Pensieri sparsi


Non mi annoio, no davvero.

Alla mia età non mi pesa stare in casa con i miei libri, la musica, la moglie e il gatto.

Questa mattina presto mi sono messo in fila al supermercato vicino a casa per la spesa settimanale.

Solo otto persone davanti a me, in un’ora e mezzo ho sbrigato tutto e sono tornato a casa con il mio carrello e due borse.

Più tardi dalla finestra non vedo nessuno, una pace irreale, di tanto in tanto un raro passante che si affretta carico di borsoni ricolmi.

Come al solito ho telefonato ai figli, nipoti, la sorella inglese e ai pochi amici.

Vita dura per i giovani che devono stare rinchiusi, penso alla trepidazione degli innamorati divisi, agli anziani soli, alla rabbia di quelli che hanno perso il lavoro e a quelli che hanno dovuto cessarlo in questo periodo morto.

Mi rattrista immaginare la situazione di quelli che sono ammalati e vivono nella paura, al dolore di chi non può assistere una persona cara o che l’ha persa in questi tempi angosciosi.

Come in una guerra, dicono.

La differenza è che ora non sparisce una generazione di giovani, ma di vecchi.

Il che, dovendo scegliere, trovo che sia una soluzione più ragionevole..

Data l’età posso scriverlo in tutta sincerità o forse nella mia senilità svanita mi ritengo troppo giovane per preoccuparmi.

In strada ho intravisto un signore incapottato con sciarpa che passeggia con un cane al guinzaglio.

Devo proprio convincere il mio gatto bianconero a sottomettersi ad un laccio, fingendo di essere un canino spurio per farmi legalmente fare una passeggiata solitaria.

A letto con la renna


Sbang!

Una craniata contro il muro a fianco del lettino monacale che occupo da un mese nella camera russatori.

Alle 4 del mattino un incidente del genere mi permette giustamente una serie di imprecazioni ad alta voce.

Tutto perché, mentre sognavo di dormire placidamente nella mia cuccia, una grossa renna pelosa ha voluto infilarsi nel letto, spingendomi con la sua schiena fino a spiaccicarmi contro la parete.

Al buio e con gli occhi spalancati e il cranio indolenzito mi sono presto accorto che la renna era svanita, ma non il mio mal di testa.

Sono rimasto disteso a cercare di capire cosa fosse accaduto e perché.

Ho realizzato poi che la sera precedente avevo riguardato le foto del viaggio in Norvegia di un mese fa.

Più di duecento immagini di fiordi ghiacciati, selvaggi e pittoreschi, nessuna Aurora Boreale perché  di notte, con 19 gradi sotto zero, o dormivo o avevo una tremenda colite.

Alcune foto di reticolati del Polar Park, su al confine con la Svezia.

Erano le recinzioni di lupi, ghiottoni e linci che la mia vista scarsa non ha percepito; dove gli altri mi consigliavano di puntare l’obiettivo  in seguito risultarono essere dei tondini metallici posti in mezzo alla rete.

Solo una renna, che stava placidamente brucando dietro la palizzata di legno, si è fatta gentilmente fotografare, senza muggire e dare furiose cornate come l’adiacente esemplare di bue muschiato.

Ecco, quella renna mi è piaciuta molto, un tipico carattere nordico calmo, ragionevole e metodico.

Ora ricordo che da bambino avevo un orsacchiotto di pezza riempito di trucioli che tenevo stretto a me nel letto.

Quindi mi sembra accettabile che in tempo di coronavirus una bruna renna lanosa venga a tenermi compagnia.

Nei sogni tutto è possibile.

Ma con meno irruenza, mi raccomando.

 

Scelti dagli scaffali


Ieri sera ho terminato di rileggere ” La cripta dei cappuccini ” un libro che ben si adatta a descrivere la fine di un periodo storico e la sensazione di smarrimento che provoca al protagonista.

Verso la fine del testo ho trovato una citazione tragica e purtroppo vera.

” Com’è caritatevole la natura!

I malanni che essa regala alla vecchiaia sono una grazia.

Oblio ci regala, sordità e occhi deboli quando si diventa vecchi,  un poco di confusione  anche, poco prima della morte.

Le ombre da cui questa si fa precedere sono fresche e caritatevoli.”

Sordità, occhi deboli, confusione mentale ci sono, manca l’anca cedevole, il ginocchio artrosico, il mal di schiena, il gonfiore alle gambe, l’ernia ombelicale, i diverticoli etc, etc.

Nonno Talpone ha preso questo capolavoro di libro e l’ha rimesso nello scaffale insieme agli altri dello stesso autore, prediletto ai tempi della sua gioventù.

Da un’altra parte della libreria ha tratto la serie completa di Donald Westlake, il maestro del giallo umoristico.

Morire si dovrà, ma sorridendo.

Sofferta lontananza


Nono giorno ormai.

Non me ne rendo conto, ormai è un’abitudine  lo state isolati  dentro l’appartamento.

Che situazione strana, stiamo nascosti ma non abbiamo nemici corporei, ladri, assassini, gendarmi che vogliono coglierci di sorpresa per farci danno.

Alla mattina ci si alza, si spalancano le finestre e tutto procede come al solito, colazione, doccia, cambio vestiti e poi il giornale radio, le notizie su internet fino alla sazietà.

Ci si alza, si passa da una stanza all’altra con una concentrata attenzione come si dovesse partire.

Invece rimaniamo volontariamente rinchiusi dentro casa.

Certe volte si fanno delle pulizie, anche se le stanze, abitate da due anziani, sono sempre metodicamente in ordine.

Si fa una decina di minuti di ginnastica, si legge prendendo dagli scaffali qualche libro, altri si rimettono a posto.

Il solito pisolino pomeridiano, le telefonate quotidiane, ma i figli e i nipotini sembrano sempre più distanti.

Sofferta lontananza, perché stare insieme non è solo scambiarsi delle parole, ma vivere insieme, con piccoli gesti, accenni di frasi, silenzi complici.

Questo il cellulare e le video conferenze non possono farlo.

Per fortuna.

L’esca invitante


Il morbo infuria

Il pan ci manca

Sul balcone sventola la bandiera

Mi sono venuti in mente questi versi imparati in gioventù.

Dai balconi sventolano molte bandiere italiane, confesso che non ne possiedo nemmeno una, però ho esposto quella multicolore della pace.

Chissà se il morbo guerriero capisce.

Vedo in strada parecchia gente, sulle panchine ci sono coppie di anziani e di extracomunitari, allungati al sole.

Delle persone con zaino camminano tranquillamente come fossero in un’escursione.

Che la gente si sia stancata di stare in casa?

Ora ne vedo arrivare una decina in ordine sparso, tranquilli e rilassati mentre passa veloce un’autoambulanza .

Questo sole estivo, caldo e traditore ci sta adescando tutti come se fossimo un branco di pesciolini affamati.

Non so cosa pensare, scenderò anch’io per la seconda volta.

Quattro piani a piedi fino alla cantina, un giretto d’ispezione e poi altri quattro di risalita.

Oggi a pranzo un ottimo baccalà alla vicentina con polenta e una bottiglia di vecchio Cabernet.

La dieta è rimandata a reclusione finita.

 

Ritornerò


Non sono depresso.

No, come esserlo in questo giorno di sole.

Appunto, perché non arriva fulmineo un temporale, cielo oscuro, lampi, tuoni, secchiate d’acqua che colpiscono i vetri mentre noi, chiusi fortunatamente all’interno della nostra casa, guarderemo fuori la strada desolata e lo scatenarsi della natura.

In effetti si sta scatenando con un cielo radioso, l’aria tiepida e un inganno nascosto e invitante.

Spalanco la finestra e mi affaccio allo stretto balcone come dovessi aprirmi a tanta bellezza.

La strada è vuota, qualche taxi è in fila immobile nella corsia, tutto è calmo come in una pigra giornata di ferragosto.

Ecco, da un angolo spunta una ragazza con una mascherina blu e due borse ricolme della spesa, si affretta verso casa, forse sta calcolando se ha dimenticato qualche cosa della sua lista di acquisti.

Alle mie spalle la musica ritmata della Carmen, mi giro e vedo il gatto  che dorme sul mio piumino, arrotolato su se stesso, con una saggia beatitudine.

La mia scrivania è quasi completamente occupata da molti libri impilati, al centro capovolto un libro giallino con un segnalibro, è ” La cripta dei cappuccini ” di Joseph Roth, che mi fa compagnia da ieri.

Tra poco ascolterò il bollettino delle 6, con i dati della Protezione Civile e a fianco del libro è già pronto il foglio quadrettato con l’elenco delle cifre per l’aggiornamento quotidiano.

Mi viene da sorridere, mi rendo conto che in questa Europa divisa, rissosa ed egoista tutti i suoi abitanti in fondo sono uguali.

A Parigi si ripete l’assalto ai treni per fuggire dalla metropoli infetta, come pure l’assalto ai supermercati con gli scaffali vuoti, per un futile accaparramento come si fosse in tempo di guerra.

Il timore del virus diffuso tra la gente sta sgretolando il nazionalismo egoista, alla fine ci renderemo conto che siamo tutti uguali, umani e sofferenti.

Rimpiango la mia casetta tra gli ulivi, solitaria sulla collina che domina la Valnerina.

Ma ritornerò.

Stai sicura un giorno ritornerò.

 

L’ora d’aria


L’idea di razionare il cibo non è stata gradita dalla moglie, anche perché il cucinare è un piacevole passatempo in questi tempi di reclusione, così lei gradisce preparare ogni giorno delle crostatine con le proprie marmellate, pane rustico senza sale e numerosi pranzetti gustosi ed elaborati.

Nonno Talpone partecipa volentieri a questo passatempo, assaggiando obbediente ogni pietanza e pulendo le padelle con una fetta di pane a scarpetta.

Quindi la moglie alle 7.50 stamattina l’ha fatto uscire dalla porta  con tutti gli involucri precauzionali e otto borsoni di tela.

È stata una soddisfazione attraversare la strada sotto casa sulle strisce pedonali.

Voi stranieri non ci crederete, ma ora in Italia le strisce zebrate per  i pedoni sono sicure come da voi, forse perché non passano più auto lungo la strada.

Anche l’aria di Milano è migliorata, niente smog, sotto la mascherina si respira benissimo.

Girato l’angolo somo stati lieti di non vedere alcun assembramento tumultuoso davanti al supermercato, solo quattro persone lungo la via.

Che non fosse ancora aperto?

No, le luci erano accese e dalle vetrate si vedevano due massaie che si muovevano.

Nonno Talpone stava entrando deciso quando l’ha fermato un robusto ragazzo centrafricano .

” Fare la fila!”

Cioè le quattro persone che stavano a distanza di cinque metri l’una dall’altra con fare annoiato erano in fila d’attesa!

Ma la distanza di sicurezza non era di un metro?

No, una donna sudamericana di larga mole davanti a lui ha chiarito che l’ordine era di stare ad almeno 450 centimetri.

Incredibile : il povero africano che prima era accasciato vicino alla porta chiedendo lamentosamente la carità ora era diventato un autoritario guardiano che regolava il passaggio.

Un po’ per uno, ha pensato lui, ora comandano loro davanti ai supermercati.

Quando è venuto il   turno nonno Talpone e la moglie sono finalmente entrati, ma subito una cassiera virago con una maschera nera li ha redarguiti:

” Uno alla volta, siete per caso insieme anche a mangiare allo stesso tavolo?”

” Veramente siamo sposati da cinquant’anni, anche se non portiamo più la vera matrimoniale, sa, le dita si sono ingrossate per l’artrite e ora non entrano più!”

Benignamente per questa volta li ha fatto entrare insieme.

In futuro nonno Talpone dovrà mettersi in tasca oltre alla carta d’identità anche il certificato di matrimonio

Ma come faranno le coppie conviventi, etero o gay che non sono legalizzate da un documento?

E i poveri fidanzatini che scusa avranno per incontrarsi e stare insieme mezz’ora fingendo di acquistare generi alimentari?

Ricordo la vecchia canzone ” fatti mandare dalla mamma a prendere il latte…”

Le commesse d’altra parte si stanno lamentando che ci sono famiglie che per godere un’ora d’aria scendono  al supermercato uno alla volta, a turno, per acquistare poche cose alla volta.

Un tempo erano i grandiosi centri commerciali che erano affollati nel weekend dalle famiglie annoiate, ora sono i supermercati di zona che garantiscono l’ora d’aria giornaliera alle famiglie locali.

Il filo d’erba


Quarto giorno di segregazione.

Sarò noioso e ripetitivo, vorrei scrivere d’altro, ma il mio mondo è cambiato, come se fossimo in guerra, senza sangue e distruzioni fisiche, ma con paura e morte.

Suvvia nonno, cerca di trovare il filo d’erba o un piccolo fiore tra le macerie che si accumulano.

Quaranta giorni fa annotavo divertito che mia moglie parlava con il gatto mentre quella del mio amico psichiatra conversava con la lavatrice.

Ora anch’io faccio lunghi discorsi con il gatto e il mio amico discute con il frigorifero.

Devo precisare che il nostro gatto non ne può più e cerca di nascondersi dietro il sofà della sala o sotto il letto matrimoniale per riuscire a dormire in pace.

Non vediamo più i nostri nipotini, sto cercando di parlare con loro via telefono o WhatsApp, ma anche loro stanno sprofondando nella noia della segregazione.

Ogni giorno si fanno lunghe telefonate con gli amici, ma quali novità abbiamo da comunicarci ?

Sembra che sia di moda il camminare velocemente da una stanza all’altra, senza scontrarsi, cosa leggermente frenetica e demenziale non abitando in un grande palazzo.

Si sono scoperte le scale condominiali, anche da chi possiede l’ascensore, bisogna salire e scendere con passo cadenzato, immaginando i compiere un trekking in montagna, ma non durerà molto questa fantasia liberatoria.

Cominciano a diminuire le provviste casalinghe, fuori dai supermercati ci sono lunghe file di persone assiepate e i tentativi di ordinazioni on-line per noi anziani sono difficoltose.

In Inghilterra ci chiedono giornalmente perché cantiamo dalle finestre mentre siamo chiusi in casa.

I loro ragazzi vanno liberamente a scuola e all’università, tutti si ritrovano come sempre al pub e affollano i grandi magazzini.

Sono sicuri che noi siamo matti, come quelli che scappano da Milano a ondate, stipandosi nei treni o in carovane di auto per fuggire dal nostro luogo malefico..

Penso con nostalgia ai meravigliosi paesaggi scandinavi, dove la gente appena può si rifugia in sperdute casette di legno rossastre per vivere tra una natura dominatrice e silente, neve, ghiaccio e un immenso cielo.

Le cure miracolose


Quarto giorno di segregazione in casa, come da disposizione di legge, rafforzata dallo spaventoso incremento quotidiano di nuovi infetti.

Come anziano non soffro troppo, ho migliaia di libri da leggere e rileggere, matite e colori per esercitarmi a disegnare e dipingere, oltre alla possibilità di un uso compulsivo delle notizie del web e una nutrita collezione di musica rilassante da ascoltare.

Più preoccupati sono i parenti e gli amici all’estero, che chiedono ansiosamente notizie di me e di mia moglie.

Invece quello preoccupato sono io nei loro riguardi, ancora non si rendono conto che non è un problema cinese o italiano ma mondiale.

Infastidiscono ma in fondo fanno amaramente sorridere le idiozie che appaiono giornalmente sui notiziari.

Ne di alcuni brevi esempi.

Se tre settimane fa alcuni coraggiosi italiani insultavano e lanciavano pietre contro i cinesi, che magari erano nati nella loro città trent’anni prima, ora possono gustare il sapore dell’ostracismo nei loro propri confronti.

Una ricercatrice americana sostiene i benefici della cura di acqua tiepida, limone e miele.

Dai tempi di Noè tutti sanno che la vera cura è nel succo di vite fermentato o se preferite di grano, orzo, luppolo.

Una soubrette formosa ma  con niente cervello consiglia ai numerosi followers che contro il virus occorre la vitamina C.

Un presidente regionale, che si sente il dovere di fare un proclama ogni giorno, prima chiede la libera circolazione di tutti i suoi veneti e il giorno dopo la loro segregazione completa.

Ci sono poi dittatori che sostengono l’assoluta mancanza di infetti nei loro paesi, così il problema è risolto, se non  possono parlare vadano zitti anche nelle fosse.

L’amata Inghilterra purtroppo ha un discutibile personaggio al governo che non prende iniziative, anche perché afferma che  se tutti gli inglesi si ammalano poi in futuro, secondo lui,  esperto in chiacchere, i sopravvissuti forse saranno immuni.

Infine un noto medico londinese, star della TV spazzatura, afferma che nel nostro paese non c’è pericolo, è solo una scusa degli italiani per non lavorare e fare la siesta.

È vero che lo stesso personaggio da tempo sostiene che i gay si possono e devono curare per essere normali.

Se la conseguenza è diventare idioti come lui lungi da noi ogni cura.

Ohibò, almeno questo!


Ohibò, le cifre dei contagiati virali sono ogni giorno in salita, mentre al contrario gli indici delle borse scendono ancora di più.

Dopo clamorose sonate di molti anni fa per nonno Talpone la borsa è solo quella che usa al supermercato e si accontenta di vivere della sua pensione, sempre la stessa da vent’anni.

Ma basta la salute, non è vero?

Ohibò, adesso gli hanno severamente proibito di uscite di casa, nemmeno il giro della piazza può fare, soprattutto da quando è inciampato nel suo bastone da alpinista.

Ora può solo scendere in cortile per depositare i sacchetti dei rifiuti nei vari bidoni colorati.

Ha strappato l’autorizzazione di poter scendere in cantina a prendere qualche vasetto di conserva e le bottiglie di vino.

Laggiù lui scruta i suoi scaffali di legno dove le bottiglie vuote, lavate e religiosamente coperte da una cuffietta di carta, stanno rapidamente crescendo di numero.

Nonno Talpone è veramente preoccupato, il suo fidato vignaiolo del Piemonte non può arrivare con i rifornimenti necessari, così pure l’amico gentile di Valdobbiadene con il suo prezioso carico .

Lui conta le bottiglie piene,  annota, confronta e sospira.

Ohibò, ormai ne ha solo 176.

C’è la farà a resistere fino al termine della pestilenza?

Ohibò, non uscire di casa va bene, ma per lottare contro il morbo lasciatemi almeno il bicchiere pieno!

Ohibò, almeno questo.