Giorni fa ho acquistato un curioso libro dell’ Adelphi, ” L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello “, autore un certo Oliver Sacks, a me sconosciuto.
La copertina era graziosa e il titolo intrigante.
La lettura delle prime pagine mi ha fatto capire che non era un libro umoristico, si trattava invece di un famoso testo di neuroscienze degli anni ottanta che descriveva alcuni casi clinici seguiti dall’autore, un medico specialista.
Sinora ho provato una profonda compassione ed empatia per i due personaggi descritti, mista all’usuale distacco che si presenta quando si prende in mano questo tipo di libri.
Avventure paurose, disgrazie, calamità, drammi umani che ci coinvolgono, ma sono anche visti con distacco, in quanto riguardano gli altri.
Diciamo la verità, questi i libri si leggono sdraiati su una poltrona, alla sera, al calduccio, con una copertina sulle ginocchia, con un buon bicchiere di vino.
Se non sono troppo truci poi si va a letto senza particolari preoccupazioni.
Però stamattina mia moglie mi ha chiesto di accompagnarla al supermercato.
Girando tra i vari corridoi delle scaffalature per due volte ho avvicinato delle signore che avevo scambiato per mia moglie.
In seguito mentre ero chinato nel vano frigo per scegliere lo yogurt preferito ho intravisto alle spalle una signora che mormorava ” Dove sarà il bagno?”.
Al che mentre ero chinato nello scaffale inferiore del frigo ho detto ad alta voce ” Vai pure al gabinetto cara !”
Purtroppo ho realizzato che non si trattava di mia moglie e forse potevo aver capito male la frase mormorata dietro di me.
Gli esempi citati nel libro mi sono esplosi davanti, sto scoprendo di essere diventato anch’io un possibile caso clinico.