Siamo alle solite, c’è il sole caldo e ci si butta fuori pieno di buona volontà e illusoria aspirazione ad eseguire tutti i lavori nel campo: zappare le viti e gli ulivi, potare i rami, concimare alle radici,sistemare il giardino combattendo le erbacce infestanti, eseguire le numerose riparazioni,nella casa di campagna che frequenti una volta al mese.
Ma ormai ci si stanca ben presto, le mani si riempiono di vesciche e di piccoli tagli, le braccia e le gambe subiscono fitte dolorose e la schiena sembra piegata in due.
Si spera nella pioggia e in un bel temporale, ecco questo arriva, ma il sollievo dura poco, l’oscurità, l’umidità e il freddo portano malinconia e sofferenza.
A questo punto vorresti essere ancora nella grande città per stare vicino alla moglie, ai nipotini, per andare al cinema, per chiamare gli amici e fare una partita a carte o per fare due chiacchiere in compagnia di una buona bottiglia di Prosecco.
Proprio quella città da cui sei fuggito per un bisogno di pace e di immersione nella natura, giocando a fare il selvaggio.
Così ti ritrovi qui, solo e immusonito e ti rendi conto che non sai come uscirne.
Nonno Talpone si tiene lontano, quando suggerisce uno spunto o una battuta io sono troppo impegnato a fare un lavoro o mi sto arrovellando nella tristezza.
Ho l’impressione che ogni scelta sia sbagliata.
Perché siamo così bravi a dare suggerimenti agli altri e mai a noi stessi?