Ne sono fastidiosamente conscio: sono due mesi che evito di prestare attenzione a nonno Talpone, anche se talvolta lui fa capolino dalla porta della camera da letto nei numerosi risvegli notturni quando non riesco a prendere sonno.
Non è colpa sua.
Mi sento stanco, depresso, disilluso, accidioso e insofferente per una serie di contrarietà, acciacchi e doloretti.
Forse sarà per l’età, certo la macchina è fuori garanzia e non si può cambiare.
Anche il mio stomaco continua a fare scherzi da quest’estate, così devo dimenticare anche il piacere della buona tavola, ridotto come sono a patate lesse, brodini, fettine di pollo insapori e, peggio di qualsiasi incubo, niente vino e grappe.
Si vive comunque, di cosa posso lamentarmi?
Quando all’inizio dell’estate tutti noi ci stavamo preparando per le vacanze non ero stato avvisato che un mio caro vecchio amico era preoccupato per dei dolori alle ossa del bacino, in modo più acuto di tutte quelle sofferenze da artrosi di cui quasi tutti noi, suoi coetanei, spesso ci lamentiamo.
Le sue vacanze erano state sospese e dopo esami accurati aveva avuto la drammatica sorpresa di farsi diagnosticare un tumore maligno alle ossa del bacino.
Nuovi esami, ricoveri, chemioterapia, la solita dolorosa trafila.
Due settimane fa sono stato a trovarlo in ospedale, era ridotto su una carrozzina, fasciato, ingabbiato in un busto rigido, ma sempre lucido, intelligente, realista e determinato.
Aveva predisposto in tempo la sua sostituzione al corso che teneva all’università, si documentava sulle caratteristiche e il decorso della sua malattia, prendendo accurati appunti su una serie di foglietti ordinati in uno scatolino.
Non si lamentava, non perdeva tempo, anzi con il suo computer portatile continuava a collaborare alle ricerche di matematica pura della sua equipe.
Aveva persino fatto sapere di voler trovare dei modelli matematici per regolare gli interventi sperimentali di chemioterapia.
Era il solito personaggio determinato e tosto, uguale a quando era il mio compagno di banco nelle scuole medie, scomodo e burbero, generoso e fedele, un buon amico nei lunghi pomeriggi passati insieme fuori scuola o nelle vacanze.
Poi con l’università i rapporti si erano allentati, ma non la stima e l’affetto reciproco.
All’ospedale, nel porgergli delle mele cotogne e la relativa marmellata prodotta nell’orto umbro, gli raccomandai di continuare ad essere di animo forte.
“ Sii carogna, violento con questa bestiaccia, mia cugina Annalisa ci combatte da dieci anni, dopo due lunghi interventi chirurgici e la chemioterapia a marzo scorso le avevano dato un mese di vita. Ma continua a lavorare da mattina alla sera senza tregua, rimane determinata come un panzer tedesco, cura frenetica la casa, l’orto, l’agriturismo, ha la nostra età ma alla sera va a ballare come una ragazzina. E’ un gatto selvatico dalle sette vite, ogni volta lascia i suoi medici con un palmo di naso.”
Lui mi aveva guardato compiaciuto e ironico.
Poi avevo concluso “ Tira fuori la tua animaccia toscana, ci vediamo presto, mi raccomando, sii carogna !”
Dovevo rivederlo, ma un’influenza rognosa mi aveva tenuto a casa, quando potevo uscire lui era ormai precipitato in una fase così acuta da dover ricorrere alla morfina, sabato pomeriggio ha ceduto il campo al nemico.
Oggi al funerale ho rivisto quel che resta del gruppetto di vecchi amici.
Come sempre quando ci si incontra alle tumulazioni al cimitero ci scambiamo brevi saluti, qualche notizia di casa, con promesse di rivederci presto.
Ogni volta ci stupiamo delle trasformazioni subite dal nostro aspetto, cercando di ricostruire i ricordi di come eravamo.
Quando siamo usciti dal cimitero però non ho resistito “ Almeno per quest’anno basta !”
Ma noi stanchi soldati lo sappiamo bene.
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie.
ciao nonnotalpone…….mi è piaciuto risentirti ma,ti ho letto con un velo di mestizia…
come si dice?? è la vita………
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Ciao nonnotalpone, un pensiero a te e tanta luce al tuo amico…
sono contenta di rileggerti.
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Ti abbraccio. Marianna
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Ciao nonno talpone,leggendo questa storia più sentimenti hanno invaso il mio animo.ne fa da padrona la nostalgia….nostalgia per le persone care che come un puzzle hanno composto i pezzi della nostra vita con esperienze ed emozioni….e contemporaneamente provo sempre tanto rispetto per la sofferenza e tutto quello che ne consegue per se stessi e i propri cari.
Quando la vita ci segna si impara ad assaporare profondamente i colori e gli odori,quando dopo il dolore siamo pervasi da nuova serenita si ritrova il bello della vita nei piccoli gesti,svegliarsi la notte perché un bimbo cerca l abbraccio della propria mamma,camminare in citta sulle foglie scoppiettanti Dell autunno,fermarsi al bar per bere un caffè macchiato caldo!!!!!
La vIta e’tutto questo…….non possiamo fare altro che amarla e perdonarla quando ci ferisce.
Purtroppo una persona a me molto cara tutto ciò non lo comprende,chissa forse sono solo punti di vista…..
Un bacio
Chiara
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