Nelle campagne a nord della Bassa Padana, recentemente funestate da un rovinoso terremoto, sorgono ovunque come funghi capannoni, industrie, caseggiati e villette che assediano i campi sapientemente coltivati.
Gente pratica e industriosa quella, ama il lavoro ben fatto, come la buona tavola e le belle donne.
Ma in quelle zone “ Ancora ci sono relitti delle antiche paludi e delle antiche foreste … forse abitate da animali della mitica Atlantide … la polpastriga, la bosma, il foionco”.
“ Nella Bassa – affermava Giuseppe Pederiali, il suo ultimo poeta – vive una stirpe di uomini che sa tenere i piedi ben dentro la propria terra e la testa tra le nuvole, magari fino a sfiorare la Luna”.
Questo narratore fantasioso, ammaliatore cantore de “ L’osteria della Fola”, incredibilmente sorto nel nostro tempo così squallido e imitatore, in cui la realtà è data spesso solo dai pettegolezzi televisivi e dai videogiochi, è morto nella mia Milano, per i traumi di un rovinoso incidente, travolto da un’auto mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali.
Non conosco i dettagli, per mia esperienza giornaliera me lo immagino il criminale automobilista: distratto, con il cellulare tenuto all’orecchio, alla guida di un SUV con una sola mano mollemente appoggiata al volante, frenetico e menefreghista, un occhio casualmente prestato a quelle persone a piedi che disturbano la sua corsa verso il nulla, da evitare o abbattere come birilli al bowling.
Ogni giorno quando scendo sulle strisce zebrate mi pare di scendere nell’arena di una corrida mortale, talvolta accompagnando una signora impaurita o un extracomunitario indeciso che non osano lasciare il marciapiede.
Li guardo negli occhi quei tipi chiusi nei loro involucri di metallo, giovani ragazze spavalde, bulletti in giaccone, anziani signori con il berretto ben calcato sulla testa.
Scruto le loro intenzioni, cerco di fulminarli con le mie miopi pupille, ma spesso vedo solo disinteresse, noia e ottusità.
Loro sono assisi sui troni del loro carro, noi siamo solo pedoni fastidiosi, come loro d’altronde quando scenderanno dai loro mezzi, ma forse no, se li porteranno fin dentro lussuosi box, ove l’architetto ha graziosamente sistemato il set tecnologico: tavolo, microonde per il cibo precotto, la gigantesca TV a parete, la poltrona e il letto.
Addio mio amato poeta, salutami le tue chimere.
Il Foionco, pigro rapace a tre zampe e ineguagliabile bevitore di vino, ti aspetta già con grandi bicchieri colmi del succo di Bacco, per il tuo benvenuto.
Mi dispiace. Una cosa insensata. “… tenere i piedi ben dentro la propria terra e la testa tra le nuvole, magari fino a sfiorare la Luna” è bellissimo. Non è più aggiornato da un po’, ma mi ha fatto ricordare questo: http://www.vis-a-vis.name/
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