Avrei dovuto riportare gli appunti di Ventotene, ma se ieri mi ero perso e commosso al ricordo della mia gatta Stellina , devo ammettere con imbarazzo che sul finale ho pianto a scroscio come un bambino, anche oggi devo rinviare l’impegno perché sono troppo emozionato e orgoglioso per tutt’altro motivo.
Due settimane senza moglie possono dare magari un’ebrezza di libertà ma, finiti i piatti puliti, i bicchieri e le padelle, esaurite le provviste di calzini, magliette, mutande e camice, mi sono trovato come costretto all’angolo del ring.
Per i piatti nessun problema, snobbata la lavastoviglie, complicata e antiecologica, ho lavato tutto a mano, memore dei periodi di lavapiatti all’estero nei miei vent’anni.
Il lavare la biancheria era più complesso, non potevo ricorrere ai ricordi della mia povera mamma, che lavava con il sapone di Marsiglia sulla tavola di legno nella vasca da bagno.
Dove sarà poi finita quell’asse ondulata, senz’altro nella cantina di Milano, io non butto mai via niente per principio, sono della generazione di guerra io, forse l’avrò anche detto in precedenza.
Perciò ho telefonato a mia moglie e ho avuto le necessarie indicazioni : quanta polvere nel misurino, il livello del tappo dell’ammorbidente, la posizione dei tre magici pulsanti da schiacciare, su cui ho incollato i numeri di sequenza per non sbagliare in seguito.
Miracolo !
Dopo circa un’ora tutto era già lavato.
Ho appeso i panni sullo stendino e alla fine mi sono sentito soddisfatto e compiaciuto.
Vorrei dichiararmi quasi un perfetto casalingo, se solo riuscissi a far partire anche l’aspirapolvere prima dell’arrivo della mia Istrice.
Andando avanti così sono sicuro che potrei diventare un buon partito da marito, scusate volevo dire da moglie.
Forse no, era giusto prima, oddio che confusione di termini!
Per fortuna mi viene in mente che sono già sposato.