IL BUIO E L’UOMO NERO


” Fatemi luce,
Annegato nell’oscurità
Il mio passo é incerto,
Le paure danzano intorno
Mute, in questo silenzio.
Vorrei avere in mano
Un solo fiocco di lucciole.”
( Alfredo Nogavi )

Stanotte la sua lampada-biro aveva una luce veramente fioca, le pilette erano quasi esaurite e i suoi consueti viaggi notturni dal tiepido letto allo stanzino laggiú in fondo al corridoio presentavano seri pericoli di scontri con sedie, tavolo e gradini.
Nonno Talpone, previdente, ne possiede peró altre tre di scorta nella valigia, due minuscole con una lucina al led e un’altra da esploratore, con luce, bussola e un acutissimo fischietto da bobby inglese.
Di quest’ultimo tipo ne aveva regalato una copia ciascuno ai suoi nipotini.
Loro ne furono felicissimi di provarne l’indubbia utilità a casa loro, i genitori no, per cui furono subito restituite al nonno con tanti ringraziamenti ma con il divieto assoluto di provarle entro le loro mura domestiche.
Logicamente mancando la compagnia dei miei piccoli compagni di avventura useró la pila e non il fischietto.
La moglie, l’Istrice Prussiana, che dorme separata in una stanza lungo il corridoio, non apprezzerebbe il richiamo sonoro di aiuto, bastandole quello ritmato del mio, preteso, respiro profondo, altrimenti definito russamento.
Cosí stanotte avanzeró nel buio con la mia piccola lucina, tentennando nel sonno, tenendo lontani i ricordi di bambino e la storia dell’Uomo Nero.
La fiaba di Pamock e l’ Uomo Nero l’ho già raccontata, mi sembra, ma se mi arriveranno almeno quattro richieste dai quattro gatti che mi seguono, la narreró di nuovo.

AZIONE E REAZIONE


“Vedo che ti ricordi ancora i principi di Fisica – mi sussurra alle orecchie nonno Talpone – anche se …( pausa d’attesa perfidamente sottolineata ) … anche se allora prendevi sempre 3 e ti rimandavano regolarmente agli esami di riparazione a settembre.”
Ecco, vedete cosa succede ad un povero pensionato settantenne quando lascia parlare la sua coscienza, che, invece di essere del tipo angelo custode, assume le fattezze impertinenti di nonno Talpone.
Poi lui serafico continua:
“ L’altro giorno per iniziare a fare finalmente qualcosa hai scritto un paio di paginette, era anche ora che ti muovessi dal torpore.
Poi si era rotta improvvisamente la lavastoviglie e allora ti eri offerto di lavare tu i piatti a mezzogiorno, cosa buona e giusta.
Ma nel pomeriggio eri andato dal tuo dentista di fiducia che ti aveva tolto dolorosamente due radici e così, per due gocce di sangue e due iniezioni antidolorifiche, a cena hai così lasciato i piatti a tua moglie, che poverina aveva stirato tutto il pomeriggio, cucinato, fatto la spesa e pulito casa.
Azione – reazione come vedi; cosa farai oggi ?”
Come può diventare odioso alle volte questo nonno Talpone non riuscite neanche ad immaginarlo.
“ Lavorerò, farò la mia parte, cosa credi ? – ho risposto piuttosto infastidito – anche se …”
“ Se ?… “
“ Anche se mi sono svegliato stamattina con una fitta dolorosa al fianco sinistro, verso il cuore …”
“ Il cuore è situato al centro del petto, ignorante !”
“ Veramente io sapevo che stava a sinistra, inoltre tutti lo sanno che sono stato sempre di sinistra, per non dire che ammetto di essere un , come dicono a Milano; ma venendo al dunque, ho paura che potrebbe essere un principio di infarto, come quel papà sessantenne che ho visto eri sera in televisione, quel siciliano, in quel film famoso con Mastroianni … come si chiamava?”
“ Il Bell’Antonio forse?”
“ Proprio quello! A una certa età i rapporti amorosi possono essere pericolosi, pensa che io ne ho ben dieci in più di anni !”
“ Ma se stanotte hai dormito e russato come sempre.”
“ Si ma questa notte invece del solito incubo ho sognato un’avventura … diciamo galante, è quasi la stessa cosa, o no?”

UN ANGELO AL PUB (1° parte)


Le vacanze natalizie di nonno Talpone nella tranquilla cittadina di Hove, sobborgo di Brighton, stavano passando senza particolari avvenimenti, se non dovessimo citare la folle corsa  del tasso irlandese e dello sfortunato marito nelle acque gelide del mare nel primo mattino di Natale, forse in ricordo di qualche lontana cerimonia druidica.

Le giornate erano scandite da abbondanti colazioni all’inglese a base di uova, pancetta, fagioli cotti in brodo di pomodoro e patatine fritte, insomma il solito breakfast britannico che ti permette di sopravvivere per una giornata con colesterolo a mille.

Si susseguivano acquisti cospicui di generi alimentari per placare gli ardori culinari di mamma Istrice, qualche rapido buffet nei bar e doviziosa cena serale con whisky finale e lunghe partite a carte in cui gli ospitanti sbaragliavano vergognosamente i poveri vecchietti con una fortuna veramente vergognosa e disdicevole per degli ospiti.

Un tardo pomeriggio però nonno Talpone era riuscito a sgaiattolare fuori da solo per una passeggiata solitaria, curiosa ed oziosa, senza meta precisa.

Le giornate erano fredde e ventose, anche se meno gelide di Milano, la gente nelle strade, superata la frenesia prenatalizia girava per le strade con maggiore tranquillità, osservando attentamente i saldi che si mostravano nelle vetrine.

Ma queste cose non interessavano molto il nostro amico che amava soprattutto le viuzze e le stradine meno affollate.

Ad un incrocio pedonale del vecchio centro, davanti ad un piccolo pub, aveva scorto, immobile davanti ai vetri gelati e imperlati di vapore, una persona anziana dai folti e irsuti capelli bianchi, con una rigogliosa barba bianco gialliccia, ricoperto da uno sdrucito soprabito di un indefinibile colore chiaro, maculato da macchie grigiastre.

Lo strano personaggio sembrava fissare intensamente l’interno del locale e nonno Talpone non aveva saputo resistere alla tentazione di fermarsi anche lui a guardare che cosa ci fosse di così interessante.

Ma l’interno era affollato e rumoroso come tutti i locali, forse lo sconosciuto cercava qualche conoscente, così, mentre si girava per proseguire altrove, si era sentito chiedere da una voce gracchiante ma gentile se voleva bere un goccio.

Questa è una proposta alla quale nonno Talpone non aveva mai saputo dire di no, quindi aveva accettato l’invito, entrando insieme nel locale e cercando un posto comodo in fondo al bancone.

Si erano ordinate due pinte di birra bitter, gustose ed aromatiche, prodotte da una ditta del posto,ed era sembrato corretto offrire il primo giro di bevande al signore in bianco, che aveva bevuto con evidente piacere un paio di lunghe sorsate, fermandosi poi a raccontare una curiosa storia che voglio ora riferire.