Il ritorno a casa della mia signora e padrona ha ristabilito usanze e abitudini che tendevo ormai a dimenticare.
La più antipatica è la mancanza di un posto sicuro e definito per poter leggere e scrivere con tranquillità.
Così ogni mattina inizia con “ Cara, dove vuoi usare il tuo computer oggi ?”
“ Zucchino, vai pure in studio, io uso la cucina perché ho bisogno del tavolo lungo per posare libri, riviste e fogli di appunti “
Dopo un quarto d’ora, mentre sto consultando internet sul mio portatile piccolo, vengo chiamato d’urgenza, il suo computer, non quello nuovo appena regalatole, perché si sa, è nuovo, quindi usa quello amorevolmente prestatole dal padre dei suoi nipotini, che improvvisamente, da solo, ha deciso di ridurre le parole a formichine quasi invisibili.
Dopo qualche tentativo risolvo spegnendo e resettando il malevolo aggeggio.
Non passa mezz’ora che un nuovo guaio cibernetico la turba ancora, oppure è la traduzione appropriata di una parola, ogni volta devo alzarmi e correre in soccorso.
Più avanti lei vuole usare lo studio, perché la grossa stampante multifunzione sta lì, ma io non posso trasferirmi in cucina, il cui tavolone è ancora sommerso dal suo portatile , dai libri e dalle altre molte carte, inoltre è vicina l’ora del pranzo.
In sala no, si mette in disordine, in camera da letto guai, inoltre non vi sono ripiani utili, l’unico bagno è sacro e , data la nostra età avanzata, deve essere sempre disponibile per le urgenze.
Non bisogna dimenticare che il telefono cordless ora funziona, richiede quindi un addetto alle risposte, stranamente non è la stessa persona destinataria di quasi tutte le chiamate.
Personalmente nonno Talpone ha molti amici defunti, quindi anche se li pensa spesso, finora non gli hanno ancora telefonato.
Ieri mattina mentre relegato in un cantuccio compitavo degli appunti, si era sentito l’ennesimo squillo ed ero corso in corridoio a rispondere.
Si trattava del Martello deus, stranamente alle dieci di mattina, a quell’ora di solito è chiuso nel suo cubicolo alla Company davanti ad uno schermo.
“ Pronto ?”
“ Papà ciao. Passami la mamma.”
“ No, scusa, non puoi dire a me, la mamma è in cucina a lavorare sul suo computer.”
“ Papaa, papaa, devo parlare con la mamma, sbrigati !”
“ Eh no! In questa casa io non conto proprio niente, si sa. Cos’hai da chiedere, ricette di cucina, medicinali o consigli per malattie, pareri per l’arredamento ? Ci sono anch’io sai ? Chiedi e ti sarà dato !”
“ Papaa, papaa, papaa, non farmi perdere tempo, passami la mamma, daiiii !”
Ruggendo fremente ho passato la cornetta alla moglie con mezze frasi sdegnate.
“ E’ per te ! Al solito ! E’ tuo figlio ! Quello inglese ! “
Poche parole e la mia Istrice ora risplendeva di gioiosa commozione.
“ Oh caro ! Ti sei ricordato ! Si, sono tanti, ma io sto benissimo. Come ? Beh lo conosci, lui si lamenta sempre, basta farci l’abitudine. Si, tutto bene, sono felice, credo che quando sarò calata nella tomba dirò ugualmente – come sto bene ! – Grazie per gli auguri !”
“ Riagganci tu per favore, zucca mia ?”