Nonno Talpone ha sempre un ricordo preciso di un compleanno, aveva appena compiuto sette anni, era sul balcone della cucina, appoggiato alla ringhiera di ferro, guardava il verde smagliante della magnolia che si ergeva dal cortile davanti a lui e mormorava a bassa voce : ” Come sono vecchio, ha già sette anni !”
Aveva da poco lasciato i giochi spensierati da piccolo e iniziato da tempo la scuola con i suoi compiti, le ore chiuse in classe, stretto nel grembiule nero, con uno stupido collarino bianco e il fiocco blu..
Una prospettiva di doveri, di regole , di ulteriori responsabilità.
Non poteva immaginare ancora quanto vincolanti sarebbero stati, salvo forse quella breve e illusoria stagione da figlio dei fiori nel 1967.
Con un colpo di testa si era dimesso dal lavoro d’ufficio imposto dal padre, liberandosi di giacca e cravatta per una camiciola di cotone a strisce bianco osata, pantaloni di fustagno amaranto, calzini verde prato, barbone e capelli lunghi, per scoprire una Milano diversa e ribelle, anche un’ Europa in autostop, un mondo incredibile, aperto a tutti gli incontri possibili.
Curiosi questi viaggi nel tempo, in cui le date e i calendari sono come fumi scomposti da un vento bizzarro.
Giorni fa ha scoperto sul blocco di disegno del nipotino, il suo Polipetto,una poesia dedicata ai nonni.
“I nonni sanno fare
i nonni sono quelli che cucinano meglio
quelli che quando sei triste
sanno farti fare un bel sorriso
quelli che non è possibile non ricordare
nella tua infanzia ormai lontana”
Scritto da un bambino di dieci anni dimostra , affetto commovente a parte, che anche per lui la sensazione del tempo e dell’età è una variabilemolto personale e capricciosa