Sbang!
Una craniata contro il muro a fianco del lettino monacale che occupo da un mese nella camera russatori.
Alle 4 del mattino un incidente del genere mi permette giustamente una serie di imprecazioni ad alta voce.
Tutto perché, mentre sognavo di dormire placidamente nella mia cuccia, una grossa renna pelosa ha voluto infilarsi nel letto, spingendomi con la sua schiena fino a spiaccicarmi contro la parete.
Al buio e con gli occhi spalancati e il cranio indolenzito mi sono presto accorto che la renna era svanita, ma non il mio mal di testa.
Sono rimasto disteso a cercare di capire cosa fosse accaduto e perché.
Ho realizzato poi che la sera precedente avevo riguardato le foto del viaggio in Norvegia di un mese fa.
Più di duecento immagini di fiordi ghiacciati, selvaggi e pittoreschi, nessuna Aurora Boreale perché di notte, con 19 gradi sotto zero, o dormivo o avevo una tremenda colite.
Alcune foto di reticolati del Polar Park, su al confine con la Svezia.
Erano le recinzioni di lupi, ghiottoni e linci che la mia vista scarsa non ha percepito; dove gli altri mi consigliavano di puntare l’obiettivo in seguito risultarono essere dei tondini metallici posti in mezzo alla rete.
Solo una renna, che stava placidamente brucando dietro la palizzata di legno, si è fatta gentilmente fotografare, senza muggire e dare furiose cornate come l’adiacente esemplare di bue muschiato.
Ecco, quella renna mi è piaciuta molto, un tipico carattere nordico calmo, ragionevole e metodico.
Ora ricordo che da bambino avevo un orsacchiotto di pezza riempito di trucioli che tenevo stretto a me nel letto.
Quindi mi sembra accettabile che in tempo di coronavirus una bruna renna lanosa venga a tenermi compagnia.
Nei sogni tutto è possibile.
Ma con meno irruenza, mi raccomando.