PAMOCK E LA SCATOLA MAGICA


Il giorno seguente, dopo essersi accucciati tutti e due in un angolo del cortile, Pamock iniziò a raccontare.

C’era una volta in un villaggio lontano uno strano signore, alto e magro come uno spaventapasseri, con il viso scavato e sorridente contornato da una capigliatura ormai completamente bianca, mantenuta folta e lunga in ricordo di  giovanili ardori.

Lo si vedeva spesso girare tra i paesi del distretto, si esibiva davanti alle scuole ad eseguire giochetti di magia, piccoli trucchi innocenti per divertire i bambini.

Si chiamava Alfanij Nogavich, soprannominato da tutti “ il Gavij”, in gioventù aveva lavorato anche in un circo, non era mai stato né un domatore di belve né un trapezista, forse lo aveva anche sperato quando era scappato da casa da bambino per unirsi a quei magici carrozzoni della fiera.

In realtà aveva svolto solo mestieri umili, come badare alle stalle e alle gabbie degli animali o aiutare a portare le scatole e i borsoni dei vari artisti.

Era comunque un uomo semplice e sereno, non aveva trovato una compagna di vita e non aveva figli, ma non avendo grandi vizi, salvo qualche occasionale bicchiere di vino, era riuscito a ritirarsi in vecchiaia in una casetta e godere di un piccolo reddito sufficiente a sfamarsi.

Il Gavij aveva sempre ammirato gli artisti del circo, più di tutti i prestigiatori, quelli che da un cappello a cilindro sapevano trarre conigli bianchi o coppie di colombi, da un pugno chiuso una serie infinita di fazzoletti colorati o semplicemente far muovere e quasi ballare le carte di un mazzo come fossero animate da allegri spiritelli.

Ma lui, il Gavij, purtroppo non aveva imparato molto, se prima riusciva in qualche piccolo giochetto, ora le carte gli cascavano dalle mani nodose e dal suo pugno scarnito gli uscivano solo fazzoletti appallottolati.

Però amava veder sorridere i bambini e aveva inventato un giochetto per loro.

All’uscita dall’asilo attirava l’attenzione dei piccoli traendo da una tasca interna del suo pastrano una vecchia scatoletta di latta, color rosso ciliegia e a forma di cuore, faceva pronunciare ai suoi ascoltatori delle formule magiche di loro scelta, tipo “ Abracadabra !” o “ Ticchete tacchete, trocchete tru !” e, fingendo un grande sforzo, l’apriva facendo apparire una quantità di caramelle gommose zuccherate che distribuiva a tutti.

Quando la scatoletta era vuotata il Gavij scuoteva la testa sconsolato, tra gli strilli dei bambini che reclamavano altri doni.

Allora faceva un gesto di avere pazienza, affermava che la scatola magica si doveva riposare un poco per fabbricarne delle altre, la rimetteva accuratamente nel suo tascone, contava fino a dieci, poi con aria furbetta infilava la mano ossuta e venosa dentro il pastrano, afferrava un’identica copia  e mostrandola diceva “ vediamo miei cari se questa volta ha lavorato bene questo piccolo cuore vermiglio “

Faceva pronunciare altre oscure parole, come “ bibbidi boddidi du, scatoletta apriti tu “ ed ecco, che magia, apparivano nuovamente le dolci caramelle frizzanti.

I bambini le divoravano e ne avrebbero volute delle altre, con brutte conseguenze per le loro pancine, ma il trucco non si poteva ripetere, anche se il Gavij avrebbe desiderato di essere foderato di decine di identiche scatolette.

Li rabboniva e affermava di aspettare l’indomani, il magico contenitore si doveva riposare.

Qualche volta si sbagliava e si dimenticava di riempire i suoi contenitori, allora si inchinava e si scusava, arrossendo e scappando poi via con una strana andatura dondolante da papero.

Ma venne un giorno che un piccolo signore collerico, forse un altro nonno invidioso, dalla corta barbetta bianca e dai severi occhiali cerchiati di metallo, si mise in mezzo e lo accusò di creare disordine e fastidio alla scuola, chiamando a gran voce una guardia.

Attirato dalle urla e dallo strepito giunse in fretta un corpulento agente in divisa, con dignitosa severità ascoltò le accuse e subito si pronunciò “ Via i vagabondi, prendo io il corpo del reato “, sequestrando con occhio famelico le due scatolette piene di dolci leccornie…

3 pensieri riguardo “PAMOCK E LA SCATOLA MAGICA

    1. Ovviamente e anche la traccia più o meno completa di altre otto storie, vedrai che faranno in tempo a venire a noia a tutti.
      Io intanto ne sono leggermente angosciato, cosa faccio se nonno Talpone se ne va in crisi, da vecchio stolto come è sempe stato ?
      Che io sappia nella sua vita non ha mai portato avanti a lungo tutte le sue svariate iniziative.

      "Mi piace"

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