Pensieri sparsi


Non mi annoio, no davvero.

Alla mia età non mi pesa stare in casa con i miei libri, la musica, la moglie e il gatto.

Questa mattina presto mi sono messo in fila al supermercato vicino a casa per la spesa settimanale.

Solo otto persone davanti a me, in un’ora e mezzo ho sbrigato tutto e sono tornato a casa con il mio carrello e due borse.

Più tardi dalla finestra non vedo nessuno, una pace irreale, di tanto in tanto un raro passante che si affretta carico di borsoni ricolmi.

Come al solito ho telefonato ai figli, nipoti, la sorella inglese e ai pochi amici.

Vita dura per i giovani che devono stare rinchiusi, penso alla trepidazione degli innamorati divisi, agli anziani soli, alla rabbia di quelli che hanno perso il lavoro e a quelli che hanno dovuto cessarlo in questo periodo morto.

Mi rattrista immaginare la situazione di quelli che sono ammalati e vivono nella paura, al dolore di chi non può assistere una persona cara o che l’ha persa in questi tempi angosciosi.

Come in una guerra, dicono.

La differenza è che ora non sparisce una generazione di giovani, ma di vecchi.

Il che, dovendo scegliere, trovo che sia una soluzione più ragionevole..

Data l’età posso scriverlo in tutta sincerità o forse nella mia senilità svanita mi ritengo troppo giovane per preoccuparmi.

In strada ho intravisto un signore incapottato con sciarpa che passeggia con un cane al guinzaglio.

Devo proprio convincere il mio gatto bianconero a sottomettersi ad un laccio, fingendo di essere un canino spurio per farmi legalmente fare una passeggiata solitaria.

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