La notte scorsa come al solito ho dovuto alzarmi dal letto quattro o cinque volte per correre al bagno, uno dei regali dell’età e conseguenza di piccole disfunzioni interne di un congegno corporeo complesso e miracoloso, che naturalmente comincia a perdere i pezzi e a logorarsi.
Non mi lamento, generalmente queste impellenze servono a svegliarmi da incubi notturni continui e ricorrenti, diventano quindi una via di fuga insperata.
La novità è che, rimessomi a letto per l’ultima volta, si è fatto vivo nonno Talpone con fantastiche storie, brillanti programmi e utili suggerimenti.
Ormai non potevo più riaddormentarmi, a che scopo ritornare a sognare situazioni angoscianti, claustrofobiche e grottesche.
Al mio fianco, nel vecchio letto di legno della fu signora Armida, russicchiava leggermente la mia adorata Istrice, lei non sogna mai, o almeno dice di non ricordare niente al suo risveglio, anzi riprende i sensi felice e con la sua grande voglia di vivere.
Non la volevo svegliare, sarebbe stato sciocco e crudele, l’ho lasciata riposare beatamente, il lungo periodo di vita passata insieme ci ha insegnato il rispetto dell’altro.
Combattuto tra il ricordo dell’incubo appena vissuto e le storie di quel fantasma briccone di nonno Talpone, non ho avuto la forza di alzarmi dal letto, così ho afferrato il primo libro della pila ammucchiata come al solito sul mio comodino e ne ho iniziato la lettura.
No, non si trattava del mio Ebook color ciliegia, lui fa i capricci, per la seconda volta nel giro di due mesi è andato in tilt.
Non basta che una presa sbagliata del suo fragile involucro metallico lo faccia improvvisamente balzare avanti di una trentina di pagine., ma capita che, sfregando due volte la superficie dello schermo, per far avanzare la pagina, lo si manda facilmente in blocco.
Comunque il libro da me preso in mano sul comodino non era il divertente “ Storia di gatti “ di Stella Whitelaw con cui mi ero addormentato la sera precedente, ma “Auschwitz “ di Denis Avey, una drammatica autobiografia, libro acquistato da mia moglie, che ama questi testi di denuncia, impegnativi, aggressivi, con cui incredibilmente riesce poi a dormire tranquilla e serena.
Dopo un paio di ore ho messo i piedi fuori dal letto ancor più angosciato, oltretutto con l’amara consapevolezza di non riuscire a ricordare nulla di quanto mi aveva sussurrato il mio vecchio amico nonno Talpone.
Ci risentiremo domani, spero.
Abbi fiducia, Nonno Talpone non mancherà all’appuntamento.Zia Daniela
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si,si nonnotalpone stà arrivando,lo sento…………..
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