Avevamo deciso di prenderci una vera vacanza, come meta la grande megalopoli tentacolare e tenebrosa : Londra.
Nella piccola cittadina di Hove noi ormai conosciamo tutte le strade, i pub, i giardini e i negozi dove ogni giorno sono trascinato dalla moglie a fare acquisti culinari.
Siamo inoltre a contatto continuo con il figlio inglese.
Ma dopo una settimana abbiamo deciso che era ora di lasciare i centri sanitari riabilitativi e i supermercati.
” Basta, abbiamo ancora un’età per darci all’avventura !”
Così ci siamo detti e, dopo solo due giorni passati a prepararci un trolley e uno zainetto, stamattina siamo saliti su un treno superveloce che in un’ora ci ha portato a Victoria Station.
Arrivare all’appartamento da noi affittato non è stato per niente semplice.
Da Victoria Station a Homer Street ci saranno pure due chilometri, secondo il navigatore satellitare, ma le discussioni prima su quale mezzo utilizzare, metro o bus, poi quale direzione prendere nei meandri sotterranei in cui eravamo scesi, nonché affrontare i sei minuti teorici per raggiungere la nostra casa, sono stati motivo di discussioni e di continui ripassi avanti e indietro.
Si è rischiato veramente il divorzio per lo scontro di pareri e indicazioni.
Così in poco più di un’ora, che è parsa un’eternità, abbiamo provato numerose emozioni, quelle che per noi anziani portano ad agitazioni febbrili, sfinimento e stati confusionali.
Il tutto con la preoccupata supervisione telefonica del Martello Inglese, che ogni cinque minuti suggeriva, smussava, indicava, controllava.
Che poi, diciamolo pure, era anche superfluo il suo timore : noi anziani sappiamo benissimo come perderci da soli.
La compagnia dei due rispettivi telefonini, che con Google Maps davano indicazioni contrastanti e si spegnevano nel punto cruciale degli incroci, ha creato momenti di suspence difficilmente riferibili.
Ora siamo finalmente dentro casa, in possesso di due mazzi di chiavi, uno a testa, di due camere da letto con bagno, una a testa, adagiati sul divano con sfinimento fisico.
Ma la televisione non vuole funzionare.
La moglie disperata non potrà seguire i suoi soliti canali di crimini e misfatti.
Il marito, compito e impassibile, se la ride sotto i baffi.
Lui stringe in tasca gli auricolari e il nuovo walkman con 60 ore di registrazione sinfonica, da godersi, spera, in un ambiente di completo silenzio.