La malattia e poi il decorso post operatorio dell’Istrice Prussiana avevano tenuto lontano i nipotini di nonno Talpone, ma finalmente ieri erano arrivati a casa dei nonni, eccitati, curiosi e con travolgente allegria.
Purtroppo la nonna non aveva più la fasciatura piratesca alla nuca, né la benda sull’occhio destro, solo un paio di occhiali scuri graduati.
“ Vi piace la nonna ? A me sembra un’attrice americana di Hollywood, tipo Rita Hayworth, la fascinosa Gilda – aveva domandato il Talpone.
“ Gli occhiali nuovi sono belli, ma la nonna ha il viso vecchio – era stata la candida risposta dello Scoiattolino.
Pazienza, i bambini dicono sempre quello che pensano con tutta sincerità, poi per loro anche uno di vent’anni pare vecchio, ma nonno Talpone resta fermo nella sua impressione, non toccategli la sua diva casalinga.
I piccoli erano andati presto in esplorazione nelle stanze di quella che chiamano la loro casa dei giochi, tornando con scatole di automobiline, contenitori di Lego, libri illustrati con cavalieri medioevali.
I genitori parlavano della scuola elementare dello Sciattolino, i voti erano buoni, ma lamentavano la sua vivacità.
“ Poverino, come lo capisco – l’aveva difeso il nonno – ricordo bene, in classe ci facevano portare il grembiule nero con il colletto inamidato e un fiocco azzurro che si sfilacciava sempre. Poi la noia di stare seduti al banco con le mani dietro la schiena e guai muoversi o girare la testa !”
“ Come nonno, stare fermi con le mani dietro la schiena, ma vi torturavano ?”
“ Beh, bacchettate a parte, bisognava stare come delle mummie, ma nell’intervallo ci scatenavamo, si masticava la carta assorbente, la si infilava sul pennino, i più scatenati la intingevano nel calamaio e ce le tiravamo addosso per fare i dispetti.”
“ Pennini, calamai … ma cosa sono nonno?”
“ Eh già, ora usate le biro, ma tu Tuttopiede ti ricordi il nettapenne, le gomme dure da inchiostro ?”
“ Veramente anche quando ero bambina usavo la penna a sfera – si è giustificata con un sorriso colpevole la dolce figliola.
“ Ah che mondo, aspettatemi ! – aveva esclamato nonno Talpone, fiondandosi alla ribaltina della sua scrivania, rovistando in quel marasma di oggetti conservati da sempre e tornando indietro brandendo trionfante tre cannucce, un porta pennini, la boccetta dell’inchiostro e un pacco di fogli.
“ Vi mostro come si fa, bisogna infilare i pennini, ecco prendi questo con il ditino indice sporgente, inumidirlo con la saliva, intingere nella boccetta, non troppo, inclinare la mano così, non in verticale come con la biro, con grazia, calma, calma … non trovo più il tampone della carta assorbente, usiamo lo scottex… Aspettate, vi porto i libri sui manoscritti medioevali, così potete vedere la minuscola carolingia, vedrete che bella!”
Ma i piccoli erano già entusiasti e persi nei loro esperimenti con l’inchiostro che macchiava mani, fogli, tavolo; qualche tentativo di lettere, poi ghirigori, uno stemma della Juventus, una larga macchia d’inchiostro, un buco nella carta.
“ Ci si vede dentro, guarda nonno !”
Gli esercizi di calligrafia, se lo vorranno saranno per un’altra volta, ora avevano scoperto altri giochi con le macchinine che si combattevano a colpi di karate.
Quando sono usciti nonno Talpone ha pensato di costruire dei fogli di papiro, forse anche delle tavolette di cera per far provar loro ebrezze antiche, ormai superate.
Beh, ragionandoci sopra, si rende conto di essere ormai una specie di animale preistorico, superato dai tempi, troppo legato ai suoi ricordi.
Si tratta di un attimo, poi ci ride sopra, perché lui deve render conto solo ai bambini, quelli che considerano la sua casa come un posto magico dove si può trovare di tutto, una vera casa dei giochi.