Quinto sabato, 29″ di chiusura.
Questa non è una mattinata qualsiasi nel vuoto squallido della strada vuota e delle finestre chiuse.
Ebbene sì, anche questo sabato alle ore 8.30, al balcone di fronte si è affacciato un signore di mezz’età, ha portato fuori la bici da corsa, l’ha fissata ai blocchi ed è rientrato.
Dieci minuti dopo è riuscito con pantaloncini neri da corsa, casco da ciclista, occhiali, mezzi guanti e ovviamente la sua maglia gialla aderente.
Montato con scioltezza in sella è partito per il Tour de France, nona tappa.
C’è stato lo scatto iniziale per posizionarsi in testa, poi la pedalata si è fatta più rilassata.
Ecco, è arrivato all’inizio della salita, perché lo vedo abbassarsi sul manubrio, le mani spasmodicamente strette alle manopole, il suo dorso di abbassa e si rialza in modo frenetico.
Ora ha superato il valico perché scende in velocità più rilassato
Ogni sabato e domenica mattina abbiamo notato l’atleta del palazzo di fronte al nostro, lo seguiamo anche col binocolo, prendiamo delle fotografie da inviare agli amici.
Quando sarà finita l’epidemia andremo a trovarlo per ottenere l’autografo.
È così interessante partecipare ai suoi allenamenti sportivi che quando rientriamo ci sentiamo anche noi più sciolti ed atletici.
Dimenticavo: quando sta terminando l’ora ciclistica lui alza in alto le braccia, sorridente al suo pubblico virtuale che lo applaude.
A questo punto esce anche la moglie con una bottiglietta e lo bacia.
Anche questa mattina lui si è guadagnato la maglia gialla, il Tour de France sarà certamente suo.