Cimenti sportivi 2


Timidamente a trent’anni cercai di prendere lezioni di tennis al campo Giuriati di Milano con un maestro anziano e paziente.
Dopo innumerevoli lezioni e palleggi lui mi disse, con tono affranto, che si vergognava di rubarmi i soldi spesi per le lezioni, non era il mio sport quello, non vedevo i rimbalzi e le palle.
In quella mattina, per la cronaca, nasceva in ospedale il figlio primogenito, il vendicatore sportivo, il mago della palla.
Possono dire che ero un marito sciagurato, ma come, mia moglie con le doglie e io a perder tempo dietro a una pallina da tennis, che oltretutto non riuscivo mai a vedere?
Il fatto era che le doglie c’erano, ma il nascituro non voleva mai venire al mondo, preferiva rotolare e giocare a pallone dentro il pancione di mamma, era in ritardo di quindici giorni.
L’avevo anche minacciato: se aspettava ancora un giorno, il 15 agosto, l’avrei chiamato Agostino, affari suoi.
Così lui, spaventatissimo, venne al mondo per giocare sì a palla, ma fuori.
Comunque lasciai le palle e  lo sport, salvo episodiche puntate folcloristiche nello yoga, nel judo, nel tai-chi.
Tutti finiti in sordina, molti libri comprati e letti, tanta teoria.
L’ultimo mio cosiddetto cimento sportivo, quello dei litri di vino e di grappa, il mio angelo custode, dall’etereo nome di Bianca, me lo ha fatto fortunatamente smettere in tempo.
Per non finire male come alcuni miei carissimi amici.
Ma lo sport non ha finito di tormentarmi.
L’avvocato, che di tanto intanto si diverte a chiamarmi e lanciarmi oggetti che cerco goffamente di afferrare, sta facendo il lavaggio del cervello ai propri figli, sia con regali di racchette, palle e palloni, sia facendoli assistere alle partite televisive della squadra del cuore, tutti sul divano in calzettoni a righe, calzoncini e maglietta bianconera.
L’altro giorno il nipotino di quattro anni mi ha chiesto candidamente quale fosse lo sport che mi piaceva di più.
Io, sorpreso, ho cercato di accennare confusamente alla maratona ( ? ), allo yoga meditativo.
Lui ha recisamente negato che quelli fossero sport.
“ Niente pallone, tennis, ciclismo, nuoto ?”
L’ho deluso.
Dovevo inventarmi qualcosa, ma non ci sono riuscito.
Poi, in vacanza in Umbria, mi ha sorpreso.
Metteva sotto la maglietta lo straccetto della mamma, per lui come la copertina di Linus, e mi sfidava a chi aveva la pancetta più grossa.
Era una bella gara, che cercavo di far vincere a lui, naturalmente.
Potrebbe essere una gara sportiva da proporre alle prossime Olimpiadi?

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.