England, merry England


I preparativi per la partenza di nonno Talpone e consorte erano stati lunghi, meticolosi, febbrili e concitati.

Liste dettagliate erano state compilate e perse, zainetti riempiti e svuotati, “bisogna partire leggeri” era la parola d’ordine.

Beati i tempi lontani di quando si partiva con l’autostop con un borsone, blocco da disegno e pennarelli.

Non perché si era artisti, servivano solo a fare capire ai guidatori da che parte si voleva andare.

Poi è venuto il tempo del consiglio rapido, tre parole decisive come veni, vidi, vici : passaporto, carta di credito e biglietto aereo.

Bugia, caro nonno Talpone, voi giravate con valigioni extra large per trasportare salumi, prosciutti, grossi pezzi di parmigiano e un paio di latte d’olio extravergine umbro per il povero figlio lontano.

Comunque anche quel tempo è passato, ora solo un trolley, uno zaino e il bastone della vecchiaia.

Siamo finalmente arrivati alla ridente cittadina sul mare dove abitano il talentuoso figlio inglese e compagno.

Tutto uguale qui, hanno solo abbattuto il pub del cricket sotto casa, ma l’aria è fresca e pulita, la temperatura quasi identica a Milano.

Proprio come a casa nostra, qua le auto si fermano alle strisce pedonali, gli autobus sono veloci e sempre in orario, la gente si mostra sorridente e gentile.

Abbiamo anche la fortuna di ritrovare il vero tempo inglese, questa mattina presto un nubifragio con vento ululante, dopo due ore un sole caldo senza una nuvola, più tardi improvvisamente pioggia e grandine, per finire all’ora di pranzo con un solicello smorto.

Nonno Talpone, infagottato con scarponi, maglioni, cuffia di lana e pon-pon, una meravigliosa giacca a vento impermeabile colore rosa celeste se l’è goduta tutta questa mattinata inglese.

Merry, merry England.

I nostri fantasmi


Non abitiamo in un castello sprofondato nella brughiera scozzese, né in un rudere campestre, ma a Milano, in una posizione centrale ormai, la periferia di quando ero bambino si è volatizzata con i ricordi di quegli anni perduti.

Nelle nostre stanze mia moglie ed io abbiamo accumulato negli anni una quantità inverosibile di libri, quadri, ammeniccoli vari e cornici di fotografie, come il salotto di nonna Speranza, a cui si aggiungono ancora altri libri, riviste, foto, disegni infantili dei vari nipotini.

È una casa vissuta, direi, piacevole da abitarci e condividere con amici e conoscenti, una cornice rilassante per pranzi saporiti della cucina umbra e abbondanti libagioni dei vari tipi di vino, risaliti dalla cantina, vero tesoro di Alì Babà.

Ma talvolta alla sera, rilassati in poltrona, l’occhio scruta un oggetto, come il lampadario di ottone dorato della sala, allora compare il volto emaciato di mia madre, ormai morente, che lo guardava ammirata, era il simbolo della casa finalmente riscattata e libera dalla coabitazione forzata del dopoguerra.

Ancora, certe volte è il quadro di un ignoto pittore lombardo che mostra una vecchia, seduta nella vuota cucina di una masseria, che nutre i polli ai suoi piedi.

Da bambino mi sembrava che quegli animali si muovessero e che potessero scendere dalla parete per beccare frenetici anche sul pavimento vicino a me.

Anche quel grosso volume illustrato da Gustave Doré per l’Orlando Furioso mi fa ancora sognare cavalieri ed eroici duelli.

Ora persino un riflesso di luce sul cuscino della sedia messa sotto il tavolo della cucina rivela il musetto del nostro gatto lontano.

Altri oggetti, tanti in verità, mostrano visi, gesti, figure che non esistono più, se non nella nostra mente, ma che si rivelano per un attimo anche ai nostri occhi.

Infedeli alla realtà, forse, ma che ci accompagnano nei nostri giorni.

Un ectoplasma nell’oscurità


Ieri sera quando siamo tornati dopo la solita partita di burraco, aperta la porta non abbiamo trovato nessuno che ci venisse incontro.

Già, direte voi se ormai siamo soltanto io e mia moglie a vivere in questa casa, chi dovremmo mai vedere, i fantasmi?

Nella penombra del corridoio però ci è parso di scorgere un movimento, un fiocchetto bianco che si agitava ondeggiante.

Chiusa la porta, accendiamo la luce e tutto appare vuoto e desolato.

Manca qualcosa, non riusciamo a comprendere, siamo sempre più perplessi.

Poi lei mi rimprovera di non aver lasciato accesa la luce in cucina come al solito.

Ma non ne capisco la ragione, non siamo in emergenza energetica, non c’è il caro bollette, non si teme la guerra in Crimea?

Poi ci rendiamo conto della differenza, non c’è più il nostro gatto Coccolone, quell’amorevole  puffetto peloso bianconero con la sua codina a candela.

Essendo in partenza per l’Inghilterra, per abbracciare il vulcanico figlio Martello di dio, si è dovuto trovare un momentaneo rifugio al nostro felino, ora accudito in una casa amica.

Ma la sua presenza non ha evidentemente abbandonato le nostre mura, perché sembra apparire dietro ogni angolo, ogni ombra disegna le sue forme, un lieve eco del suo sommesso ronfare viene percepito tra i rumori casalinghi.

Se gli umani certe volte scelgono la compagnia dei gatti in realtà col tempo loro ci scelgono, se siamo loro graditi.

Ogni angolo di casa viene da loro attentamente annusato e perlustrato, strofinato con il loro pelo come una diligente massaia , diventando il loro regno incontrastato.

Il gatto Coccolone può anche essere assente per qualche giorno, ma il suo dominio rimane incontrastato, la sua essenza, il suo fluido quasi magico non abbandonerà la sua casa.

Ora restiamo perplessi e turbati, quasi estranei tra queste mura, accontentandoci solo dei suoi guizzi nella penombra, di movimenti percepiti con la coda dell’occhio, di un vago miagolio tra il rumore di una porta o lo scricchiolare del parquet.

Passi perduti


Sono quelli che noi anziani pensionati dovremmo fare per la salute, così consigliano sui giornali e ripetutamente raccomandano alla TV.

Pertanto, anche spinti dai nostri figli, ci sforziamo di fare ogni giorno delle camminate, spesso senza una meta o una ragione concreta.

Ecco i passi perduti degli anziani che si muovono, camminano, fanno movimento,tutto per la salute delle nostre membra anchilosate, come se potesse ritornate la gioventù passata.

Nonno Talpone si ritiene ingenuamente à la page, per usare un termine demodé, così da un mese ha scoperto una “App” ( com’è moderno il vecchietto ) che ti controlla la camminata e ti paga pure!

Con il programma del suo  telefonino quasi ogni ora del giorno , fino a tarda sera, lui controlla i passi fatti, perché c’è anche da calcolare il premio guadagnato.

Hai superato 3000 passi ? Bravo 3000 Waze.

6500 passi? Ottimo, sono 6 Waze guadagnati, non poco per un pensionato.

Che poi equivalgano a tre centesimi di Euro non importa, così noi pensionati combattiamo  l’inflazione oltre all’obesità.

Per un giovane questo fa ridere, al bar trendy per un mojito al venerdì sera  spendono 15 Euro, ma noi anzianotti ci pieghiamo faticosamente a terra per raccogliere anche una monetina di rame dimenticata.

Siamo la generazione perduta dell’ultima guerra, quella che non butta via niente, nemmeno il pane raffermo, che fa le scorte al discount quando ci sono le offerte.

Per questo quando ce ne andiamo per il viaggio fatale lasciamo le nostre case così intasate di libri ma anche di troppi oggetti incredibilmente inutili, come le nostre camminate senza meta.

Buona festa gatto Coccolone


Sembra che oggi si celebri la festa nazionale del gatto, così affermano i giornali.

Tra le notizie drammatiche della crisi Ucraina, l’inflazione che rode i nostri consumi, le truffe, gli imbrogli e le violenze, questa notiziola mi fa sorridere come un debole miagolio dei nostri piccoli amici pelosi.

Cosa ti potremo offrire di speciale oggi Coccolone ?

Una torta con le candeline?

No davvero, un regalo, ma quale?

No, guarda non è politically correct, niente uccellini o topini vivi, non è permesso suvvia.

Ti daremo come sempre le specialità di carne e pesce in umido che preferisci, i croccantini farciti, giocheremo quando vuoi con le stringhe e le palline colorate.

Ma cosa potremo donarti oggi di sorprendente?

Lui mi guarda con gli occhi socchiusi, ronfa sommesso e muove lentamente la coda nera con il bianco ciuffetto finale.

Mi segue dalla camera da letto alla scrivania, vi si accomoda sopra ieratico, con uno sguardo indagatore oltre i vetri della finestra.

È tranquillo e felice come ogni giorno, non ha angosce e problemi, beato lui.

Poi si fa attento e mugola come una pecorella belante, ha visto un piccione volare lontano sui tetti.

Un attimo di desiderio angoscioso, poter volare lassù e ghermirlo.

Poi si gira tranquillo verso me, socchiude gli occhi, mi annusa e si acciambella placido.

È un filosofo materialista, si contenta di esistere.

È morto l’Augusto


Ieri è morto l’Augusto.

Beh, direte voi, in fondo aveva 91 anni e poi da una cinquantina soffriva di problemi cardiaci, sempre dentro e fuori dagli ospedali.

Infine negli ultimi quattro mesi era stato ricoverato per esami, così nel frattempo aveva pure preso il Covid.

Ma lui aveva una voglia disperata e tenace di vivere, di lavorare, di incontrarsi con gli amici del quartiere, di parlare e di informarsi.

Ancora un anno fa si preparava con cura artigianale marmellate e conserve di pomodoro, cercava i produttori vinicoli giusti, per poi imbottigliare del buon vino, viveva intensamente.

Certo poi i suoi amici sono morti poco alla volta, i ricoveri sono stati più frequenti, ma lui adesso sognava di poter vedere il nuovo vigneto impiantato con fatica da suo figlio, voleva gustare quel vino novello.

Finalmente giorni fa era riuscito a farsi riportare a casa sua, fuori da quei bianchi muri di dolore e dalle scipite minestrine.

Gli avevo regalato due bottiglie di un robusto vino rosso di Montefalco, che ha gradito con soddisfazione, ma soprattutto ha potuto rivedere il volto sorridente dell’angelica bionda compagna del figlio.

È persino riuscito a ricevere la visita della nipotina, la piccola Giù, allegro folletto decenne, che gli aveva portato in regalo un piccolo Panda di peluche, il tesoretto personale della bimba.

Commosso e piangente l’Augusto l’ha tenuto amorevolmente in grembo sino alla fine e domani lo accompagnerà nel suo viaggio finale.

Non piangere piccola Giù, ti lamenti che non è giusto che muoiano solo le persone buone.

Morire è sempre un cosa dura, ma almeno l’Augusto è partito con l’affetto e il commosso sorriso di tutti quelli che l’hanno amato.

Prosit! Caro Nonno Augusto, la gentilezza e la bontà che hai donato agli altri non sarà mai dispersa.

Il liceale


Il nipotino ex Scoiattolino è ormai un ragazzone alto come il nonno, con due spalle d’atleta, un bel visino  da fare schiantare le ragazzine e un ciuffo ardito a balconcino che pare un nido di rondine.

Dagli allori delle medie, dove riceveva ramanzine solo  perché non aveva la media dell’otto sua pagella, ormai in seconda liceo si accontenta della media del  sei, con uno spavaldo nove in ginnastica.

Ma ormai a 15 anni gli ormoni si fanno sentire, le ragazze lo chiamano, gli amici per le feste di compleanno pure, un mondo di libertà gli si apre davanti, al di fuori della famiglia e dalla scuola …

Risultato: cinque giorni fa torna a casa con  un 3 in latino; pazienza capita a tutti, a nonno Talpone abbastanza spesso ai suoi tempi delle medie.

Poi è seguito un 4 in inglese e allora le acqua si sono agitate nella sua famiglia.

Tanti anni fa per una bocciatura in seconda liceo quel severo nonno Talpone aveva mandato il padre dello Scoiattolino, il Grande Avvocato, a passare l’estate in Inghilterra come semplice manovale sotto il comando di un giardiniere.

La lezione aveva dato un grande impulso alla sua voglia di studiare e all’apprendimento della lingua inglese.

L’altro ieri il nonno gli spiegava che in Inghilterra nelle scuole superiori lo studente può scegliere tre materie base di studio, che poi aiutano nella scelta delle facoltà universitarie.

” Tu quali materie vorresti scegliere, se potessi?”

” Ginnastica!” – ha risposto categorico il nipote.

” E poi?”

” Italiano !”

” Veramente non potresti, è la tua lingua madre.”

” Allora PlayStation! – ha concluso fieramente – Li sono fortissimo!”

CON CHI PARLO?


Rinchiusi dentro la porta di casa, come ragazzini in punizione.

Colpa del Covid.

Già di amici ne sono rimasti pochi, morti, malattie o semplici allontanamenti involontari.

E io con chi parlo?

Certo direte : la famiglia, i pochi parenti stretti, qualche amico per telefono si può raggiungere, ma non è più grandi relazioni sociali.

Questo mi ripete ogni giorno l’amico Nonno Talpone, che vanta una precedente grandiosa vita comunitaria, addirittura a livello internazionale.

Non so cosa rispondere, vivo nel mio piccolo con fatica, alternando qualche guaio fisico ad una routine da anziano.

Anche come nonno il tempo gioioso e magico sta finendo, i nipotini sono cresciuti, stanno scoprendo la vita da soli, non puoi più almanaccare ogni volta fantasiose realtà magiche che ci divertivano tanto.

Quindi, umile scrivano, sono costretto anch’io a dire ” con chi parlo?”

Cercate,cercate,qualcosa troverete


Queste le testuali parole profetiche di nonno Talpone,ormai uscito dalla sua porticina con una baldanza imprevista per la sua età.

” Li so anch’io i proverbi – ho provato a gelarlo in modo sgarbato – Chi cerca trova, Rosso di sera bel tempo si spera, Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino, etc etc…”

Niente da fare,lui sostiene che come il contadino scava il terreno e alla fine trova un tesoro nascosto di monete d’oro o un sepolcro etrusco, così non bisogna mai smettere di cercare, prima o poi qualcosa si trova.

Personalmente quando ho scavato con la zappa e il piccone nell’orto delle colline umbre ho trovato solo sassi.

Anzi no,una volta ho tranciato il tubo dell’acqua potabile di casa, creando un’artistica fontana d’acqua e di fango,

Un’altra volta ho trovato il cavo interrato del telefono, spezzandolo di netto e restando senza telefono per un mese ( allora non esistevano ancora i telefoni).

I cavi dell’elettricità e i tubi del gas sinora mi mancano.

Ma qua stiamo divagando.

Il fatto è che da molti giorni sto cercando per tutta la casa:

La mia tessera sanitaria

Il foglio con l’elenco delle mie password

L’avviso di ritiro di una ignota raccomandata

L’orologio Longines del mio povero babbo

La chiave del lucchetto che chiude due bici nel box

Gli appunti degli esercizi di stretching per la mia sciatalgia

Diversi libri scomparsi improvvisamente

Tante altre cose, un’infinità, che ora non ricordo ma sono sicuro che sto cercando inutilmente.

Pertanto nei momenti di maggiore vitalità della mia giornata sollevo e sposto pacchi di carte dalla scrivania e dai cassetti, frugo nelle librerie e nella cantina.

Sinora ho trovato una moneta da dieci centesimi, un euro falso perché moneta egiziana facsimile, i biglietti di invito al mio matrimonio di 50 anni fa e quelli del figlio Martello inglese, tre biglietti per gli autobus di Rimini.

Ah no, oggi pomeriggio è apparso anche il foglio scribacchiato a penna del dicembre scorso, quello su nonno Talpone che bussa alla porta.

Potrei continuare la storia di ieri e riprendere il filo.

Ma è l’ora di cena, la moglie chiama e mi sento stanco, mi bruciano gli occhi.

A domani.

Tok, tok


Da un lungo periodo di tempo, sono mesi ormai, appena alzato alla mattina, a volte alla sera prima di mettermi a letto, sento un rumore insistente e ritmato, ultimamente più fievole e disperato, un lieve bussare insistente.

Questo tok, tok lieve e indistinto mi risuona nella testa con un’ostinazione davvero fastidiosa.

Il fatto è che Nonno Talpone non si rassegna a stare zitto e quieto nella sua tarda vecchiaia e insiste a voler comunicare al mondo esterno, per quanto piccolo e limitato possa essere.

Personalmente, oltre ad essere anziano e quasi sempre con qualche fastidioso acciacco, devo ammettere che il maggiore problema è il peggioramento della vista.

Questo non mi impedisce di incontrare quei pochi amici rimasti, di girare cautamente per le strade, ma rende difficile trascrivere su una tastiera tutto quello che vorrebbe il logorroico amico Talpone.

….

Ho trovato questo appunto dell’ ’11 dicembre del 2021 tra i fogli della scrivania, cercando delle istruzioni per l’HiFi regalatomi due anni fa dal figlio Avvocato e mai usato per dimenticanza.

Perdi una cosa e ne trovi un’altra, questa è la routine quotidiana.

Cercando ancora troverò prima o poi i fogli rimanenti del racconto.