Quiete della campagna umbra ?
Fanfaluche, balle, spot pubblicitario da promozione turistica.
Nonno talpone è iroso, corrucciato e brontolone.
Arriva quaggiù per lavorare ?
Piove a catinelle, cascate d’acqua notte e giorno.
Viene finalmente una giornata di sole ?
Sì, il decespugliatore funziona al primo colpo ( miracolo ! ) ma dopo tre ore di lavoro lui deve smettere per il mal di schiena che lo distrugge.
Le sue cinque gatte gli sono d’intorno, vengono a mangiare, ma poi fanno le schizzinose sul menù del giorno, perché il vicino della domenica le vizia a scatolette di carne.
In realtà nonno talpone si sente maledettamente solo, telefona quattro o cinque volte al giorno alla sua istriciotta che è lontano, a Milano.
Lei si riposa, esce con le amiche, chiacchera felice e leggera, fa le sue ricerche in pace, ma lui sente il morso insidioso della lontananza.
E’ vero, è proprio lui, quello che sostiene che una pausa, un intervallo, una separazione alimenta l’affetto e l’amore, come un soffio d’aria sulle braci del camino.
Però che fatica, che patimento quel soffiare !
Forse gli manca il martelletto grazioso, sì il figlio londinese, che da quando si è sposato sembra molto meno agitato e aggressivo del solito, forse è normale per tutte le coppie fresche di luna di miele.
Gli manca molto anche l’avvocato, l’impegnatissimo stakanovista legale, sua moglie timida e sorridente, la tuttopiede, e i loro due piccoli cucciolotti, che ora si divertono in montagna e non si ricordano del nonno buffone.
Nonno talpone quindi lavoricchia, legge, scrive e cerca di convivere con la natura solitaria del luogo, ma loro gli mancano.
Poi diranno che, beato lui che è andato in campagna a divertirsi, non immaginano che la solitudine è anche sofferenza, uno vuole partire e nello stesso tempo non allontanarsi mai.
Il lavoro in campagna è faticoso, è un termometro implacabile delle tue forze e della tua età.
Ieri sera la nipotina punk mi ha presentato a cena un suo amico, grosso e irsuto, con criniera e gran barbone, sembrava un timido leone.
In fondo all’orto abbiamo parlato un po’ e fumato la pipa della pace, come novelli indiani delle periferie.
Per fortuna l’erba non è sempre da tagliare e procurare mal di schiena.
Un attimo di pace e sollievo, ma ora che sono a casa, di notte, mi sento le canzoni di Vasco Rossi e sento che mi mancano dolorosamente, sì mi manca tutta la grande cucciolata di nonno talpone.
massi dai su con il morale! sei sempre li che scansi tutti i lavori da fare come uno sciatore di slalom e poi quando hai la discesa libera ti annoi?
piglia un gatto e strapazzalo di coccole no?
che poi e' colpa tua ( di nuovo), nn hai ricezione giu' in umbria.
appropo, ho sentito che il martello ha un " nuovo" iphone 4 e che e' tremila volte meglio del vecchio.
happy days. e stai allegro rugnus!!!
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