GIRI DI GIOSTRA


Come  funziona un blog ?

Devo ammettere di non averlo compreso a fondo, forse per la mia formazione e il mio stato anagrafico, legato ancora ai diari tenuti su vecchie agende da tavolo in similpelle, alle missive scritte a mano in modo frettoloso e ricopiate in bella copia in carta da lettera in vergatino, nelle quali il destinatario era ben preciso, localizzato e per uno scopo comunicativo ben determinato.

Ora con il web uno scrive e si relaziona con un pubblico incognito, diffuso in ogni parte del mondo.

Tutto questo a ben pensarci non può che farmi paura, anche se per fortuna l’uso della sola lingua italiana ne limita molto il raggio di diffusione.

Ho iniziato a scrivere, forse tre anni fa, per un caso fortuito, in seguito ad un’avventura curiosa, da nonno buffo e irruente, che volevo far conoscere ai miei due figli e ad alcuni giovani amici .

Erano i tempi di Splinder, una piattaforma blog che ti chiedeva di segnalare i nomi delle persone amiche da avvisare per l’uscita di ogni nuovo scritto.

Era quindi una specie di lettera collettiva, a cui magari si poteva aggiungere qualche altro lettore casuale.

Si trattava di venti o trenta persone, non che ora il numero dei lettori si sia notevolmente amplificato, ma quando scopro, in quel perfido schema delle statistiche del blog, che vi è qualche lettore negli Stati Uniti, in Russia o in Arabia, provo un certo imbarazzo, come se avessi toccato un meccanismo complesso che non so più controllare.

Vi sono stati anche episodi passati in cui qualche post ha creato imbarazzo nei rapporti con parenti e amici.

Sinceramente ho cercato di essere sempre schietto, direi anche obiettivo secondo il mio punto di vista, attento ai fatti realmente avvenuti, ovviamente con una punta di ironia, soprattutto verso me stesso e questo mi ha aiutato a sopravvivere meglio ai problemi della mia fragilità, nonché alla mia età.

Analizzare e descrivere i propri sentimenti, esplorare gli stati d’animo può essere rischioso e creare dei fraintendimenti.

Non solo quindi dei risentimenti in alcune persone che si ritengono insultate (?), ma anche delle preoccupazioni eccessive nelle persone a me vicine, quando tratto argomenti dolorosi.

La vita ha tante sfaccettature, bisogna passarci anche soffrendo e accettarle per quello che sono.

L’angoscia e la morte ne fanno parte, non si può avere solo divertimento, piacere , risate e gioia.

Negli ultimi giorni sono stato in visita ai cimiteri della mia città, per la commemorazione dei defunti e per il funerale di un mio caro vecchio amico.

Passando per i viali di cipressi, fermandomi attonito davanti alle tombe a me conosciute, posando dei fiori, pulendo delle appannate fotografie smaltate e recitando delle brevi preghiere di saluto, ogni volta ho ricordato gli episodi delle loro vite, i momenti belli passati insieme, le loro storie, o magari solo quelle a me riportate dai miei genitori.

Alcuni sostengono che i morti si seppelliscono, si piangono, alla fine si dimenticano perché poi la vita rientra sempre trionfante.

Io invece mi riconosco in quella credenza africana ricordata da Kapuscinski.

“ Un uomo muore veramente quando muore l’ultima delle persone che lo conoscevano e lo ricordavano.

Noi cessiamo di esistere quando nel mondo non rimane più un solo portatore di memoria di noi.”

Forse anche per questo scrivo nel mio blog, per far rivivere storie e memorie di persone che sono presenti nella mia mente e non mi lasciano mai.

Dicevo a mia moglie giorni fa al cimitero che dovevo lasciare un elenco dettagliato delle tombe dei miei defunti, perché in futuro potessero essere visitate dai figli e dai nipoti.

Lei argutamente aggiunse che dovevo soprattutto lasciare le indicazioni dei libretti di risparmio e dei miei investimenti accumulati.

Mio figlio, quello inglese, l’irruente Martello di dio, dal dolce cuore di ricotta, invece si è seriamente preoccupato per gli ultimi resoconti di nonno Talpone.

Giornalmente mi telefona accorato per sapere come sto.

“ Benissimo ! – rispondo ogni volta, quasi impermalito – come vuoi che vada, da pensionato. Non succede quasi mai niente, si va su e giù, qualche noia e tristezza.”

“ Papaa … non andare più ai cimiteri, vai alle giostre invece !  – si raccomanda lui con il tipico candore dei giovani.

Forse anch’io un tempo, come i giovani d’oggi, non capivo che la nostra esistenza è un giro di giostra, più o meno lunga, da apprezzare e accettare con curiosa attenzione e ironia, se si può, poiché non sappiamo mai dopo quale rampa la corsa andrà a finire.

In fondo bisogna riconoscere che il biglietto ci è stato regalato.

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