Niente paura, se qualcuno aveva pensato a pericoli imminenti per problemi di cuore di nonno Talpone, nonsense, ben altri pericoli va ad affrontare il nostro nonnetto.
Ieri mattina per esempio, nonostante la stanchezza diffusa, aveva deciso di sistemare l’intricato glicine che, crescendo rigogliosamente selvaggio, occupava spavaldo la facciata della casa in cui momentaneamente lui risiede, arrivando a ricoprire anche quella del vicino.
Personalmente Talpone ama il glicine con i suoi grandi grappoli di fiori viola, ma in questo caso la pianta sembrava appartenere ad una foresta amazzonica.
Quindi occorre pazienza, saper scegliere, tagliare e sciogliere ogni filamento, per dare respiro ed armonia alla forma della pianta e permettergli un’abbondante fioritura.
Compito lungo e delicato, che lui svolgeva salendo man mano su una traballante scaletta per sistemare quella chioma verde arruffata.
Ma lo spiritello selvatico della pianta doveva aver frainteso le intenzioni di nonno Talpone, perché ad un certo punto lui si era accorto di avere la testa infilata tra gli intricati viticchi, con due spuntoni legnosi che lo pungevano nella schiena e una grossa liana verde avvolta attorno al collo come un cappio.
Un rapido colpo di cesoie aveva risolto la pericolosa possibilità di finire impiccato sul fronte della casa, penzolante come un malandrino da quel furioso glicine.
Con cui finalmente nonno Talpone aveva poi fatto pace, fissando il verde fogliame su larghe bande ordinate lungo la facciata, liberandolo da un’edera invadente e dandogli una carezza finale di commiato.
Dopo un’adeguato riposo nel tardo pomeriggio la sorella maggiore l’aveva invitato a potare le viti che invadevano il cortile di un’altra casetta.
Queste villette, affittate agli studenti, non ricevono mai cure di giardinaggio se non una volta all’anno quando il baby brother si reca da lei in visita.
Nuove potature, fissaggi ai supporti, sistemazione di quell’intrico verde, che misto all’edera aveva invaso letteralmente tutto il cortile posteriore.
Il potare le piante dà un senso di responsabilità per la messa in ordine del caos vegetale, ci inebria, ci fa sentire quasi dei padreterni.
A quel punto succedono i guai, come ferirsi, tagliarsi un dito o cercando di tagliare altri cavi elettrici avvolti nell’edera, come stava giusto facendo nuovamente nonno Talpone.
Ma questa volta aveva inforcato gli occhiali ed era riuscito a fermarsi in extremis.
Altrimenti ora sarebbe in fuga verso il sud, a cercare rifugio dal figlio Martello, occupato attualmente in un frenetico trasloco di casa.
No, forse meglio restare qua a subire la dolce tirannia della sorella maggiore.
Povero Pip !
A sera, affaticato, mentre era seduto pensieroso nella ritirata, era squillato il cellulare, era il Martello che strillava “ Ho visto la torcia!”
Nonno Talpone aveva già subito nei giorni scorsi alcune telefonate allarmate, come quella della vicina di casa coreana, che gentilmente gli bagna le piante e i fiori del balcone quando è via; qualcuno aveva chiuso la porta con una seconda serratura di cui lei non aveva la chiave.
Poi quella del vicino della casa di campagna che gli annunciava un incendio che risaliva la collina, mentre due CanadAir dalla sera precedente scaricavano fiumi d’acqua sul grande rogo.
Ora la torcia, era andata a fuoco la nuova casa appena acquistata dal Martello o forse si trattava del personaggio dei super eroi di cui continuano a parlare i nipotini ?
“ Papààà, mi senti ? Ho detto la torcia, hai capito ? “
“ Veramente no, è grave ?”
“ Papà passami la mamma “
“ Non posso, sono in ritirata, lei è al piano di sotto “
Più tardi gli hanno spiegato che si trattava della fiaccola olimpica, che il Martello aveva visto per strada a Londra.
Nonno Talpone invece era perso nel sogno di acquistare un vecchio pick-up Dodge, come quelli che vedeva nei film americani, per girare tra i giardini inglesi, munito di cesoie e zappette, per curare fiori e piante, gustando poi la sua brava pinta di bitter ale al pub del villaggio.