontenta del tè, seppure alla liquirizia.
Questa pausa di rilassamento beato fu dunque interrotta dalla fatidica domanda ripetuta in tono cantilenante dal martellante figliolo.
“ E va bene, qual è questo favore? – ingenuamente lui rispose.
“ Sono tre cose soltanto – partì subito con entusiasmo l’altro – portare nei cassoni dell’immondizia su all’incrocio delle strade i sacchi della spazzatura, già divisi per cartone, plastica, vetro e residui vari. Quello dell’umido va nel mastello in giardino come sai. Poi dovresti farmi a pezzi il bancale, il tavolino rotto e gli altri oggetti di legno che si trovano nel cortiletto per utilizzarli nel camino. Infine ti puoi divertire a riparare la lampada a muro di questa sala e dato che ci sei anche quelle a piano terra e nella camera da letto sopra di noi.”
La matematica non è mai stata la materia preferita dal mio figlio, che è nato artista geniale ed ammaliatore.
“ Ma come ! – aveva cercato di protestare nonno Talpone – sono quattro sacconi enormi da trascinare su all’incrocio, tutta quella legna da fare a pezzi con un piccolo seghetto, tre lampade, per un totale di almeno dieci favori !”
“ Veramente ti volevo chiedere di costruirmi anche la legnaia e un cassone per riporre gli attrezzi da giardino, per demolire poi la loro casetta là in fondo, che è molto rovinata, ma non volevo esagerare, comunque sono cose non da fare subito subito. – era stata l’amara constatazione del figliolo.
“ Che ci vuole ? Aiutalo povero ragazzo, tanto tu che hai da fare ? – aveva concluso la sua Istrice, che per i figli sa trasformarsi in mamma papera protettiva.
Così nonno Talpone è ritornato il papà tuttofare, sia pure con la consueta emissione di grugniti e brontolii di protesta.
E’ passato almeno un mese ormai e in questo momento, solo nel mio studiolo, ne provo un dolce ricordo di rimpianto.
Che importano le regole della matematica quando qualcuno ti fa retrocedere di quarant’anni e ritornare papà ?

CONVERSAZIONI PLATONICHE


“ … Ora l’accademia platonica è finita per sempre … Le conversazioni platoniche si risvegliano per un istante solo quando due amici si incontrano … I due hanno un incedibile rispetto l’uno per l’altro, parlano a voce bassa, si ascoltano, si interrogano … talvolta stanno in silenzio … I due non sono affatto simili … ma questa è la condizione ideale per la conversazione … Proprio perché ognuno parla con il suo opposto porta alla luce le sue idee più profonde … e disegna grandiose architetture di immagini …”
( da Pietro Citati – L’armonia del mondo )
Nel leggere queste frasi nel libretto acquistato giorni fa in una bancarella di libri usati nonno Talpone ha avuto un fremito e ricorda quei indicabili momenti, molto più frequenti in gioventù, quando con un caro amico si è inaspettatamente trovato in questa magnifica situazione.
Un amico di cui magari si conosceva reciprocamente ogni fatto e ogni pensiero ma, apprezzandolo per la curiosa e paziente intelligenza, nel conversare e confrontandosi si scoprivano e si facevano germogliare anche le proprie idee.
Magari non si avevano che effimere architetture di pensieri, ma quale piacere lo stimolo dell’intelligenza, il calore umano di un rapporto con una persona acuta e paziente, lontano dal bla bla quotidiano.
Come tutti i veri piaceri quelli in fondo quelli erano una pausa breve ma rilassante della propria vita.
Bisogna riconoscere che come l’amore anche l’amicizia è un dono stupendo che quando si riceve non finisce mai di stupirci e che per questo bisognerebbe sempre sforzarsi di meritare.

CIPPLIMERLO !


3 dicembre 2015
CIPPLIMERLO
Uno deve uscire nel freddo decembrino, lasciando il teporino di casa, i suoi due gatti acciambellati sul letto e mentre scende le scale sente le anche che gli strappano continui morsi dolorosi, sarà la sciatica, la coxartrosi, l’umidità della stagione, non riesce a capire.
Il suo giornalaio fa scorrere il vetro del suo finestrino per ritirare le monete dei quotidiani, un breve saluto e via.
Stringendo la borsa della spesa, quella grande di tela plastificata, evitiamo gli sprechi, ecco ora, sul suo percorso verso il supermercato, la bancarella dei libri usati, vicino a quella della coppia di cinesi che vendono vestitini e camicette sintetiche a poco prezzo.
Il passaggio tra loro e la casa è stretto e la gente vi si infila in fretta con l’occhio vacuo, passa anche qualche ciclista che fende la folla come un rompighiaccio arrogante.
Qui se uno rallenta il passo è solo per chiedere le indicazioni di un indirizzo.
L’uomo dei libri gira intorno alla sua esposizione con passo pesante da montanaro, quale è in effetti, non sembra notare il freddo, ha gli scarponi pesanti, giaccone imbottito, berretto di lana e curiosi guantoni con una taschina da cui fare uscire le dita al bisogno.
“ Freddo boia vero ?- azzarda nonno Talpone con un sorriso complice.
“ Ma no, anzi in montagna non gela, i ghiacciai si sciolgono, è un disastro, ci saranno almeno dieci gradi in più. Poi in città dovrebbe piovere, non vede lo smog ? Polvere sottili, si crepa tutti, mondo boia !”
Il tono è rabbioso più che lamentevole, ma chi lo conosce bene sa che è solo un burbero.
Nonno Talpone si ferma, ancorato alla bancherella per non farsi trascinare dai frettolosi, scruta i dorsi dei libri, li annusa, li riconosce e li cataloga.
Vecchi editori ormai scomparsi, i romanzi e i saggi di cui ha una copia in casa, i grandi volumi d’arte, ogni libretto o volume ha una propria storia, è come rivedere dei vecchi amici.
“ Allora come va ? Tutto bene ? – chiede il sacro custode del sapere aprendo un sorriso fanciullesco insospettato.
Così loro iniziano a parlare del tempo, della situazione politica, dei libri esposti, di quelli letti o cercati.
Ormai si conoscono da anni, anzi quella superstite bancarella la frequentava quando era gestita dal padre, già, erano molti anni fa, trenta, quaranta, forse più di cinquanta anni fa.
Eh già, allora invece dei cinesi il banchetto a fianco era presieduto da un distinto signore napoletano, con aristocratici baffetti alla Amedeo Nazzari, che esponeva con cura i suoi specchietti, pinzette, lamette e pennelli da barba.
“ Già tempi lontani caro ragazzo !- sospira il Talpone, perso nei ricordi.
“ Veramente ho 47 anni – risponde l’altro leggermente risentito.
“ E allora? Sei nato in tempo di guerra tu ? Ricordo bene il tuo papà, allora negli anni cinquanta si trovavano ancora dei bei libri, del ‘700 e dell’800 a poche lire, mi bastava la mancetta settimanale. Ora dove sono quei libretti curiosi e preziosi ? Alle aste ! Che tempi!”
L’argomento della guerra porta il ragazzo della bancarella ai ricordi di suo nonno che aveva partecipato alla grande guerra, della famiglia scappata con un cesto di biancheria dalle case distrutte, del ritorno alla fine tra i ruderi e i rottami delle bombe.
Un paese di recuperanti, come quelli descritti calorosamente da Rigoni Stern.
Dalla tasca di Talpone squilla la suoneria del cellulare, è la sua Istrice che chiede dove sia, sono quasi le due, deve buttare la pasta?
Accidenti sono ore che parlano al freddo, bisogna scappare via, ma prima chiede “ Hai fatto affari oggi ?”
“ Non si vende niente, anche gli altri dicono così, vita grama, dov’è questa ripresa mondo boia?”
Nonno Talpone allora afferra due volumi che aveva già lungamente osservato, una bella biografia di Ludwig, l’ultimo re di Baviera, e una raccolta di saggi di Pietro Citati.
Non dovrebbe, la sua casa, la cantina, il solaio, un box sono colmi di libri inscatolati, in continua rotazione su e giù per le scale.
Pazienza, faremo posto anche per loro.
“ Le faccio uno sconto – propone il giovane montanaro dal volto vitreo e gelato.
“ No, oggi no, prezzo pieno, il primo cliente porta fortuna – esclama categorico nonno Talpone.
Con i libri infilati nel borsone della spesa arranca verso casa, maledetta anca destra, anche le spalle sono rattrappite dal freddo.
“ Ma è un affare – gongola dentro sé – pochi euro per ore di chiaccherate piacevoli e in più due libri interessanti. Altro che psicanalisti, psicologi, medicine e dottori. Cipplimerlo ! Sono furbo io !”

PS
Cercasi dattilografa volonterosa, miti pretese, per sostituire scioperato operatore.

N. T. RISPONDE


“ OK “
OK, come risponde sempre telegraficamente mio figlio maggiore, il Promettente Avvocato, quando gli chiedo qualcosa o cerco di comunicare con lui, via SMS o WhatsApp, dato che parlare per telefono con una persona impegnata sul lavoro è una folle speranza.
OK, ritiro il licenziamento, ma quel benedetto pensionato deve trascrivere ogni tanto i miei sentimenti, quelli che gli sussurro ogni giorno, altrimenti perché pagare il canone di un blog e deludere i diritti di quei pochi lettori che mi seguono ?
Devo ammettere a sua discolpa che da mesi deve assistere ogni giorno, da badante affettuoso, sua moglie, l’amata Istrice Amorosa, che, essendo stata operata alla spalla destra, vive giornate di sofferente inabilità.
Forse questo, unito alle delusioni delle sue possibilità di maratoneta, può spiegare le sue mancanze, ma è affidabile una persona che in breve tempo ha perso tre indirizzi email, si è confuso in quattro figure di face book e perde giornalmente libri, oggetti, soldi e ricevute ?
Diciamo che lui è professionalmente inaffidabile.
Certo la vecchiaia ha i suoi difetti e questo è il blog di un nonno, quindi amatoriale e come lui leggermente svampito e stravagante.
Ma devo anche lamentare il fatto che non trovo quasi mai risposte o notizie dagli altri talponi del mondo, non ne capisco il motivo, forse per timidezza, rassegnazione o paura di mostrarsi nelle proprie debolezze ?
“ Uscite dalle vostre tane, raccontate qualcosa, altrimenti con chi comunichiamo ?”
Per quanto mi riguarda tra poco uscirò fuori casa, un saluto al giornalaio, due battute con il superstite bancarellaio di libri in piazza, infine i brevi commenti con il cassiere del supermercato dove mi reco giornalmente nelle ore di minor affluenza.
Ormai bisogna comperare qualcosa e pagare per poter parlare .
Ah bei tempi antichi, quando fuori della porta di casa c’erano le anziane vicine di scala che uscivano a parlare quando ti sentivano passare, la portinaia con le notizie e i pettegolezzi del giorno, il droghiere, il panettiere, il lattaio, le bancarelle della frutta e quello che riparava le penne stilografiche, tutti quei pittoreschi negozietti e simpatiche persone che animavano le vie della città.
Già, ora stiamo chinati sul nostro computer, scrutando lo smarphone, agitando spasmodicamente i pollici sullo schermo, perché parlare quando si può chattare?
Per noi rimangono le pensiline dove si aspetta pazientemente il possibile passaggio di un autobus o le anticamere degli ambulatori e degli ospedali dove finalmente si parla, si commenta o meglio ci si sfoga, aspettando il proprio turno e si allevia l’attesa.

I TALPONI VOSTRI


Non ho la minima autorizzazione, sono in effetti un abusivo e quasi un clandestino.
Diciamo la verità : sono stato licenziato alcune settimane fa per scarso rendimento.
Così ha deciso lui, il padrone Nonno Talpone.
Ma devo pur giustificarmi, anche se sono solo un piccolo amanuense da quattro soldi.
Come si può pretendere di far trascrivere su carta e poi con tempi lunghi e faticosi i rapidi pensieri che ti vengono dettati alle 5 del mattino, al risveglio tardivo finale, nella sacralità delle ritirate o alla tarda serata quando ti accingi a infilarti nel tuo letto per un meritato riposo ?
Mi direte che questi sono imposizioni compatibili con i tempi lavorativi attuali, presenza, ottimismo, ore tante, senza limiti di tempo, senza festività, paga e gratifiche minime o assenti.
Ho cercato di resistere, sono anziano e mi sento stanco, così ho scioperato.
Beh mi ritrovo qui, a dire il vero abbastanza amareggiato e confuso.
Con chi parlare dei miei incubi notturni, dei piccoli sfoghi quotidiani, delle sensazioni di gioia, di insofferenza, di noia ?
Alla fine cederò ai ricatti del mio “ sciuor parun “ del padrone del blog, nonno Talpone.
In fondo siamo molto vicini, quasi parenti, siamo invecchiati insieme, gli amici cari ormai quasi scomparsi.
Quindi mi sento di consigliarvi di dare ascolto ai vostri personali talponi , lasciateli lamentare e fateci sapere.
Comunicare sarà impegnativo, ma è bello.

BON TON


Premetto che questa mattina lui è infuriato e accidioso come non mai, stanotte hanno avuto l’indecenza di richiamarlo a fare il servizio militare, inutilmente lui protestava, ripeteva che l’aveva già svolto ben due volte, cosa esagerata, strepitava che aveva ormai settantadue anni, anticipando di ben nove mesi il suo compleanno.
Niente da fare, quelli l’avevano caricato su un aereo con un variegato gruppo di persone per recarsi in zona di addestramento alla guerra.
Naturalmente questo era solo un sogno, un incubo di nonno Talpone, ma lui spesso tende a confonderli con la realtà, almeno fino a mattinata inoltrata.
“ Come stai ? Bene? Non sei cambiato per nulla !”
Ecco queste esclamazioni usuali di saluto quando incontra qualche conoscente gli danno profondamente fastidio.
Lui sostiene che sono frasi fatte, non interessa a nessuno come tu stia, anche se ti senti giù la risposta deve essere sempre “ Bene, diciamo benino, suvvia !”, altrimenti crei un fastidio, una richiesta di interesse dovuto che incrina l’incontro, tutto deve sempre andare bene, la gente ha fretta, ha già i suoi problemi, non vuole impelagarsi con altri fastidi.
Se tu fossi veramente ammalato o disperato andresti a suscitare un emotivo sentimento di compartecipazione e provocheresti dei momentanei sentimenti di tristezza, più o meno sinceri.
Null’altro – conclude nonno Talpone, sempre più cinico – fino alla tua conclusione finale, quella delle “ Condoglianze. Era così giovane ! In fondo era una brava persona. Però chi l’avrebbe mai detto !”
Poi si avrà il fastidio della partecipazione al funerale, la colletta per le corone, il riunirsi al cimitero, dove in compenso si incontrano molti amici e conoscenti pesi di vista da anni.
“ Dai sentiamoci ancora, non perdiamoci di vista !”
No, niente paura, si rivedranno senz’altro al prossimo funerale, se non sarà il loro.
Che dire della frase “ Non sei cambiato per nulla ! Ma come fai a mantenerti così giovane ?”
E’ particolarmente perfida e viene usata specialmente tra le donne con abbondante ipocrisia, come se alla mattina uno quando si va a lavare e si guarda allo specchio non notasse i propri cambiamenti, i gonfiori, le borse sotto gli occhi, le rughe e tutto il continuo sfaldamento del viso e del corpo.
Ti insaponi e ti sciacqui come per togliere quella patina, quell’offuscamento dell’immagine, usi creme, profumi, ti massaggi, ti riguardi e con un sospiro smetti di tormentarti inutilmente e te ne vai.
Forse ha ragione nonno Talpone, sarebbe meglio pronunciare un semplice “ Ciao !” sorridere, offrire un aperitivo o un caffè e poi, se l’altro lo richiede, porgere un orecchio paziente ai suoi bisogni di sfogo.
Questa è la teoria, il piccolo galateo ormai trascurato, ma poi spesso si ricade nell’uso comune e anche noi chiediamo in fretta “ Come stai? Tutto bene ?” senza aspettarti una vera risposta, anzi, nel caso, cerchi di rifilare i tuoi momentanei problemi all’altro, in una gara di reciproca sopraffazione.
Poi i ripetuti saluti e la promessa di incontrarci presto.
Uno penserà “ Che noioso, non la smetteva più di parlare di sé, è proprio un tremendo attaccabottoni !”
L’altro invece si lamenterà dentro di sé “ Che persona fastidiosa, vuol dire solo la sua, non ti ascolta, è proprio invecchiato, anche male direi !”
Per fortuna io e voi non siamo di questa specie, abbiamo un buon carattere e senso della misura, un innato senso del bon ton, non è vero ?
“ Bene, a proposito come state? Vi trovo meravigliosamente in gamba !”

E IL MORIR MI E’ DOLCE PER LE TUE MANI


Capita talvolta di essere in giro con il nipotino maggiore, lo Scoiattolino di otto anni, per accompagnarlo al campo giochi o per passeggiare insieme.

La sua è un’età ormai quasi matura, in bilico tra l’essere ancora un bimbo e le curiosità, non dico dell’uomo, ma del ragazzo che scopre i temi della vita.

Eravamo al parco giochi io e lui, che si era arrampicato in cima ad un palo contornato da funi intrecciate, in cerca di equilibri instabili e visioni dall’alto.

Ad un certo punto si è voltato in giù verso me e ha chiesto a bruciapelo :

“ Nonno, tu credi in Dio ?  Pensi che Gesù sia esistito ?”

Nonno Talpone, come fosse con un adulto, gli ha risposto con meditata semplicità, esponendo le sue convinzioni, le sue titubanze, il suo poco sapere, perché quelle erano domande esistenziali su Dio e le sue manifestazioni che ogni uomo si è posto da sempre .

Il piccolo lo ha ascoltato attentamente per cinque minuti, poi ha esclamato :

“E ora io sono il capitano coraggioso con la spada e tu il mostro marino che vuole attaccare la mia nave, difenditi!”

In breve con una sciabolata decisa ha ucciso la creatura orrenda ai suoi piedi, lanciando un grido di vittoria.

E il morir m’è dolce per le sue mani.

PS

Ricordo ora i fatti avvenuti ai primi di gennaio e il post non era poi uscito perché in quei giorni erano avvenute le stragi di Parigi.  La concomitanza mi era sembrata tale da rendere impensabile il narrare la mia piccola storia.

E’ stato giusto lasciar sopraffare il nostro piccolo mondo quotidiano di affetti, gioie e avversità dalle tragedie del mondo?

SALE D’ASPETTO


L’intervento chirurgico per la cataratta dell’occhio destro dell’Istrice Prussiana è andato benissimo, per ora.

Nonno Talpone aveva accompagnato la moglie fin nella sala d’aspetto del reparto di chirurgia alle 8 del mattino e alle 13 lei era emersa da quella porta là in fondo al corridoio, leggermente insicura e traballante, con una fasciatura e una benda che le copriva metà del suo grazioso visino.

Lui l’aveva riportata a casa sorreggendole premuroso il braccio, a passi felpati, come se camminassero su un tappeto di fragili gusci.

Da allora l’ha sempre accudita come fosse una delicata bambina, infilandole le calze e le ciabatte al mattino, accomodandola delicatamente sul divano con abbondanti cuscini, ricoprendola con le coperte più morbide, somministrandole le medicine, curando ogni bisogno della casa, come e ancor più di quando era influenzata.

Quella sua copertura ovale dell’occhio, di colore bianco latteo, gli suscitava una certa tenerezza mista a stupore, ora benevolmente la chiama “ Mia piccola Jolanda, figlia del Corsaro Bianco “ in ricordo delle letture salgariane di quando era un ragazzino.

I ruoli di coppia sono momentaneamente invertiti, bisogna dire che, anche se sofferente, lei è sempre di buonumore, lo ringrazia per ogni richiesta esaudita e gli dice dolcemente “ Grazie mio passerotto “, mettendolo in imbarazzo e rendendolo ancor più maldestro e ansioso nelle faccende di casa.

Da segnalare anche che lui ha ora meno tempo libero per poter cadere nei soliti pantani della depressione.

Ieri l’aveva riaccompagnata in ospedale per la visita di controllo post operatoria, entrando in un salone affollato e rumoreggiante, stipato di vecchie signore, con qualche sparuto anziano che emergeva tra loro, quasi tutti si mostravano con bende fasciature alla testa, come reduci di una sanguinosa battaglia.

Le donne, soprattutto quelle di una certa età, hanno notoriamente la deplorevole abitudine di parlare incessantemente dei loro mali, con divagazioni su dottori, medicine, figli, nipoti, cagnolini, citando talvolta anche i loro mariti, preferibilmente se sofferenti di qualche grave malattia che richiede la loro assistenza.

Quella sala d’attesa era stata una sofferenza indicibile per nonno Talpone, che aveva cercato di isolarsi con le cuffie del suo Ipod, ma non era nemmeno a leggere due pagine del suo Ebook, quello color ciliegia, con un magico archivio di quasi 700 opere.

Si era dovuto arrendere e alfine ascoltare le chiacchere delle sue vicine, sempre più impaziente e insofferente.

Quando, dopo ore di estenuante attesa, aveva potuto riaccompagnare a casa la moglie, non aveva potuto trattenersi :

“ Amore mio come ti senti?

Io non ne potevo più di stare rinchiuso là ad aspettarti.

Ah quelle donne anziane !

Ma quanto parlano!

Non la finiscono mai, ti distruggono e poi pensa, è incredibile, non sono mai riuscito a replicare e spiegare in modo approfondito i miei malanni !”

DIFETTI DI MEMORIA


Non si può sempre sorridere delle piccole cose, perché non si possono oscurare quelle grandi, come i principi che devono regolare la nostra vita, le garanzie della libertà politica e religiosa, il rispetto degli altri, l’applicazione della democrazia nel vivere civile, concetti che non vanno mai dimenticati.

Il mio è un piccolo blog, sono un anziano senza importanza, ma non posso tacere nel Giorno della Memoria.

Non per una celebrazione ufficiale, ma la memoria dei fatti e misfatti storici passati è una regola che va rispettata, perché sia analizzata e assimilata nell’intimo di ognuno di noi.

Purtroppo nei commenti su internet, su Facebook e troppo spesso nelle conversazioni quotidiane con conoscenti e amici vedo con orrore l’emergere di un disprezzo e di un odio razzista verso quelli diversi da noi, le minoranze, quelli con opinioni, usi, fedi religiose e credo politico differente.

Ad esempio conosco una coppia di amici della mia età, persone gentili e generose, operose e tolleranti, ma quando si tocca il tasto degli ebrei ( quelli di religione israelita ) loro si scatenano con insinuazioni e accuse farneticanti.

Per colmo di ironia la loro apparenza fisica esterna, piccoli, magri , capelli ricciuti,  nonché la loro fortuna commerciale ne fa quasi un prototipo dell’ebreo da loro disprezzato.

Come far capire loro che essi stessi potrebbero essere la minoranza da calunniare e odiare ?

Cosa dire del mio amico egiziano che cura la pulizia delle scale del condominio dove abito, dell’amico rumeno Giorgiu che mi aiuta nei lavori faticosi dell’Umbria, di Fang il meccanico di fiducia, che sono alcuni dei tanti extracomunitari che conosco.

Sono forse da disprezzare, da buttare in mare solo perché sono venuti in Italia a cercare un lavoro ?

Perché un mendicante, un ladro devono diventare dei mostri solo perché vengono da fuori, sono da tollerare solo i bisognosi o i mascalzoni  che hanno il nostro colore della pelle o che parlano il nostro dialetto ?

Un omosessuale va disprezzato perché ha inclinazioni e un bisogno di amore diverso dal mio?  Chi osa stabilire i dogmi della nostra sfera più intima ?

Mi sento sommerso dall’amarezza  per la violenza verbale e fisica che vedo intorno a me.

Devo confessare che, giunto alla mia età, mi pento di non aver voluto continuare ad insegnare nelle scuole, forse sarebbe stato come un secchiello d’acqua versato in un lago, quello che si sta prosciugando, quello della tolleranza e del rispetto degli altri esseri umani.