TALPONI A LONDRA


“Siamo atterrati finalmente, con qualche scossa è vero, ma via, senza neanche sfracellarci al suolo, non ci sono stati dirottamenti aerei, è caduta una valigia ma non è esplosa nessuna bomba, fuori il tempo appare normalmente nuvoloso, non fa neanche tanto freddo qua fuori”

Cosa volete, nonno Talpone si felicita con sé stesso per queste piccole cose, ad altri parrebbero forse normali e quotidiane, ma per lui, catastrofista congenito, queste rappresentano una novità piacevole, quelle piccole cose che rendono la vita una gradevole parentesi tra la nascita e la morte.

Squilla subito il cellulare, è il Martello deus, vuole sapere come stanno i due vecchietti e se tutto va bene.

Certo che va bene, non si capisce perché questi giovani sono così apprensivi e preoccupati per un nonnulla.

Talpone chiede sbrigativo se c’è un treno per questo sobborgo di Brighton dove si sono trasferiti gli sposini, lasciando quel bellissimo appartamento sul Tamigi che avevano arredato con cura alla periferia di Londra.

Il figlio dà indicazioni vaghe, dice di aspettare a comperare i biglietti, ma fornisce l’orario dei due prossimi treni, tra dieci e tra venticinque minuti.

Sui nastri arrivano inspiegabilmente tutte e due le loro valige, si avviano all’uscita e poco prima avviene un piccolo litigio con la moglie Istrice, che, non contenta di aver acquistato liquori e scatole di cioccolatini al Duty Free Shop di Linate per il nuoro, insomma per il Tasso irlandese, vorrebbe accaparrare altre bottiglie di liquori per eventuali regali.

Già loro trascinano due valigioni trolley contenenti 30 pacchetti di pan pepati da lei cucinati e confezionati, torrroni vari, bottiglie di grappa per l’irlandese, dolcetti casalinghi alle mandorle, tartufi in vasetto del nipote cacciatore, pezzi di parmigiano, lunghi salami di Felino, oltre ad una latta di cinque litri di olio extravergine “ nostrale “ dell’alta Valnerina.

Casualmente questa volta hanno dimenticato il solito filone di pane sciapo da due chili di Collepizzuto o di Stroncone.

Escono finalmente dai portoni automatici e mentre sono in fila alla biglietteria li sorprende il gioioso Martello deus, che li abbraccia, li coccola e si accolla tutti i bagagli mentre li guida all’uscita verso la stazione.

Che gentile sorpresa, povero piccolo!

Tra la folla vedono due tizi travestiti da renne artiche che cercano gli amici.

Talpone ironizza, ma il Martello tiene a precisare che mentre lui aspettava, poteva riconoscere gli italiani in arrivo, prima ancora che si mettessero a gridare come il solito, perché erano vestiti con gran giubbotti imbottiti, scarponi, guanti e occhiali da sole, come sciatori che fossero venuti a cercare i loro attrezzi sportivi prima della discesa.

Che esagerato di figlio !

Casualmente nonno Talpone guarda prima la moglie, poi si vede in una vetrina.

Caspita, è vero, occhiali da sole a parte, sono italiani anche loro.

Fuori scoprono che la temperatura è di sei, otto gradi più alta di Milano, ma andando al nord tutti si aspettano prudentemente sempre il peggio.

Nonno Talpone non osa confessare che nella valigia, prima della partenza, ha furtivamente nascosto oltre ad una scorta di quattro cellulari, cinque penne, due computer, anche un paio di mutandoni lunghi da sci, guantoni imbottiti, un berretto di emergenza di lana pesante di colore rosso con pon-pon ed un paio di ghette da apporre agli scarponi in caso di grandi nevicate.

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