Nono giorno ormai.
Non me ne rendo conto, ormai è un’abitudine lo state isolati dentro l’appartamento.
Che situazione strana, stiamo nascosti ma non abbiamo nemici corporei, ladri, assassini, gendarmi che vogliono coglierci di sorpresa per farci danno.
Alla mattina ci si alza, si spalancano le finestre e tutto procede come al solito, colazione, doccia, cambio vestiti e poi il giornale radio, le notizie su internet fino alla sazietà.
Ci si alza, si passa da una stanza all’altra con una concentrata attenzione come si dovesse partire.
Invece rimaniamo volontariamente rinchiusi dentro casa.
Certe volte si fanno delle pulizie, anche se le stanze, abitate da due anziani, sono sempre metodicamente in ordine.
Si fa una decina di minuti di ginnastica, si legge prendendo dagli scaffali qualche libro, altri si rimettono a posto.
Il solito pisolino pomeridiano, le telefonate quotidiane, ma i figli e i nipotini sembrano sempre più distanti.
Sofferta lontananza, perché stare insieme non è solo scambiarsi delle parole, ma vivere insieme, con piccoli gesti, accenni di frasi, silenzi complici.
Questo il cellulare e le video conferenze non possono farlo.
Per fortuna.