I preparativi per la partenza di nonno Talpone e consorte erano stati lunghi, meticolosi, febbrili e concitati.
Liste dettagliate erano state compilate e perse, zainetti riempiti e svuotati, “bisogna partire leggeri” era la parola d’ordine.
Beati i tempi lontani di quando si partiva con l’autostop con un borsone, blocco da disegno e pennarelli.
Non perché si era artisti, servivano solo a fare capire ai guidatori da che parte si voleva andare.
Poi è venuto il tempo del consiglio rapido, tre parole decisive come veni, vidi, vici : passaporto, carta di credito e biglietto aereo.
Bugia, caro nonno Talpone, voi giravate con valigioni extra large per trasportare salumi, prosciutti, grossi pezzi di parmigiano e un paio di latte d’olio extravergine umbro per il povero figlio lontano.
Comunque anche quel tempo è passato, ora solo un trolley, uno zaino e il bastone della vecchiaia.
Siamo finalmente arrivati alla ridente cittadina sul mare dove abitano il talentuoso figlio inglese e compagno.
Tutto uguale qui, hanno solo abbattuto il pub del cricket sotto casa, ma l’aria è fresca e pulita, la temperatura quasi identica a Milano.
Proprio come a casa nostra, qua le auto si fermano alle strisce pedonali, gli autobus sono veloci e sempre in orario, la gente si mostra sorridente e gentile.
Abbiamo anche la fortuna di ritrovare il vero tempo inglese, questa mattina presto un nubifragio con vento ululante, dopo due ore un sole caldo senza una nuvola, più tardi improvvisamente pioggia e grandine, per finire all’ora di pranzo con un solicello smorto.
Nonno Talpone, infagottato con scarponi, maglioni, cuffia di lana e pon-pon, una meravigliosa giacca a vento impermeabile colore rosa celeste se l’è goduta tutta questa mattinata inglese.
Merry, merry England.