I CHEDDARIANI


La gita turistica volgeva quasi al suo termine, nonno talpone sedeva rattrappito nel sedile posteriore dell’auto, con le sue patate lesse che galleggiavano in un lago di acqua calda nel suo stomaco.
Nel discendere i continui tornanti della gola che portava alle caverne di Cheddar, la visuale esterna era sempre uguale : lastroni grigi di pietra, cespugli radi, cumuli di breccia.
Nonno talpone, disilluso dall’amore, reso inumano dalla dieta feroce, provava uno strano feeling con le grigie pietre che vedeva intorno a lui e nella sua fertile mente cominciò a prendere corpo l’idea di rifugiarsi in una delle tante caverne che si aprivano tra i costoni rocciosi, per meditare sulla caducità della vita e le sue effimere gioie.
Inoltre talpone pensava che poteva provare a eseguire qualche graffito puerile sulle pareti della sua caverna, perfino, suprema gioia, stampare su di esse il suo palmo sporco di argilla rossastra.
Che divertimento.
Che bel rompicapo poi per i futuri archeologi, o paleontologi che dir si voglia, scoprire che un uomo delle caverne, il “ nonnus talponis “, sopravviveva nel XXI secolo, insieme a rimasugli di primitivi computer dell’epoca.
Una rivoluzione nelle ricostruzioni storiche sino allora elaborate.
La brusca fermata dell’auto per svoltare nel parcheggio a pagamento del paesino del fondo valle  interruppe i sogni cavernicoli del novello “ Cheddar Man”, e nonno talpone si accodò al gruppetto che iniziò il giro dei negozietti turistici che si allineavano sulle due parti dell’unica stradina di Cheddar.
Take-away cinesi, ristorantini indiani, persino uno thailandese, fish and chips, hot dog, empori cinesi rigurgitanti di magliette, scarpette, borsette di plastica dai colori impossibili, ventagli e leoni cinesi di gesso.
Nessun sogno cavernicolo, salvo un minuscolo negozietto che vendeva ciondoli con pietruzze di importazione brasiliana.
Ma alla fine del multietnico percorso si ergeva un modesto caseificio- latteria : li si faceva da tempo il vero cheddar di  Cheddar.
Entrati, trovammo un lungo sinuoso bancone di acciaio inossidabile con esposti in decine di ciotoloni di plastica i vari tipi del famoso formaggio, divisi per stagionatura, erbe e aromi contenuti, variazione di lavorazione.
Attempate ma gentilissime signore elargivano consigli e assaggi con gentilezza e professionalità.
A malincuore, falso, apparentemente restio, nonno talpone seguì tutti gli assaggi del gruppo, che si conclusero, ovviamente, in fondo alla serie di assaggi alla cassa, con l’acquisto di vari tipi di cheddar confezionati sottovuoto e consegnati in un elegante borsetta, tipo beauty case di tela color carta da zucchero, con barrette refrigeranti incluse.
Cavernicoli sì, ma del XXI secolo i Cheddariani.

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