Forse la mia percezione della realtà è viziata dalla mia età fisica, per quanto consolata e ironizzata dall’età mentale.
Sto riponendo nell’apposita cartella le ricevute di pagamento per farmacisti e medici, ai fini delle detrazioni fiscali, cosa che avviene quasi giornalmente e non posso essere indifferente a questo dato di fatto.
Però se incontro un conoscente per strada minimizzo e rispondo che tutto va bene, anche per evitare inutili parole, pur essendo cosciente che sto franando poco a poco.
È tuttavia una condizione comune e non una dannazione personale o una persecuzione del ” destino cinico e baro”.
Ora però mi ricordo che nei miei anni giovanili mi beavo quando riuscivo a possedere degli oggetti da tempo sognati.
Era la vecchia bicicletta a bacchette anteguerra di mio padre, passata a mio fratello maggiore di sette anni e poi finalmente di mio esclusivo possesso quando lui aveva acquistato una Lambretta.
Così più tardi con il primo motorino Motomo 48 cc lasciatomi da uno zio.
Per continuare alla gloriosa Lambretta Golden 160 cc, acquistata a rate e di terza mano negli anni di università.
Lo stato di beatitudine arrivó con una 500 malcilenta e arrugginita della mitica Autobianchi.
Il mio sogno dopo anni di autostop nei paesi europei e tanto freddo e acqua.
Aveva anche un nome profetico che allora non comprendevo:” Bianchina ” come la mia futura mogliettina.
Perché quindi non rispettare e sopportare il mio corpo, invecchiato e malcilento?
Restiamo ancora giovani e sforziamoci di amare il corpo che ci hanno regalato, fin che dura motore e carrozzeria.