Certe volte alla mia età mi stupisco ancora se penso agli strani fatti degli esseri umani.
Quando ero in Inghilterra per curarmi le ginocchia ballerine ( Sic ! ) , ho avuto modo di frequentare spesso un gruppo di una decina di amici quarantenni di mio figlio, provenienti da varie nazioni europee.
Si è mangiato e bevuto insieme, abbiamo passato pomeriggi e serate a fare curiosi giochi di ruolo con le carte, si sono avute spiritose e stimolanti conversazioni, anche perché è sempre bello confrontarci con usi e costumi diversi dai nostri.
Anche qua in Italia passiamo spesso pomeriggi e serate con amici e parenti che sono coetanei.
La differenza che mi colpisce subito è che tra i quarantenni non si parla prevalentemente di malattie, medicinali, ospedali, decessi, figli, nipotini e neonati.
Da notare che casualmente alcuni di quel gruppo di quarantenni erano in un periodo di cure e ricoveri ospedalieri.
Qual’era la differenza allora?
Forse noi italiani settantenni siamo troppo spaventati dalla vicinanza (?) alla tomba.
Che arriva per tutti, nessuno escluso, forma assoluta di democrazia, non si sa come e quando.
Perché allora preoccuparci?
Parliamo di cose interessanti cari vecchietti, libri, idee, ricette, viaggi curiosi, sogni d’amore se potete.
Per la finale di partita c’è sempre tempo.