RITORNO CON PAPA’


Sono in viaggio in auto verso la Liguria, solo, salvo nonno talpone, che sta in un angolo, mesto e pensieroso.
Gli avevo detto che non doveva nemmeno fiatare o gli avrei torto il collo.
Mi sono alzato presto, alle sei, sono partito sotto un cielo nuvoloso, in una città ancora quasi deserta.
Stiamo andando a trovare papà e a riportarlo a Milano.
Questo viaggio era previsto da quasi sei mesi e sempre rinviato.
Da ieri sera ci penso continuamente, non ho quasi dormito.
Stamane, quando ho cercato di alzarmi dal letto, ho avuto un giramento di testa, barcollavo, era la mia solita labirintite che dopo tre anni di pausa si è fatta risentire pesantemente.
Inoltre mi bruciano gli occhi, una forma di congiuntivite, anche questa si fa viva ogni tre o quattro anni.
Ma il viaggio non volevo rinviarlo, quindi un po’ ballonzolante e piangendo sono salito in auto, era una cosa mia, lo dovevo a mio padre.
Lui ha avuto un’infanzia molto dura, la madre morta giovanissima, il padre operaio e socialista, ma gretto e ubriacone, almeno alla domenica, da tutti chiamato  “ Noé “, come se avesse scoperto lui la vite e i suoi  generosi frutti spremuti.
Papà è andato a lavorare presto, dopo la quinta elementare, ho scoperto i foglietti della sua paga alla Pirelli di quando aveva dodici anni.
Ha studiato alla sera alla Società d’Arti e Mestieri, era molto bravo, ho trovato sue medaglie, encomi, libri premio.
Ha lavorato con intelligenza e senza risparmio per varie società, tutta la vita, fino ai ripetuti infarti che l’hanno portato al pensionamento anticipato.
Forse, anzi senz’altro, non sono stato il figlio che avrebbe sognato, quello più serio e allineato che faceva carriera da ingegnere.
Il suo sogno mai realizzato.
Forse se fosse vissuta mia madre, carattere romantico e sognatore, vi sarebbero state meno incomprensioni.
L’ho fatto contento solo quando ho trovato l’amore della mia vita, lui ha voluto conoscere lei e la sua famiglia di provenienza giù in Umbria.
Le ha voluto subito bene e l’ha apprezzata in modo completo e incondizionato.
Si è stupito solo che, matto com’ero, avessi fatto una cosa buona nella vita.
Quando poco dopo sposati la mia timida istriciotta è rimasta incinta, lui era al massimo della felicità, purtroppo non ha potuto vedere il nipote, il futuro avvocato e nemmeno il martello di dio.
Ho avuto due figli come lui e forse, nella mia pochezza, li ho sempre ascoltati e accettati per quelli che erano, facendo il padre burbero ma anche talpone.
Forse c’è maggiore comunicazione con i miei figli, con i nipoti si sa, talpone si scioglie come il burro in padella.
Perdonami papà, mentre ti accompagno per l’ultima volta nella tua Milano, passando davanti alle ex officine OM del nonno Noé, davanti alla tua casa popolare di ringhiera, davanti al vecchio circolo socialista di via Bellezza dove da ragazzino tenevi i conti della cooperativa operaia.
Lascia l’ultimo saluto ai tuoi posti d’infanzia e lasciami il tuo perdono se ti ho fatto soffrire, è servito a capire meglio da padre e da nonno, talpone s’intende.
Addio papà.

Un pensiero riguardo “RITORNO CON PAPA’

  1. Sono convinto invece che tuo papa’ e’ molto orgoglioso di te. Già lo vedo lassù sopra le nuvole spintonare gli altri conviviali incitandoli a guardare noi mortali, alzando una coppa di vino e indicando nonno talpone con un sorriso.

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